Legge elettorale, il Rosatellum passa alla Camera. Ecco come potremmo votare

Approvata alla Camera, la nuova legge elettorale attende ora il voto del Senato. Prevede un misto di uninominale e proporzionale, il ritorno delle coalizioni e soglie di sbarramento più alte. Un compromesso che ha messo d'accordo tutti i partiti maggiori con l'esclusione dei 5 Stelle. Ecco come funziona.

Legge elettorale, il Rosatellum passa alla Camera. Ecco come potremmo votare

Nessuna legge elettorale è perfetta.
Tutte sono il frutto del momento politico che le esprime, e delle forze politiche che dominano quel momento: quindi tutte sono in qualche modo strumentali. Infine, in questa materia il diavolo si annida nei dettagli.
Ecco perché in teoria sono semplici, in pratica sono proprio le regolette e le norme interpretative a fare tutta la differenza del mondo.

Questo è vero soprattutto addentrandosi nel Rosatellum, il sistema elettorale che il parlamento italiano sta adottando in questi giorni.
Per la complessità della nuova legge con cui andremo al voto nella prossima primavera, pare veramente che il nome derivi dalla quantità di vinello bevuto nelle aule parlamentari.
Invece – in memoria del politologo Nanni Sartori che storpiò in latinorum la prima legge elettorale della Seconda repubblica, il Mattarellum – prende il nome da Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera e primo firmatario della legge.

Bella o brutta che sia, colma un vuotopieno che si era creato dopo una serie di pronunce della Consulta sulle leggi precedenti, in particolare il Porcellum voluto dal centrodestra il decennio scorso, chiamato così perché il suo papà (il parlamentare leghista Roberto Calderoli) lo definì serenamente «una porcata».

Molta attività giurisprudenziale e poca attività politica hanno portato verso la fine della legislatura una situazione potenzialmente assai dannosa per il paese: due sistemi elettorali differenti per Camera e Senato, un ibrido tra Prima repubblica e “dettagli” da far rabbrividire il presidente Sergio Mattarella (e non solo), terrorizzato da un possibile esito elettorale che avrebbe consegnato l’Italia a un lungo periodo di ingovernabilità.
Da qui la sua moral suasion per un sistema elettorale che fosse un po’ più decente dello status quo. Non il suo, però.

Il Mattarellum fu adottato in piena svolta istituzionale, quando si passò dal proporzionale al maggioritario: dal coacervo di partiti dell’arco costituzionale al bipolarismo dell’alternanza. Destra o sinistra.

Da allora, il panorama è ulteriormente cambiato “grazie” alla fortissima crescita del Movimento 5 Stelle e alla situazione tripolare che essa ha creato.
E un sistema puramente proporzionale avrebbe creato non pochi problemi: l’M5S non si allea mai con nessuno; destra e sinistra o si “inciuciavano” o avrebbero paralizzato il paese.

Ecco allora il Rosatellum , votato da Pd, alfaniani, Forza Italia e Lega Nord. Una strana alleanza politica dove ognuno ha i suoi particolari interessi, e uno comune a tutti: marginalizzare una forza considerata anti-sistema come il 5 Stelle.

Come funziona

PARTE MAGGIORITARIA
231 collegi alla Camera e 109 al Senato (circa un terzo dei parlamentari) in cui vince il candidato che prende un voto più degli altri. I partiti potranno coalizzarsi.

PARTE PROPORZIONALE
386 deputati e 193 senatori saranno eletti in collegi plurinominali, con listini bloccati di 2-4 nomi e con capilista che potranno presentarsi in ben 5 collegi. Nella parte proporzionale è prevista una soglia del 3 per cento sia alla Camera che al Senato.

VOTO
Ci sarà un’unica scheda. Avremo il nome del candidato nel collegio uninominale, i simboli dei partiti che lo sostengono, con i nomi dei candidati nei listini. Barrando il simbolo del partito, il voto andrà al candidato e al partito per la parte proporzionale. Se invece si farà la croce solo sul nome del candidato, i partiti che lo sostengono si spartiranno questi voti in modo proporzionale.

IL “CAPO” DEL GOVERNO
Alla presentazione delle liste i partiti dovranno presentare il programma e il nome della persona a cui affiderebbero il “loro” governo. Una pura finzione perché in Italia non c’è l’elezione diretta del capo di governo, che sarà deciso poi dal Parlamento.

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