Non cala la povertà in Italia. Rossini (Acli): "Intervenire sulle cause, non solo le conseguenze"

Nel 2016 i poveri assoluti – coloro cioè che sono privi di beni e servizi essenziali per una vita minimamente accettabile in un certo contesto sociale – sono saliti a 4 milioni e 742mila, il valore più alto dal 2005. È in aumento anche l’indicatore che misura l’intensità della povertà, passato in un anno dal 18,7% al 20,7%.

Non cala la povertà in Italia. Rossini (Acli): "Intervenire sulle cause, non solo le conseguenze"

I dati diffusi recentemente dall'Istat documentano che la povertà, sia quella assoluta, sia quella relativa, nel 2016 è rimasta sostanzialmente stabile.
Quindi non solo non è diminuita, ma se si osservano i dati nel dettaglio, risulta addirittura lievemente cresciuta.

Nel 2016 i poveri assoluti – coloro cioè che sono privi di beni e servizi essenziali per una vita minimamente accettabile in un certo contesto sociale – sono saliti a 4 milioni e 742mila, il valore più alto dal 2005. È in aumento anche l’indicatore che misura l’intensità della povertà, passato in un anno dal 18,7% al 20,7%.

Di questa situazione drammatica e soprattutto degli interventi mirati per cercare almeno di invertire la tendenza, abbiamo parlato con Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli e portavoce dell’Alleanza contro la povertà, il cartello di 35 organizzazioni della società civile impegnato su questo fronte dalla fine del 2013.

La ripresa economica in atto non è riuscita neanche a scalfire una situazione che è arrivata a livelli insostenibili. E a farne le spese sono soprattutto le famiglie con più figli e figli minori. A che cosa è dovuta questa sfasatura, secondo la vostra valutazione?
Sicuramente questi dati ci dicono che c’è qualcosa che non va. Se infatti il dato assoluto di incidenza della povertà non è variato molto da un anno all’altro,
a stare sempre peggio sono le famiglie in cui la persona di riferimento ha meno di 35 anni.
La nostra spesa sociale non favorisce le giovani generazioni e c’è un problema legato al lavoro: la retribuzione e la stabilità.

A che punto è l'iter del Rei, il Reddito di inclusione? Da quando si può prevedere che diventerà operativo?
Il disegno di legge delega presentato dal governo volto a disegnare la nuova misura contro la povertà assoluta è stato approvato il 9 marzo 2017. Da questo momento l’azione dell’Alleanza è stata finalizzata a rendere il più possibile coerente la fase di decretazione attuativa con la nostra proposta di Reddito d’inclusione sociale (Reis) sia in termini di tipologia d'intervento che di strumentazione. Il confronto con il ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti e con i collaboratori tecnici del presidente del consiglio Paolo Gentiloni, per tentare di definire una serie di punti chiave riguardanti l’effettivo profilo del Rei, ha portato alla condivisione di un memorandum d’intesa circa le diverse scelte che il governo avrebbe dovuto compiere nell’istituire la misura.

I punti d’intesa hanno riguardato i criteri di accesso al Rei e per stabilire l’importo del beneficio, il finanziamento dei servizi, i meccanismi per evitare disincentivi alla ricerca di un’occupazione da parte dei beneficiari, l’individuazione di una struttura nazionale permanente che assicuri una piena ed uniforme attuazione della misura su tutto il territorio nazionale e, infine, la realizzazione di un monitoraggio continuo della misura.

Lo schema del decreto legislativo in attuazione della delega ha appena completato il percorso parlamentare per il parere delle due Camere. Ora manca solo l’atto relativo alla pubblicazione da parte del presidenza del Consiglio dei ministri ed è previsto che il Rei entri in vigore il 1 gennaio 2018.

Reddito per tutti o lavoro per tutti? Secondo l'Alleanza quale dev'essere l'obiettivo di fondo?
L’Alleanza attribuisce notevole rilievo ai servizi locali per l’inclusione, nella convinzione che questi e i contributi monetari siano complementari. Questi ultimi hanno una finalità assistenziale, poiché servono a garantire le risorse economiche necessarie a evitare l’indigenza e a raggiungere uno standard di vita decente. I primi, invece, promuovono l’inserimento sociale e/o lavorativo dei beneficiari, mettendo a loro disposizione le competenze e gli strumenti che possono aiutarli ad uscire dalla povertà. Non bisogna dimenticare che la povertà nasce da una lunga serie di fattori e che è necessario intervenire non solo sulle conseguenze ma anche sulle cause.

Per il Reddito di inclusione, che cosa chiedete al governo in vista della manovra economica d'autunno?
Così com’è la misura non raggiunge tutte le persone in povertà assoluta, ma dà priorità ai nuclei familiari con figli minori o con disabilità grave o con donne in stato di gravidanza accertata o con persone di età superiore a 55 anni in stato di disoccupazione. Pertanto, l’Alleanza chiederà ulteriori stanziamenti per la progressiva estensione della platea degli utenti del Rei, sino a raggiungere l’intera popolazione in povertà assoluta, ma anche un processo serio di potenziamento della capacità di presa in carico da parte dei servizi.

È, infatti, fondamentale che la dimensione dei servizi alla persona sia adeguata ed efficace: solo così possiamo evitare che il Rei si riduca ad un mero trasferimento monetario, non intervenendo realmente sulle cause della povertà.

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Fonte: Sir