Non solo il Parlamento, al voto sette regioni e molti comuni

Non solo le Politiche del 4 marzo. In giro per l'Italia si voterà per sette regioni e centinaia di comuni in tutto l'anno. Cosa potrebbe cambiare.

Non solo il Parlamento, al voto sette regioni e molti comuni

Non solo il 4 marzo per il rinnovo del Parlamento. Alle urne si andrà tutto l’anno in mezza Italia.

Deciso l’election day in Lombardia e Lazio con le rispettive Regionali, cui forse si aggiungono anche quelle del Molise, in primavera si replica in Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta, mentre in autunno sarà la volta di Trentino Alto Adige e Basilicata.

E non basta. Nel 2018 si vota pure in almeno 763 comuni, perché l’elenco definitivo comprenderà le amministrazioni sciolte entro il 28 febbraio. Un test elettorale più che significativo, visto che riguarda ben venti capoluogo di provincia: Ancona (che è anche la “capitale” delle Marche), Avellino, Barletta, Brescia, Brindisi, Catania, Imperia, Massa, Messina, Pisa, Ragusa, Siena, Siracusa, Sondrio, Teramo, Trapani, Treviso, Udine, Vicenza e Viterbo.
Il municipio più piccolo è quello di Bergolo nelle Langhe: 68 abitanti in appena tre chilometri quadrati. Previste le schede elettorali in 138 comuni della Sicilia, 102 della Lombardia e 93 della Campania. Un solo sindaco da scegliere, invece, nell’intera Val d’Aosta. Debuttano, infine, i 15 nuovi comuni istituiti ufficialmente quest’anno.

In Veneto, l’elenco originale comprendeva 44 comuni su 574. Si è già aggiunta Marostica, dove il 2 gennaio dieci consiglieri di maggioranza e opposizione si sono dimessi decapitando il sindaco Marica Dalla Valle. In nove tornate elettorali la legge prevede i due turni, perché comuni al di sopra dei 15 mila abitanti.

Nel Padovano c’è Piove di Sacco, oltre a Casalserugo, Codevigo, Galzignano, Maserà, Megliadino San Vitale, Mestrino, Santa Margherita d’Adige, Solesino e Villanova di Camposampiero. Insieme a Vicenza, votano poi Bolzano Vicentino, Castelgomberto, Chiampo, Enego, Quinto Vicentino, Recoaro e Rossano Veneto. In Polesine tocca solo a Porto Tolle e Trecenta, mentre insieme al capoluogo della Marca sono chiamati alle urne altri otto comuni fra cui spicca Vedelago.

Dunque, un appuntamento tutt’altro che trascurabile. S’intreccia con le Politiche innescando l’inevitabile puzzle delle candidature, soprattutto nelle sfide che riguardano il dopo Maroni e la conferma di Zingaretti. A livello locale, poi, diventa il termometro migliore per misurare fino in fondo tanto il “partito dell’astensione”, quanto la consistenza del “civismo” in alternativa ai partiti. Infine, consente di misurare l’impatto delle nuove generazioni chiamate per la prima volta a farsi rappresentare nella nuova assemblea di Montecitorio.

Spigolando la vigilia elettorale in giro per l’Italia, del resto, le curiosità non mancano. Ad Avellino è annunciata la “lista arancione” che si ispira a Luigi De Magistris, mentre in Molise rispunta Antonio Di Pietro “convertito” dagli scissionisti del Pd. In Friuli, Debora Serracchiani lascia dopo un solo mandato da governatrice puntando sulla Camera e nel centrosinistra rispunta Riccardo Illy. A Vicenza, le primarie di dicembre hanno premiato per soli 38 voti il manager Otello Dalla Rosa ai danni di Giacomo Possamai. E in Trentino la partita è complicatissima, visto che si “sommano” i due consigli delle province autonome di Bolzano e Trento con gli equilibri linguistici che moltiplicano ambizioni, veti, trattative e scenari.

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