Padova e il Veneto "scoppiano" di cemento

Ultimo rapporto dell’Istituto nazionale per la protezione e la ricerca ambientale: Padova è una delle 5 città a più alta saturazione urbana. Il Veneto non se la cava meglio, confermandosi la seconda regione italiana per percentuale di suolo consumato. 

Padova e il Veneto "scoppiano" di cemento

Padova è uno dei 5 centri a elevata criticità per il livello di saturazione urbana, insieme a Milano, Torino, Napoli e Monza. La città presenta infatti un consumo di suolo a livello comunale e provinciale di 32.486 ettari, pari al 15,2% del territorio contro il 26,4% di Milano, città che detiene il primato, stando ai dati del 2012.
Ma il capoluogo patavino non è un caso isolato, anzi rispecchia appieno la situazione regionale visto che il Veneto si conferma la seconda regione della penisola per suolo consumato, con una percentuale che varia da un minimo di 8,6% a un massimo di 11,1% di utilizzo del terreno, registrando un aumento di 0,3 punti percentuali nel 2013 rispetto al 2008. A riscontrare valori più alti è soltanto la Lombardia con una percentuale compresa tra 9,6% e 12,2%.
Il bilancio proviene dall’ultimo rapporto dell’Ispra (Istituto nazionale per la protezione e la ricerca ambientale).

Legambiente lancia dunque l’allarme: «Da anni ci battiamo contro la cementificazione delle poche aree verdi rimaste ma le diverse amministrazioni che si sono susseguite al governo della città non ci hanno voluto dare ascolto – afferma Sandro Ginestri, vicepresidente dell’associazione – Adesso l’Ispra conferma la fragilità di Padova e la situazione potrà solo peggiorare se non verrà immediatamente rivista la pianificazione urbanistica».

Lo stop alle cubature caldeggiato da Legambiente ha il doppio obiettivo di salvaguardare le aree naturali e agricole da un lato, e di non alimentare il rischio idraulico dall’altro.
L’insufficiente deflusso delle acque provoca infatti un aumento del pericolo di alluvioni, fenomeno che ha tragicamente segnato il nostro territorio negli ultimi anni, basti ricordare i 51 comuni alluvionati – in particolare Battaglia, Montegrotto, Selvazzano e Bovolenta – e i 600 residenti sfollati a febbraio del 2014, a seguito della piena del Bacchiglione e del Bisatto.

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