Pena di morte, Marazziti: "È il momento della sua abolizione definitiva"

Il fondatore di Sant’Egidio al convegno internazionale dei ministri di giustizia. La nuova sfida dell'Occidente è «non cadere nella trappola del terrore», non permettere cioè che Daesh, il Califfato, paralizzi le democrazie occidentali. Tra pochi giorni l’uscita del libro “Life”.

Pena di morte, Marazziti: "È il momento della sua abolizione definitiva"

«Oggi più che mai è il tempo di un rifiuto radicale della morte e di una cultura di morte. Per essere radicalmente diversi, per attrarre nuovamente al gusto di vivere insieme i foreign fighters, chi parte credendo che in quella morte c’è una rigenerazione sociale. È il tempo di uscire definitivamente dalla pena di morte, di compiere i passi che ci rendono diversi anni luce dall’ideologia nera del califfato e riaprono la strada a una giustizia che sa sempre rispettare la vita».
Lo ha sottolineato Mario Marazziti, presidente della Commissione affari sociali e cofondatore della Conferenza mondiale contro la pena di morte, intervenendo a Roma al Convegno di apertura del IX congresso internazionale dei ministri della giustizia contro la pena di morte organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio.

Scendono le esecuzioni capitali negli Stati Uniti.
A pochi giorni dall’uscita del suo libro “Life. Da Caino al Califfato: verso un mondo senza pena di morte”, Marazziti ha ricordato che la nuova sfida dell’Occidente è «non cadere nella trappola del terrore», non permettere cioè che Daesh, il Califfato, paralizzi le democrazie occidentali. Ma l’incontro è stata anche l’occasione per riaffermare la battaglia contro la pena capitale in tutto il mondo come «la continuazione della visione, illuminante, di un grande italiano, Cesare Beccaria».

Negli Stati Uniti, nell’anno appena concluso, le esecuzioni sono state 28, il minimo da venti anni: erano 43 appena 3 anni fa.
«Più di 1.400 dal 1976, quando la Corte Suprema degli USA, 40 anni fa, dichiarò non incompatibile con la Costituzione americana le esecuzioni capitali. Ma il mondo è cambiato – sottolinea Marazziti – La stessa Corte Suprema ha fatto sentenze restrittive nell’uso della pena di morte per i disabili mentali e per i minori al tempo del reato citando il mutato “standard of decency” della coscienza contemporanea. Quello che sembrava accettabile pochi decenni fa non lo è più».

Fermata la produzione del cocktail letale
Il fondatore di Sant’Egidio ha poi ricordato che la Comunità con Nessuno Tocchi Caino e il governo italiano sono riusciti a fermare la produzione di sodium thiopental in Italia e da lì una delle tre sostanze del “cocktail” letale è diventata prima introvabile, e poi imbarazzante fornirla.
«Oggi 8 stati americani ricorrono a una iniezione letale con un solo farmaco, non testato, che a volte ci si procura sul mercato nero, di provenienza non tracciabile, di efficacia preoccupante, con i terribili risultati di esecuzioni che non riescono più a nascondere mezz’ora di agonia e tortura e svelano all’opinione pubblica la barbarie della “morte pulita”. Che non esiste – aggiunge – Personalmente ogni volta che c’è una notizia terribile, di una terribile esecuzione “difettosa”, “botched”, so che la fine della pena capitale è più vicina. Ma non posso non sentirmi anche un po’ responsabile di quella sofferenza avendo avuto un ruolo nell’eliminazione di uno dei farmaci letali».

Cambiare mentalità

"Chi invoca le esecuzioni capitali regala la vittoria ai cultori della morte amplificando la paura, la predicazione del disprezzo, e chiede, irresponsabilmente, paradossalmente, di imitare chi si vorrebbe combattere. E chiude le porte ai perseguitati e ai profughi di queste guerre..."

Oltre 32 mila le vittime del terrorismo.
L’altra strage, che si consuma giorno dopo giorno è quella del terrorismo: solo nel 2014 le vittime nel mondo sono state 32.700, in 67 paesi, secondo i dati del Dipartimento di Stato americano. 6644 persone uccise da Boko Haram, 6073 da Daesh, 3477 dai Talebani, e poi Fulani e Al Shaabab tra i principali autori. Irak, Nigeria, Afghanistan, Pakistan e Siria le popolazioni più colpite. Poi India.
«Le vittime civili sono il 77 per cento negli attentati di Boko Haram e il 40 per cento in quelli firmati dal Califfato – sottolinea Marazziti – In Occidente si registra il 2,6 per cento delle vittime. Ma è troppo anche una sola vittima, non si può non vedere che l’escalation da 6-7 mila l’anno a più di 30 mila coincide con l’inizio dell’escalation militare in Siria e che oggi spiragli di pace sono legati a un negoziato politico e non a una soluzione militare. Il 97,4 delle vittime di attentati terroristici non è in Europa, in America, ma in altri paesi. Lo scorso anno l’attentato più terribile con 670 persone uccise è avvenuto a Badush, in Irak. Ma chi lo sa? Chi lo ricorda? Ieri 7 persone sono state uccise da uno dei tanti americani folli di violenza che odiano gli altri americani, come il giovane norvegese che odiava i giovani norvegesi. Lo sappiamo tutti. C’è una sproporzione. Ma forze politiche importanti e irresponsabili, in Occidente, in Europa, anche in Italia invocano la pena di morte come se noi fossimo il target di tutti gli atti di terrorismo del mondo e come se servisse a qualcosa. Regalano la vittoria ai cultori della morte amplificando la paura, la predicazione del disprezzo, e chiedono, irresponsabilmente, paradossalmente, di imitare chi si vorrebbe combattere. E chiudono le porte ai perseguitati e ai profughi di queste guerre. Dicono: “alla morte si risponde con la morte”, “alla guerra con la guerra”, “alla violenza con più violenza, definitiva”: e si perde in umanità e in lucidità. Non si vede più nei perseguitati, nei profughi, nei bambini che muoiono due al giorno in mare persone con i nostri occhi e i nostri volti, ma solo “potenziali nemici. È la trappola in cui il Califfato vuole che cada il mondo occidentale».
Per questo è venuto il tempo di abolire definitivamente la pena di morte, il tempo di un rifiuto radicale della morte e di una cultura di morte.

E allora ecco la sfida, anche di questa Conferenza internazionale: come uscire dalla pena di morte in tempo di guerre, di terrorismo internazionale e di paura?
«Qui – ha sottolineato Marazziti – sta la sfida dell’Occidente: non cadere nella trappola del terrore e della paura che Daesh, il Califfato, vorrebbe paralizzasse le democrazie occidentali, mentre cerca di prendere l’egemonia nel mondo sunnita, usando l’Occidente come megafono e teatro. Per questo è arrivato il momento di un rifiuto radicale della morte e di una cultura della morte. Per essere radicalmente diversi. Papa Francesco all’Angelus ha detto parole chiare: "Niente più esecuzioni, via la pena di morte". Oggi questo diventa possibile».

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)