Pendolaria, il rapporto di Legambiente boccia i treni veneti

Anche quest’anno, il rapporto Pendolaria di Legambiente pone l’attenzione sulla mancanza di un vero interesse politico (sia nazionale, attraverso il ministero dei trasporti, sia locale, attraverso le regioni) nei confronti del trasporto ferroviario in Italia: tutte le attenzioni si sono posate e continuano a posarsi tuttora sulle infrastrutture stradali. Il comunicato dell'associazione e il rapporto disponibile per il download.

Pendolaria, il rapporto di Legambiente boccia i treni veneti

Il comunicato stampa di Legambiente

Anche quest’anno, il rapporto Pendolaria di Legambiente pone l’attenzione sulla mancanza di un vero interesse politico (sia nazionale, attraverso il ministero dei trasporti, sia locale, attraverso le regioni) nei confronti del trasporto ferroviario in Italia: tutte le attenzioni si sono posate e continuano a posarsi tuttora sulle infrastrutture stradali.
L’altro aspetto che emerge, anche quest’anno, è che sono in continua crescita i viaggiatori che si muovono con il servizio ferroviario nelle regioni dove si è investito in treni nuovi e capienti che svolgono servizio dal mattino presto fino a tarda sera.
Dove non ci sono stati investimenti e dove il servizio è stato tagliato, immancabilmente i viaggiatori sono calati. Questo meccanismo si riscontra ormai da diversi anni: dovrebbe quindi essere da esempio per la classe politica.
I soldi in questi anni non sono mancati, si sono solo investiti dove ha fatto comodo alla politica per avere consensi facili a breve termine. Il settore degli autotrasporti ha ricevuto ingenti finanziamenti negli ultimi 15 anni, così come piovono progetti di autostrade in tutto il territorio nazionale, mentre le richieste di oltre 3 milioni di viaggiatori del treno in Italia rimangono in buona parte inascoltate.
 
Tra le 10 peggiori linee italiane, il rapporto “Pendolaria” quest’anno inserisce anche la linea ferroviaria Venezia - Portogruaro.
Questa tratta non solo è rappresentativa di tutti i problemi che affliggono il trasporto ferroviario nella nostra regione, ma presenta criticità di carattere nazionale che emergono dal rapporto annuale di Legambiente.
La Regione Veneto, competente circa la programmazione e il finanziamento del servizio ferroviario regionale, ha deciso che in treno si viaggia solo di giorno (diciamo tra le 6 e le 20, ma badate bene di non farlo nella seconda metà della mattinata) e preferibilmente dal lunedì al venerdì: se proprio siete costretti magari il sabato, ma nei festivi.. usate l’auto!
Infatti, da quando lo scorso dicembre (domenica 15 dicembre 2013) è entrato in vigore il nuovo orario cadenzato, fortemente voluto dall’ex Assessore Renato Chisso, senza recepire nessuna delle proposte e osservazioni allora inviate, il Veneto ha perso importanti servizi che garantivano quotidianamente a migliaia e migliaia di persone quel diritto fondamentale che è la mobilità pubblica. In Veneto il servizio ferroviario non fa più servizio pubblico.
 
Il servizio ferroviario va a letto “come le galline”, muoversi in treno dopocena è difficoltoso, ancora di più se ci si volesse spostare dopo le 22 (se va bene, altrimenti è impossibile muoversi anche già dopo le 20). Eppure, secondo la stima fatta con i dati di frequentazione di marzo 2012 della direzione mobilità della regione Veneto, da parte della Fondazione Pellicani, sono ben 9.000 gli utenti in Veneto che da dicembre 2013 si sono visti senza più treni tra le 22 e le 06 del mattino (5.000 soltanto tra le provincie di Venezia, Treviso e Padova).
Ma non ci sono solo i collegamenti serali ad essere spariti: sono state fortemente ridotte anche le corse nei giorni festivi, soprattutto al mattino presto. In una domenica qualunque, arrivare in stazione Santa Lucia a Venezia non è possibile prima delle 7.18!
Sconvolgente se si pensa che dal lunedì al venerdì il primo treno che arriva in laguna è alle 5.25.
Tutti questi problemi affliggono l’intera regione, sintomo del fatto che nella progettazione dell’orario, per motivi economici e per mancata volontà di migliorare il servizio ferroviario, questi aspetti sono stati volutamente dimenticati. Questo fa presupporre un disegno chiaro: spostare i flussi in favore della mobilità privata così da giustificare le nuove strade in progetto, in costruzione, costruite e deserte in Veneto.
 
«A rimetterci sono tutti quei pendolari che si muovevano in queste fasce meno frequentate – afferma Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto – Ma ci perde l’intera comunità regionale: un qualsiasi cittadino che avesse necessità di spostarsi nelle fasce sopra discusse è impossibilitato. La regione Veneto non offre questo servizio».

La situazione è ancor più problematica per i residenti dei centri minori (non toccati dalle corse chiamate “regionali Veloci”) e/o per le linee “secondarie” (Treviso-Portogruaro, Mantova-Monselice, Vicenza-Schio, le linee della Valbelluna e del Cadore, solo per citarne qualcuna): ci sono realtà pesantemente isolate.
«Era auspicabile – continua Lazzaro – che il servizio fosse migliorato partendo dalle situazioni critiche presenti nel sistema precedente: messe in luce le problematiche era conseguente cercare le soluzioni per migliorare. Tutto ciò non è stato fatto. Investimenti non ce ne sono stati: solo lo 0.13 per cento del bilancio regionale 2014 del Veneto è destinato ai trasporti ferroviari. Se non ci sono investimenti, non si attrae significativa nuova utenza e i dati lo confermano: debolissimo incremento dei viaggiatori e parallela penalizzazione per coloro che si spostano nelle fasce in cui il servizio è stato tagliato».
Lo slogan dell’orario cadenzato in Veneto è: “Si cambia per migliorare, maggior velocità e frequenza”. Suona tanto bene, quasi convincente. I ben 161 mila viaggiatori ogni giorni in Veneto, sanno che non è così.

Scarica il rapporto dal sito di Legambiente Veneto.

Pubblico dominio
Parole chiave: Pendolaria (1), treni (9), trasporto pubblico (4), Legambiente (28), pendolari (4), Zaia (59), Veneto (182)
Fonte: Comunicato stampa