Verso le elezioni, siamo «nelle mani del Colle»

«Chiunque sia il vincitore, l’obiettivo generale sarà riformare la Costituzione» spiega Feltrin che, aggiunge, i veri temi di questa campagna elettorale saranno quelli europei. Nei prossimi mesi si deciderà se l'Italia riuscirà a far pare dell'Europa di "prima fascia"

Verso le elezioni, siamo «nelle mani del Colle»

La campagna elettorale che ci condurrà, talk-show dopo talk-show, fino alle elezioni del prossimo 4 marzo è partita con una serie di scontri tra i diversi leader in campo giocati lungo il crinale delle promesse “irraggiungibili”. In attesa di conoscere le liste con i candidati, i programmi, ed eventuali colpi di scena nelle coalizioni, con il politologo Paolo Feltrin (Università di Trieste) facciamo il punto su questo avvio di campagna elettorale.

Prof. Feltrin, ci stiamo addentrando nel vivo della campagna elettorale e cominciano a “planare” anche le prime proposte politiche. Una personale impressione generale? 
«Tutte chiacchere inutili, promesse farneticanti. Ma tutte le campagne elettorali sono condite da una buona dose di retorica, non bisogna stupirsi. Il vero punto dirimente di questa campagna elettorale, il tema chiave ineludibile, è uno soltanto: la questione europea. Quando arriveremo a discuterne gli altri temi passeranno in secondo piano». 

Il presidente della repubblica nel recente discorso di fine anno ha invitato i leader a non esagerare nelle promesse elettorali. Anche i partiti cosiddetti di governo rischiano una pericolosa rincorsa alle promesse irrealizzabili? 
«In questa fase sembra proprio così. Il capo dello stato nel suo discorso ha fatto riferimento alle promesse in campagna elettorale e ai giovani: un parallelo amaro. Perché è vero che i giovani citati, i ragazzi del ’99, sono quelli di Caporetto, ma sono gli stessi che poi si sono lasciati coinvolgere nel cosiddetto “diciannovismo”. Mi chiedo: c’è una responsabilità delle classi dirigenti politiche? Fino a ora è stata una gara a chi la spara più grossa. Che facciano sì le sparate, poi speriamo che ci sia anche spazio per entrare nel vivo dei problemi». 

Da destra a sinistra, passando per il M5s, le promesse dei leader si caratterizzano per un notevole impatto sui conti pubblici: abolizione della legge Fornero, redditi di cittadinanza, pensioni minime.
«Certamente, la parte predominante della politica contemporanea è economia. Il punto è però un altro: tra pochi mesi si capirà se l’Italia, in questo cruciale passaggio storico, sarà dentro o fuori dal gruppo degli stati europei della prima fascia, l’Europa della “prima velocità”. Se Angela Merkel formerà il suo governo in tempi brevi, la discussione sarà di ordine strategico: ce la faremo a rimanere nell’Europa di prima fascia?».  

Quando gli altri grandi temi come sicurezza e immigrazione “entreranno” nella campagna elettorale? 
«Sono temi che entreranno sicuramente nel dibattito. C’è da dire che l’Italia su accoglienza e immigrazione può dare lezioni, forse uno dei pochi argomenti, proprio all’Unione Europea. Penso inoltre che non sposteranno più molto in termini di consenso: chi è convinto delle proprie teorie su questi temi rimarrà sulle proprie posizioni». 

Sarà una campagna elettorale tutta condotta dai leader in tv, nei media, e dai loro social manager nelle retrovie, o rimane ancora qualche spazio per i portatori di voti sul territorio? 
«Assisteremo a una campagna elettorale nazionale, gestita dai leader in tv e nei social media. Non c’è più il finanziamento pubblico e i partiti sono a corto di risorse. Non possono permettersi le campagne tradizionali: vedremo pochissimi maxi manifesti e costosi spot su tv e giornali, i social media costano molto meno degli altri mezzi di comunicazione. Le politiche del 2018 saranno le prime vere grandi elezioni italiane giocate sui social. La legge elettorale inoltre non prevede i voti di preferenza». 

Le fake news spaventano i leader, appassionano gli utenti del web e mettono alla prova gli analisti della politica. Ma la contro-informazione, con tutti i suoi derivati, non è sempre esistita in politica e nelle sfide elettorali?
«La politica è il regno della demagogia, delle esagerazioni, delle “sparate”. Possiamo stare tranquilli: non sarà questo il tema rilevante delle elezioni».

Ipotesi sul post-voto: che scenari prevede?
«La legge elettorale è stata scientificamente pensata per immaginare un esito privo di un vincitore. Mi attendo, e auspico, un risultato senza vincitori. Per poi entrare in una legislatura costituente, in cui riformare la Costituzione e la legge elettorale, come avvenne nel biennio 1946-48. Le large intese sembrano l’unica ipotesi plausibile per provare a riscrivere la Costituzione, in uno scenario in cui l’Italia rimane nel gruppo di testa dell’Unione Europea».

Ingovernabilità, larghe intese: chi va a Palazzo Chigi e chi comanda davvero?
«Il ruolo principale spetta al presidente della repubblica. A seconda dei pesi e dei voti in Parlamento, che sia Paolo Gentiloni o un altro, l’obiettivo politico generale è riformare la Costituzione con l’approvazione dei due terzi del Parlamento».

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