Zaia vince e azzarda: «Ora lo statuto speciale»

Non solo la richiesta di gestire in proprio tutte e 23 le competenze ammesse dalla Costituzione, trattenendo i nove decimi delle tasse. Il governatore annuncia una parallela proposta di legge per fare del Veneto la sesta regione a statuto speciale dell’Italia. Secca e immediata chiusura del governo, ma la partita a scacchi è solo all'inizio.

Zaia vince e azzarda: «Ora lo statuto speciale»

«Un grande successo».
Il governatore Luca Zaia non ha dubbi, e i risultati del referendum gli danno ragione. I dati definitivi registrano un'affluenza del 57,2 per cento, col 98,1 per cento di Sì e appena l'1,9 per cento di No; ai seggi si sono presentati 2.328.949 elettori. Solo 9 le schede contestate a testimonianza del clima assolutamente tranquillo in cui si è svolta la consultazione.
D’altronde il referendum non è destinato a produrre alcun risultato automatico. Anzi, come detto anche da chi lo ha proposto, il percorso con il governo avrebbe potuto essere avviato anche senza il voto, le cui proporzioni sono però destinate a “pesare”, e non poco, dal punto di vista politico.

Così il giorno dopo il voto la giunta regionale ha subito alzato la posta con un colpo ad effetto
Il governatore a Roma non andrà a negoziare solo sull’autonomia, ma «chiederemo la riforma dell'articolo 116 della Costituzione affinché il Veneto diventi una regione a statuto speciale». Zaia si è detto comunque fiducioso di poter avviare la trattativa con il governo sull'autonomia del Veneto entro fine anno: «È una partita veloce, non servono discussioni dopo aver vagliato giuridicamente il quesito, aver ottenuto l'espressione del territorio e fatto un bel progetto».

La Costituzione stabilisce che le materie trasferibili alle regioni sono 23: tre di competenza esclusiva dello Stato (giustizia di pace, istruzione e tutela dell'ambiente e dei beni culturali) e 20 concorrenti, cioè condivise tra stato e regione (tra cui il coordinamento della finanza pubblica e delle materie tributarie, la protezione civile, il governo del territorio, le casse di risparmio e rurali, la previdenza complementare, il commercio estero).

Il progetto veneto si articola in tre delibere licenziate dalla giunta convocata immediatamente, a formare – ha sottolineato Zaia – «una proposta di legge statale da trasmettere al parlamento».

La prima delibera contiene la proposta di legge statale che costituirà la base della trattativa tra la regione e lo stato: con questo atto, in estrema sintesi, la regione Veneto chiede la gestione diretta delle 23 materie oggi a competenza concorrente tra stato e regione e, sul piano finanziario, i nove decimi del gettito fiscale di Irpef, Ires e Iva per gestirle.

La proposta di legge statale verrà approvata in seconda lettura in giunta entro una quindicina di giorni, dopo essere stata discussa dalla “Consulta per l’autonomia”, istituita con la seconda delibera, cui parteciperanno associazioni di categoria, sindacati, università, terzo settore, consentendo a ciascuno di esprimere il proprio parere, non vincolante, sulle materie di competenza per «chiudere le consultazioni in due settimane – ha annunciato Zaia – e approvare il progetto di legge in aula entro dicembre».

Con la terza delibera è invece stato approvato un disegno di legge di un solo articolo, per aggiungere nel primo comma dell’articolo 116 della Costituzione, dopo le parole «la Valle d’Aosta», anche le parole «e il Veneto», facendone così una regione a statuto speciale.

Due strade ovviamente divergenti, anche se Zaia ha ribadito che la trattativa principale sulle 23 competenze «si svilupperà col governo sui binari sanciti dalla sentenza della Consulta che autorizzava il referendum veneto, quindi in linea assoluta con l'articolo 116 della Costituzione. Nessuno però vieta che, parallelamente, una regione avanzi al parlamento la proposta di una legge costituzionale per ottenere l'autonomia speciale».

Per il governo la proposta è assolutamente «irricevibile», anche perché diversa da quella sul tavolo delle trattative tra Roma e il Veneto durante la campagna referendaria.
«Siamo pronti ad aprire un tavolo subito – ha dichiarato il sottosegretario per gli affari regionali, Gianclaudio Bressa – ma la condizione di partenza è che le regioni approvino una legge di attuazione dell'articolo 116 della Costituzione» per chiedere quell’autonomia differenziata su cui è stata incentrata la campagna referendaria di Veneto e Lombardia.
Il problema – ha spiegato Bressa – «è che Zaia ha fatto approvare in giunta una proposta non ricevibile dal governo, semmai di competenza del Parlamento. Le regioni a statuto speciale sono solo cinque, in base a precise ragioni storiche, e tali resteranno. Il terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione è stato introdotto proprio per consentire alle regioni a statuto ordinario l’autonomia differenziata».

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