“Religion2Go!”, la religione entra nel mondo virtuale

Al progetto stanno lavorando il Centro per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) e il Centro per le scienze religiose (ISR) della Fondazione Bruno Kessler di Trento. Entro la fine dell’anno sarà disponibile una nuova app che permetterà di virtualizzare oggetti e luoghi di culto, così da essere condivisi, attraverso le moderne tecnologie, anche a grandi distanze. Grande l’interesse riscontrato dai ricercatori tra le varie realtà religiose presenti in Italia

“Religion2Go!”, la religione entra nel mondo virtuale

La realtà virtuale come strumento per vivere la religione in ogni parte del mondo. Anche là dove non esiste una chiesa, una moschea, un tempio o una sala per il culto. Come? Utilizzando una app, che è parte del progetto “Religion2Go!”, a cui stanno lavorando il Centro per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) e il Centro per le scienze religiose (ISR) della Fondazione Bruno Kessler di Trento. “La tecnologia non ha mai smesso di coinvolgere la religione – spiega Sara Hejazi, FBK-ISR –, dalla scoperta del fuoco alla stampa della Bibbia. E anche oggi la tecnologia può offrire strumenti utili alla religione”. Uno di questi è la app “Replicate”. Nata dall’unità Technologies of Vision (TEV) di FBK-ICT, consente di realizzare una copia digitale in 3D di qualsiasi oggetto, e può essere condivisa “to go” in rete, attraverso un visualizzatore, o addirittura vissuto in forma di realtà virtuale. “Grazie a questa app è possibile con il proprio smartphone fare una serie di fotografie ad un oggetto– spiega Fabio Poiesi, FBK-ICT –, ruotandogli attorno; la app stessa seleziona una quindicina di questi scatti, che invia ad un data server centrale dove l’oggetto viene ricostruito in 3D attraverso le immagini. Quello che si ottiene viene ulteriormente migliorato attraverso l’applicazione di una serie di texture. A questo punto l’oggetto divenuto virtuale, viene rinviato allo smartphone in 3D e da qui è possibile condividerlo con chi si vuole, in qualsiasi parte del mondo”.

“In Italia presenti oggi circa 840 fedi diverse”. Quali sono le possibili applicazioni di questa tecnologia nell’ambito religioso? “Quando parliamo di religione in Italia pensiamo generalmente alla religione cattolica – spiega Sara Hejazi -, ma occorre tenere presente che in Italia esistono circa 840 fedi diverse, ossia organizzazioni religiose organizzate. Non tutte hanno a disposizione degli spazi per il culto. Molte di loro, in assenza di un luogo dedicato dove ritrovarsi per la preghiera comunitaria, si organizzano prendendo in affitto delle sale. In alcuni ospedali o campus universitari, ad esempio, troviamo degli spazi ‘multi-fede’, chiamati ‘stanze del silenzio’ o ‘stanze di meditazione’.

Una tecnologia come quella della app Replicate può entrare in gioco per allestire un luogo religioso o può essere utile a quelle comunità che non hanno a disposizione un proprio spazio”.

Un elemento di congiunzione con la propria terra di origine. La possibilità di poter disporre, in maniera virtuale, di un oggetto religioso appartenente alla propria fede e tradizione può essere, inoltre, un elemento di congiunzione con i Paesi e le terre di origine. “La maggioranza di queste 840 confessioni – prosegue Hejazi – sono professate da persone che sono arrivate da Paesi diversi, alcuni anche molto lontani. Ecco che allora poter riprendere un oggetto della propria tradizione religiosa, renderlo virtuale e inviarlo alla propria famiglia o alla propria comunità di origine rappresenta un’occasione per rinsaldare i legami al di là delle distanze. Penso, ad esempio alla comunità di ucraini trentini, che mandano le immagini delle icone greco-cattoliche a chi è rimasto in Ucraina come segno di protezione. Un’immagine in 3D, in realtà virtuale, può rendere il dono ancora più coinvolgente”.

Immagini virtuali utili anche come strumenti educativi. Le immagini virtuali possono essere utili anche come strumenti educativi. “Le immagini virtuali in 3D possono essere usate per far uscire dagli armadi e dai tabernacoli oggetti sacri che generalmente non sono accessibili a tutti e farli così conoscere anche ai ragazzi – aggiunge Hejazi – utilizzando un linguaggio loro familiare, come quello delle nuove tecnologie. Perché quando parliamo di ‘religioso’ non ci riferiamo solo al culto, ma anche alla conoscenza e alla trasmissione dei contenuti di una determinata fede”.

L’interesse da parte delle diverse comunità religiose. Accanto all’elaborazione di questa nuova app, è stata avviata anche una riflessione interdisciplinare per verificare l’impatto che la creazione di repliche virtuali in 3D può avere sul credo e sulla pratica religiosa. Questo filone del progetto “Religion2Go!” è curato dal Centro per le scienze religiose (ISR) della Fondazione Kessler. “In questi mesi abbiamo intervistato una serie di ministri di culto presenti un po’ in tutta Italia – spiega Hejazi -. Abbiamo incontrato particolare entusiasmo nelle comunità tra gli ortodossi, i romeni greco-cattolici, i cattolici e i musulmani. Dobbiamo ancora contattare le comunità ebraiche e i buddisti. C’è da dire che ci sono organizzazioni che si sono dette non disponibili ad adottare una tecnologia come questa”.

I sermoni trasmessi in televisione e le benedizioni via Facetime. Le moderne tecnologie sono già integrate in molti modi nella cultura religiosa. “I musulmani trasmettono con televisioni e proiettori i sermoni del venerdì là dove non c’è una moschea – sottolinea Hejazi – e nella comunità romeno ortodossa le benedizioni vengono impartite anche a distanza grazie a Facetime. I buddisti zen fanno già meditazione via Skype con comunità che vivono in California così come dall’altra parte del pianeta”. Il progetto “Religion2Go!” richiama alla mente la “portabilità” della religione. “Viviamo in una comunità connessa a livello globale – commenta Hejazi – e spesso ci troviamo a viaggiare in Paesi stranieri.

La portabilità di dati e informazioni, attraverso pc e smartphone, è per noi fondamentale. Altrettanto lo è la portabilità del nostro credo, proprio attraverso le tecnologie che oggi ci permettono di avere sempre con noi dati, documenti e informazioni

La possibilità di poter aver sul proprio telefonino, ad esempio, l’immagine in 3D di un oggetto religioso, ci offre la possibilità di concentrarci in pochi minuti anche in luoghi come un aeroporto o all’estero”.

Un oggetto sacro che diviene virtuale, rimane sacro? Di fronte alle nuove tecnologie la risposta dei rappresentanti delle diverse fedi religiose è generalmente positiva. “Nel corso delle interviste che abbiamo finora condotto – prosegue Hejazi – esponenti di culture e teologie differenti hanno affermato, in maniera concorde, che la tecnologia di per sé è un elemento positivo. L’importante è non farsi controllare dalla tecnologia, ma che sia sempre l’uomo a controllarla”.
Un oggetto sacro che, attraverso una app, diviene un oggetto in realtà virtuale rimane sacro? “Dipende dall’uso che se ne fa – afferma Hejazi –, dipende se uno le rende sacre”. La app “Replicate” sarà pronta per la fine di quest’anno e sarà sul mercato a partire dal 2019. “Per quanto riguarda, invece, la ricerca interdisciplinare – conclude Hejazi – siamo attualmente in cerca di fondi per portare avanti il lavoro”.

Irene Argentiero

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Fonte: Sir