A cento anni da Fatima, le apparizioni mariane. "Sono autentiche quando portano al vangelo"

Oggi e domani papa Francesco sarà a Fatima in occasione dei cento anni dalle apparizioni mariane. Nell'occasione due dei tre pastorelli che videro Maria diventeranno santi. Ma come si muove la chiesa di fronte a episodi del genere? Quando un'apparizione può essere ritenuta autentica? Ci sono dei tempi? Quale il ruolo degli esperti e del popolo di Dio? A tutto questo risponde il mariologo e docente della pontificia facoltà teologica Marianum, Gian Matteo Broggio. Che riflette anche su Medjugorje. 

A cento anni da Fatima, le apparizioni mariane. "Sono autentiche quando portano al vangelo"

Tema delicato, quello delle apparizioni mariane. «Molto delicato», conferma Gian Matteo Roggio, 50 anni, prete romano e docente di dogmatica e mariologia della pontificia facoltà teologica Marianum.

Come si muove la chiesa di fronte a questi fatti?
«Con grande prudenza e attenzione. Non crede al tam-tam, vuole vedere chiaramente se si tratta di una notizia vera o di una fake news, come va di moda dire oggi».

Quanto tempo richiede questo processo?«La chiesa non si dà un tempo, non esiste un cronoprogramma. La chiesa si prende il tempo necessario a seconda del tipo di fenomeno. Nel caso di Fatima ci sono voluti 13 anni, La Salette è stata riconosciuta dopo cinque. Lourdes è stato “rapido”, ha richiesto tre anni».

Quali professionalità mette in campo la chiesa per indagare questi fenomeni?
«Molte e molto differenziate. Innanzitutto il vescovo locale istituisce una commissione di esperti. Ne fanno parte mariologi, mistici, antropologi, psicologi, psicanalisti, esperti di linguaggio».

E il sensus fidei del popolo di Dio ha un peso?

«Un’altra “figura professionale” coinvolta sono proprio le persone che vanno sui luoghi delle rivelazioni: mettono in gioco la loro esperienza cristiana, la capacità che hanno in quanto battezzati di rendersi conto se un evento viene da Dio o da altrove. Ovviamente parliamo di un battezzato che vive la fede, dotato di maturità spirituale».

Che caratteristiche deve aver un’apparizione mariana per essere riconosciuta come tale?
«Prima di tutto deve essere un evento che non si spiega a partire dalla vita dei veggenti. Per esemplificare, cosa potevano sapere i tre pastorelli di Fatima, tutti analfabeti, della Russia? L’evento deve essere spiegato a prescindere dalla storia, dalla condizione sociale o dalla psicologia del veggente. Solo così il veggente diventa veramente un testimone, cioè qualcuno che parla a nome di un altro».

Ci sono altri aspetti?«Un evento del genere, se autentico, deve risvegliare il desiderio del vangelo. È così che la chiesa trova un motivo per dichiararne l’autenticità. In questo senso, questi fatti sono dei doni che Dio fa perché sia ritrovato il vangelo, perché la Parola di Dio torni a essere conosciuta e vissuta».

Nel caso di Fatima, qual è stato il cuore del messaggio?
«Che il vangelo si riscopre quando si comincia a dare ascolto ai senza voce. Non dimentichiamo che nel 1917 milioni di persone si ammazzavano tra loro e vivevano la disumanizzazione delle trincee».

Veniamo all’oggi. Uno dei casi più recenti e controversi è quello di Medjugorje.
«Veramente non possiamo ancora dire se è un caso controverso o no. La commissione di inchiesta voluta da papa Benedetto XVI ha consegnato i risultati del suo lavoro a papa Francesco, nel 2013. Non si tratta di pareri vincolanti ma consultivi, l’ultima parola spetta al santo padre. Siamo in attesa».

Perché nel caso di Medjugorje è intervenuto il papa? Non tocca ai vescovi?

«Nel caso di Medjugorje, ci sono dei contrasti tra i vescovi bosniaci. Ed è normale che ci siano di fronte a questi fenomeni, non c’è niente di strano. D’altronde, non sono in discussione i fondamenti della fede, è normale la diversità di visioni. Non sono dogmi che chiedono di essere giustificati con la fede, possono essere oggetto di dibattito. Nel caso di Medjugorje, la diversità di vedute poteva nuocere ai fedeli, così il papa ha avocato a sé la decisione».

Anche la durata nel tempo delle apparizioni è decisiva?
«La chiesa si aspetta che siano fenomeni limitati nel tempo. Questo perché il primo modo in cui il Signore si fa presente sono la Parola e i sacramenti. Non questi eventi, che vengono ritenuti veri solo se suscitano il ritorno al vangelo e ai sacramenti. Sono esistiti, però, casi in cui le rivelazioni private sono proseguite per tutta la vita dei veggenti, come per Brigida di Svezia o Caterina da Siena».

Perché vengono chiamate “rivelazioni private”?
«Questo è il termine corretto per definire questi fenomeni, non apparizioni o visioni. La parola “rivelazione” ci dice che è un segno di Dio”. “Privata” la differenzia dai modi “pubblici” in cui Dio si fa presente, Parola e sacramenti, appunto».

Casi in cui le apparizioni si rivelano false sono frequenti?
«Ogni diocesi ha il suo “elenco piangente”. Casi in cui l’elemento divino non è stato riconosciuto sono stati quelli di Conchiglia o del bambino di Gallinaro, per citare fatti recenti. In questi casi si tratta o di un autoinganno del testimone o di veri e propri inganni, speculazioni sulla pelle della gente per fare soldi. Possono anche essere fenomeni di impronta demoniaca, in cui Satana si traveste con lo scopo di portare divisione, rancore e odio».

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: mariane (1), apparizioni (2), Fatima (7), cento-anni (1), Vangelo (12)