Annual meeting: l'Italia migliore del Cuamm

Circa 2 mila persone hanno gremito il teatro della Luna a Milano per fare il punto del primo anno del programma "Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni" che vuole garantire a 320 mila madri africane il diritto al parto assistito e la corretta nutrizione in gravidanza e durante i primi due anni del bambino.

Annual meeting: l'Italia migliore del Cuamm

Un pubblico gremito, circa 2 mila persone tra volontari, operatori, medici, sostenitori, amici di Medici con l’Africa Cuamm, ha riempito sabato 11 novembre il teatro della Luna di Assago (Milano) per l’Annual meeting dell’organizzazione sanitaria internazionale, ma in cui batte il cuore della chiesa padovana, per affrontare il tema delle sfide per la salute di mamme e bambini in Africa.

Il momento è stato determinante per fare il punto sul primo anno di attività del programma “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni”, che nei prossimi anni in Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e Uganda vuole garantire a 320 mila mamme il diritto al parto assistito e l’assistenza nutrizionale per loro e per i loro figli nei primi due anni di vita dei bambini.

I medici impegnati in Africa hanno portato il racconto della loro esperienza sul campo: dal Sud Sudan piegato dall’emergenza fame dove opera Giovanni Dall’Oglio, alle sfide in Sierra Leone, dove ha lavorato Alberto Rigolli, per ripartire dopo Ebola, puntando proprio sulla salute di mamme e bambini. Ma c’è stato spazio anche per l’impegno in Italia, negli insediamenti del Foggiano in Puglia, a fianco dei migranti o tra gli sfollati per il terremoto ad Arquata del Tronto.

Ospiti speciali, per una riflessione sulle sfide che riguardano l’Italia e l’Europa nel prossimo futuro, il presidente della Bce Mario Draghi e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Insieme a loro l’arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini, Giuseppe Guzzetti, Romano Prodi e il sindaco di Milano Giuseppe Sala, oltre ad amici e testimoni che hanno visto e raccontato tante storie di impegno “con l'Africa”: Niccolò Fabi, Paolo Rumiz, Gian Antonio Stella, Stefania Chiale e Beppe Severgnini. «Le testimonianze di oggi mi hanno colpito per la loro forza – ha sottolineato il presidente della Bce Mario Draghi nel corso del suo intervento – e sono l’espressione di una presenza diretta, non mediata. Decine di centinaia di migliaia di vite dipendono da quello che fanno i medici del Cuamm: la forza di queste esperienze ti strappa dal quotidiano, mostra la vocazione intrinseca negli esseri umani a fare del bene. Negli anni Ottanta ho rappresentato l’Italia alla Banca mondiale: sono stati anni di grande sforzo per la cooperazione, ma anche di grandi sprechi, che hanno portato alla sensazione di un abisso incolmabile. Queste testimonianze però dimostrano che hanno torto gli economisti che dicono che gli aiuti alla crescita non servono: ha torto chi si scoraggia».
«Grazie a tutti voi per quello che fate – ha dichiarato il presidente del consiglio Paolo Gentiloni intervenendo di fronte alla platea di volontari e sostenitori – e per l’esempio che date, che fa bene all’Italia, oltre che a voi. Per la mia generazione l’Africa è stato prima un continente perduto, poi di speranza, con i suoi grandi tassi di crescita, ma oggi dobbiamo avere l’onestà di riconoscere che quelle speranze sono in bilico. Non è vero che l’Africa ce la sta facendo da sola, ma è vero che ce la può fare: questo dipende anche dalle nostre scelte e dall’impegno dell’Europa. In anni di crisi, abbiamo raddoppiato i nostri aiuti, ma si può fare anche molto di più. Per noi la stabilità del continente è strategica: l’Italia è l’unico paese che ha una politica decente nei confronti dei flussi migratori. Quando il presidente della Commissione europea Juncker dice che su questo l’Italia ha salvato l’onore dell’Europa, noi siamo orgogliosi di essere italiani». Mentre l’arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini ha sottolineato che «la logica del bene è nel gesto minimo che tiene in piedi la storia», a concludere l’Annual meeting l’intervento di don Dante Carraro.

«Non siamo qui per autocelebrarci, ma perché ci interessa davvero dire a tutti che crediamo e vogliamo bene a questo continente umiliato. I giovani ci chiedono di aiutarli a rimanere lì e noi oggi dobbiamo tutti fare di più e meglio, con l’Africa. Avere il coraggio di credere che è possibile cambiare, dare una spinta a un continente che la sta cercando. L’Africa è un bivio costante tra dramma ed energia esplosiva, un’energia che ti anima e ti porta dentro».