Campagna Lupia: sei parrocchie ora camminano assieme

E' tempo di sosta e di verifica per le sei parrocchie del vicariato di Campagna Lupia che a ottobre hanno iniziato un percorso di collaborazione. Coraggio, progettualità e attenzione al territorio sono le tre parole-chiave emerse dall'incontro di domenica scorso, a cui hanno partecipato i parroci e i membri dei consigli pastorali. I laici, finora, hanno dato prova di maturità e impegno. La cura delle relazioni è uno degli aspetti su cui puntare nei prossimi mesi.

Campagna Lupia: sei parrocchie ora camminano assieme

È tempo di una sosta per le sei parrocchie del vicariato di Campagna Lupia che a ottobre hanno iniziato un cammino di collaborazione, ridisegnando la geografia pastorale di parte del vicariato.
Domenica scorsa i membri dei consigli pastorali di Calcroci, Campoverardo, Camponogara, Lughetto, Premaore e Prozzolo si sono dati appuntamento nel Salone della Gioia di Camponogara per fare il punto del percorso intrapreso finora.

All’incontro era presente anche don Leopoldo Voltan, il vicario episcopale per la pastorale, che, con le sue parole di incoraggiamento, ha riscaldato i cuori di chi da sei mesi a questa parte si sta rimboccando le maniche per attuare una nuova idea di vicariato. Lo sforzo corale dovrebbe trasformare le sei comunità in un’unica grande famiglia, in cui ciascun membro sia pronto a mettersi al servizio degli altri, senza per questo dover rinunciare alle proprie caratteristiche.

Una sfida che si era profilata all’orizzonte già nel 2013, sotto la guida del vescovo Antonio e che le comunità stesse hanno contribuito a rimodellare.
Di fronte alla prospettiva di un’unica unità pastorale, infatti, le sei parrocchie hanno suggerito un percorso alternativo capace di rinsaldare i vecchi legami di collaborazione tra comunità vicine, nel pieno rispetto delle specificità di ciascuna. Dalla proposta alla realizzazione concreta il passo è stato breve, anche se non privo di ostacoli. Il nuovo anno pastorale è stato infatti l’occasione per inaugurare la collaborazione, basata su una linea pastorale comune e sulla condivisione dello stesso parroco da parte delle comunità abbinate a due a due.

A sei mesi dall’inizio di questa nuova avventura, i consigli pastorali delle sei comunità si sono stretti attorno ai propri parroci e al vicario foraneo don Massimo Draghi per fare il punto della situazione, con l’aiuto del vicario episcopale don Voltan.
«Coraggio, progettualità e attenzione al territorio – spiega il vicario foraneo - sono state le tre parole-chiave su cui don Leopoldo ci ha invitati a riflettere. Il coraggio è indispensabile per affrontare un percorso ancora tutto da scoprire, di cui non esistono protocolli già sperimentati. Per questo è necessaria la progettualità, nel senso etimologico del termine “progetto”, cioè gettare lo sguardo in avanti, verso qualcosa che non c’è ancora, ma che può essere costruito. Ma per creare qualcosa di bello e di efficace bisogna prestare attenzione tanto alle risorse quanto alle esigenze del territorio in cui abitiamo per poterne sfruttare al meglio le potenzialità umane».

Proprio l’uscita dai confini mentali e geografici delle singole comunità è stato l’aspetto su cui parroci e consigli pastorali hanno lavorato di più in questa prima fase del percorso.
Se da un lato non sono mancati i dubbi e le incertezze, come sottolinea don Draghi, dall’altro però sono emerse anche la freschezza e la vivacità dei laici, desiderosi di mettersi alla prova.  

«Uno dei punti di forza della collaborazione – afferma Claudio Favero, vicepresidente del consiglio pastorale di Campoverardo – è stato lo stimolo a trasformare comunità sterili in comunità operose, pronte a darsi da fare. Prima tendevamo ad affidarci totalmente al parroco per le attività e la pastorale, adesso invece cerchiamo di organizzarci da soli. E la cosa bella è che la sinergia tra i vari consigli pastorali aumenta sempre di più, incontro dopo incontro. I prossimi obiettivi da raggiungere insieme saranno la catechesi battesimale per le famiglie e il coinvolgimento dei giovani, sulla scia del Sinodo diocesano».

Il fatto di poter contare su laici più impegnati e responsabili permette ai parroci di dedicarsi più serenamente all’aspetto relazionale, recuperando al tempo stesso l’essenza del proprio ministero. «Questo nuovo cammino – afferma don Massimo – ci sprona a lavorare in maniera fraterna non soltanto tra confratelli, ma anche con i fedeli. Uno degli aspetti su cui continuare a operare è proprio quello delle relazioni, sia tra le diverse parrocchie, sia con la Parola di Dio, unica vera linfa del nostro agire quotidiano».

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