Card. Bassetti: «Ricostruire, ricucire e pacificare» il Paese per ritrovare la misura alta della politica

Il presidente della CEI Gualtiero Bassetti nella prolusione del Consiglio permanente, parte da tre verbi per chiedere alla politica di ritrovare la sua misura alta, a cominciare dalla ricerca del bene comune. «Avere dubbi e timori non è un peccato», il peccato «è lasciare che queste paure determinino le nostre risposte»

Card. Bassetti: «Ricostruire, ricucire e pacificare» il Paese per ritrovare la misura alta della politica

Tre imperativi - «ricostruire la speranza, ricucire il Paese, pacificare la società» - per ritrovare la misura alta della politica, che parte dal lucido coraggio di chi sa chiamare la realtà con il suo nome e trova nel bene comune la sua misura. Perché la politica è vocazione, non «un trampolino di lancio verso il potere».

È il cuore della prolusione del card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, al Consiglio permanente, in corso a Roma fino al 24 gennaio.

«Unire la comunità ecclesiale, unire il Paese: da Lampedusa ad Aosta, da Trieste a Santa Maria di Leuca», l’invito, che per i politici cattolici implica la capacità di vivere la politica come gratuità e servizio, di guardare al passato per costruire il futuro, di prendersi cura senza soluzione di continuità dei poveri e della vita. Il presidente dei vescovi italiani - che cita ripetutamente Paolo VI - non si sottrae a nessuno dei temi di stringente attualità e in vista delle elezioni chiede ai cittadini di andare a votare e a tutti i candidati sobrietà. Perché «è immorale lanciare promesse che già si sa di non riuscire a mantenere», e «altrettanto immorale è speculare sulle paure della gente».

«Ricostruire, ricucire e pacificare»,

i tre verbi da riformulare, presi della sapienza antica del libro del Qoélet. L’urgenza morale è «ricostruire ciò che è distrutto». L’urgenza “spirituale” è «ricucire ciò che è sfilacciato»: la comunità ecclesiale e il Paese. L’urgenza sociale è «pacificare ciò che è nella discordia», in un Paese in cui domina il rancore sociale. «Bisogna reagire a una ‘cultura della paura’ che, seppur in taluni casi comprensibile, non può mai tramutarsi in xenofobia o addirittura evocare discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti definitivamente».

«Non è chiudendo che si migliora la situazione», ammonisce.

«Avere dubbi e timori non è un peccato», il peccato «è lasciare che le paure determinino le nostre risposte», in un clima politico che alimenta equivoci, incomprensioni e contese. «I poveri, tutti i poveri, anche quelli forestieri di cui non sappiamo nulla, appartengono alla Chiesa per diritto evangelico», ricorda il cardinale citando ancora Paolo VI: «In virtù di questo diritto evangelico ogni cristiano è chiamato ad andare verso di loro con un atteggiamento di comprensione e compassione».

«L’antisemitismo è inammissibile», e «noi siamo spiritualmente semiti». Sono le parole coraggiose di Pio XI, rilanciate dal presidente della Cei insieme a quelle della Populorum progressio contro il razzismo. L’Italia è un esempio virtuoso in questo senso, ricorda Bassetti. «Lavorare meglio, lavorare tutti». Per la Chiesa italiana - spiega Bassetti ringraziando il presidente Mattarella per avere definito il lavoro, nel discorso di fine d’anno, una priorità - non è uno slogan, ma l’obiettivo da porsi per affrontare quella che è «una vera emergenza sociale». Dai giovani, i nuovi emigranti, sale un grido di dolore che «va raccolto e va fatto nostro», la promessa relativa al prossimo Sinodo dei vescovi.

«Se si fermano le famiglie, si ferma il motore sociale del Paese. Smette di battere il cuore della società».

«Aiutare, curare e sostenere le famiglie italiane» è l’unica cura possibile, garantisce Bassetti definendo il «patto per la natalità» proposto dal Forum delle famiglie un passo positivo, che ha ricevuto un consenso trasversale. «Come vescovi ci uniamo innanzitutto all’appello del Capo dello Stato a superare ogni motivo di sfiducia e di disaffezione per partecipare alle urne con senso di responsabilità». È l’appello della Chiesa italiana per le prossime elezioni politiche. Bassetti richiama “il valore morale e democratico del voto” e puntualizza che «la Chiesa non è un partito e non stringe accordi con alcun soggetto politico».

«Dialogare, non negoziare», la direzione di rotta indicata da Romano Guardini, Paolo VI e Papa Francesco. «Sobrietà, nelle parole e nei comportamenti», l’invito per la campagna elettorale. La bussola dei candidati deve essere la ricerca del bene comune, non a parole ma con i fatti. Tra gli ambiti privilegiati su cui impegnarsi, Bassetti raccomanda la scuola, di cui «sono parte integrante e qualificata le scuole pubbliche paritarie». «Vivete la politica con gratuità e spirito di servizio. Guardate al passato per costruire il futuro. Abbiate cura dei poveri e della difesa della vita». Sono le tre indicazioni ai cattolici in politica con cui il cardinale ha concluso la prolusione.

«La vita non si uccide, non si compra, non si sfrutta e non si odia!», il monito di Bassetti anche riguardo alle Dat.

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