Don Renato racconta i giorni della nomina: tra la nunziatura, il segreto e la lettera a mano a papa Francesco

Dalla prima telefonata del nunzio apostolico, il 26 gennaio, al viaggio a Roma, il 1° febbraio: «Papa Francesco l’ha nominata vescovo di Belluno-Feltre. È stato fatto tutto, sia sereno». E poi li segreto, al modo di Zaccaria, con la sola possibilità di condividere con il vescovo Claudio.
Guarda il VIDEO dell'annuncio all'interno. 

Don Renato racconta i giorni della nomina: tra la nunziatura, il segreto e la lettera a mano a papa Francesco

L’annuncio della nomina di mons. Marangoni è stato voluto, dal vescovo Claudio, «in prospettiva spirituale». Ecco perché ha voluto che fosse preceduto dalla lettura di un passo della lettera agli Efesini (4,1-16) e dal canto del Vieni Spirito creatore. È in questo clima di preghiera che ha dato poi l’annuncio, leggendo la lettera del nunzio apostolico:

«Il santo padre ha nominato mons. Renato Marangoni, del clero di Padova, attualmente vicario episcopale per la pastorale, nuovo vescovo di Belluno-Feltre».

http://youtu.be/Bz0V_m5d7rQ

Il vescovo Claudio, dopo il lungo applauso che è seguito, ha “donato” a don Renato una pagina del card. Carlo Maria Martini tratta dal volume Il vescovo (Rosemberg & Sellier, 2011). E poi è stata la volta di don Renato, visibilmente emozionato, che ha raccontato gli eventi.

«Martedì 26 gennaio, mentre ero nel corridoio del primo piano della curia, sono stato raggiunto da una telefonata della nunziatura apostolica. Il nunzio, mons. Adriano Bernardini, mi ha chiesto se fossi in settimana bianca... Poi ha detto che mi doveva incontrare al più presto e mi invitava ad andare a Roma. Abbiamo concordato per il 1° febbraio. Immaginare di cosa si trattasse fu quasi immediato. Il vescovo Claudio, in quella mattinata dai doppi e inquieti pensieri, mi chiamò per sapere se avevo ricevuto una telefonata particolare. Allora lì si sciolsero un po’ le cose.

Anzi: grazie al vescovo Claudio! Gli sono grato perché in questi giorni mi sono trovato come Zaccaria, sì dalla fede impaurita ed esitante, ma anche muto. Vi chiedo scusa, ma era dovuto.

La vicinanza del vescovo è stato l’unico luogo in cui poter parlare dell’accaduto. Ero tenuto a questo segreto e non è interpretabile in nessun modo, se non che si doveva fare».

Ha poi raccontato di “quel” lunedì 1° febbraio, quando scese a Roma per incontrare il nunzio apostolico. «Mi è stato detto, molto affabilmente: papa Francesco l’ha nominata vescovo di Belluno-Feltre. È stato fatto tutto, sia sereno. Neppure un sospiro. Mi è subito stata indicata la giornata di oggi per la pubblicazione della nomina. Che il nunzio stesso mi ha consegnato, invitandomi a rispondere per lettera scritta a mano a papa Francesco. Cosa che ho fatto venerdì scorso».

Il vescovo eletto di Belluno-Feltre ha poi raccontato che il giorno della prima telefonata – 26 gennaio – era la memoria dei santi Timoteo e Tito. «Nella prima lettura l’apostolo scrive a Timoteo e lo rassicura: “Mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia. Mi ricordo, infatti, della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Loide e tua madre Eunice, e che ora ne sono certo, è anche in te. Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani”.

Volevo dirvi che nella più o meno dritta mia vicenda ci sono tante presenze come nonna Loide e mamma Eunice. Ci siete anche voi... Sono tante le mani che sento imposte su di me e che hanno ravvivato e ravvivano ora e ravviveranno ancora il dono di Dio...».

E ancora: «Se guardo furtivamente anche solo agli anni di ministero presbiterale, posso simbolicamente richiamare alla memoria alcune di queste mani. I giovani universitari con i quali ho condiviso 16 anni di ministero mi hanno ravvivato il dono di Dio come non mai. Dal 2000 un curioso intreccio tra settimane di Borca, formazione permanente, narrazione della fede e ufficio di pastorale delle famiglia con una immersione come non mai nel vissuto degli affetti e delle relazioni. Ed ecco la diocesi con i suoi vicariati e le sue comunità locali, gli organismi di comunione, le varie presidenze, in particolare quella del consiglio pastorale diocesano, gli operatori pastorali, il coordinamento diocesano di pastorale con i direttori degli uffici, poi tutto il personale. Infine la successione dei vescovi (agli inizi: Girolamo e Filippo; poi Antonio e Claudio), il vicario generale don Paolo, ora i nuovi vicari episcopali, gli amici preti di Casa Pio X»

E ha concluso, mons. Marangoni: «Vi prego di non mollare a imporre queste vostre mani e vi chiedo di sostenermi in una preghiera che sento molto fin dagli inizi del ministero. L’ho raccolta dal salmo 69: “Chi spera in te, per colpa mia, non sia confuso, Signore… Per causa mia non si vergogni chi ti cerca, Dio…”». 

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: racconto (5), Marangoni (6)