Dopo la Settimana sociale di Cagliari, ecco l'impegno delle Acli

L'editoriale di Gianni Cremonese, presidente delle Acli di Padova, apre lo speciale "Aclista padovano" che la Difesa pubblica come inserto di questa settimana. Il tema di apertura è il lavoro alla luce della settimana sociale dei cattolici italiani che si è svolta a Cagliare a fine ottobre, mentre nelle pagine successive trovate le numerose iniziative, i tanti servizi e le attenzioni sociali che da sempre le Acli realizzano nel Padovano.

Dopo la Settimana sociale di Cagliari, ecco l'impegno delle Acli

È ancora forte l’eco che, sulla questione lavoro, ha sollevato la 48a Settimana sociale promossa dalla Cei a Cagliari. Molti dei temi dibattuti in quella sede sono stati affrontati dalle Acli in occasione del seminario nazionale che si è svolto a Napoli nel settembre scorso e che si è concluso con la formulazione di alcune proposte.

Sull’argomento torneremo anche per dare ai nostri circoli materia di riflessione per sviluppare progettualità sul territorio. Condividiamo alcune riflessioni che il nostro presidente nazionale Roberto Rossini ha sviluppato nella relazione conclusiva al seminario. Per noi il lavoro richiama lo sviluppo sociale, non è solo occupazione; per noi il lavoro è senso in sé. Connettere il lavoro allo sviluppo della persona, di una collettività, significa leggere il lavoro in un’ottica politica.

E non può che essere così, soprattutto in una fase di cambiamento epocale in cui strumenti tecnologici e robotizzati si combinano con le reti internet, modificando le modalità operative del lavoratore e quindi anche il rapporto del lavoratore con l’impresa stessa. Come gestire passaggi così forti evitando situazioni drammatiche e come accompagnare i lavoratori che sono chiamati ad affrontare la nuova rivoluzione industriale? Le Acli sono nate per servire i lavoratori e a loro rimangono fedeli. Ma come ci si pone di fronte a questi nuovi processi in essere? Sono evidenti almeno tre questioni. La prima è la realizzazione di un piano industriale, lanciato dal governo con Industria 4.0, che sostenga le trasformazioni richieste per rendere competitivo il nostro composito sistema produttivo.

Il cambiamento coinvolge tutti e tutti avranno bisogno di un accompagnamento e un sostegno. Una seconda questione riguarda le tutele. C’è una strutturale disuguaglianza nei processi produttivi che va superata, in quanto investe gli stessi lavoratori divisi tra fortunati e competenti e altri, sfortunati, impossibilitati a trovare spazio nel mondo del lavoro. Affrontare una rivoluzione industriale con una popolazione divisa tra garantiti, lavoratori a rischio ed esclusi non è possibile. Per una società democratica, che crede nei valori dell’uguaglianza e della libertà, significa minacciare i presupposti del suo patto di coesione sociale. Una terza questione è l’investimento delle risorse sui giovani.

Se vogliamo che in un nuovo mercato del lavoro, per forza di cose più fluido, non crescano le sacche di precarietà e di esclusione, sarà necessario offrire ai giovani percorsi formativi, di orientamento e di accompagnamento oltre che fornire supporti adeguati per sviluppare la loro creatività. Su queste tre direzioni le Acli hanno sviluppato sette proposte per il lavoro, tutte rivolte alla politica.

Come si comporterà la politica? La politica si assuma la responsabilità di dire quale paese immagina. Noi vogliamo solo una sana e consapevole politica; vogliamo solo che si assuma la responsabilità di governare per condurci al bene comune. Con passione, ma non sollecitando le passioni più deteriori come la rabbia e la repulsione. Noi continuiamo a credere alla forza del lavoro; noi crediamo che creare lavoro sia un grande compito. Per questo occorre che la politica recuperi il suo ruolo. Non staremo a guardare; cercheremo di fare la nostra parte portando avanti un lavoro di tessitura e di creazione di luoghi e momenti di senso. Si è aperto un nuovo tempo e le Acli vogliono continuare ad abitarlo vicino alla gente. Lo dobbiamo anche alla nostra chiesa che vuole proseguire il cammino del lavoro anche dopo Cagliari. Lo dobbiamo alla nostra democrazia: a questa fedeltà che tante volte ci ha tentato e inquietato.

Gianni Cremonese presidente Acli Padova

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