Ecuador. Il sogno di suor Francesca: donare la vita per gli ultimi, costi quel che costi

Suor Francesca Violato opera da 17 anni in Ecuador, come elisabettina missionaria. Una vita spesa accanto a chi spesso non ha nemmeno i mezzi per vivere.

Ecuador. Il sogno di suor Francesca: donare la vita per gli ultimi, costi quel che costi

Da 17 anni sono missionaria in Ecuador. Dopo tutto questo tempo devo dire che Il Signore davvero conosce tempi e cammini, perché venire in Ecuador è stato come un tornare a rinascere nelle motivazioni di una vita donata a Cristo e ai più poveri, nella semplicità.

Come sono arrivata qui? Sentivo il desiderio della missione, lo chiesi alla mia congregazione alla domanda per i voti perpetui, e la risposta mi è arrivata dopo dieci anni, in un momento in cui la mia vita da elisabettina, in Italia, mi andava proprio tanto stretta. Non mi sono mai pentita di questo si, anzi. Se ripenso a questi miei 17 anni, vedo scorrere tanta vita, volti, incontri, bisogni, lacrime, gioie che hanno impreziosito la mia vita di elisabettina. 

Davvero la carità e la misericordia sono fino a oggi la forza della mia vita missionaria, forte della Parola di Matteo: «Qualunque cosa avete fatto al piú piccolo dei miei fratelli l’avete fatto a me».

E mi sento confermata, in questo, dall’esperienza di questi ultimi mesi in cui, con i sacerdoti fidei donum di Padova, abbiamo intrapreso una “missione” accompagnando delle piccole comunità chiamate recintos, sparse alcune sulle rive del fiume Babahoyo. Gente semplice e povera, che vive in mezzo a grandi coltivazioni di riso, dove lavorano come mezzadri, o pescatori che affrontando i pericoli dell’oceano: escono a pescare il lunedì e ritornano il venerdì.Qui la gente non ha sempre il necessario per vivere, per curarsi, per mandare i bambini a scuola. E allora la piccola goccia della nostra presenza settimanale con la catechesi, la visita agli ammalati, rallegra davvero tanto e dà senso anche al nostro essere missionari. Per me davvero si riducono tante esigenze inutili, è come se la realtà mi facesse da specchio provocandomi a una vita semplice, solidale, povera e condivisa con chi davvero ha meno, ma non per questo è carente di umanità e gioia.Lo scorso maggio, all’inizio dell’anno scolastico, una signora di Caritas mi ha invitato a visitare una famiglia ai confini ultimi della parrocchia dell’Arbolito dove abito. Nove figli con una mamma di 39 anni: sei di questi dovrebbero frequentare la scuola. La famiglia intera vive raccogliendo pezzi di legno, che poi trasformerà in carbone da vendere al mercato, e quando piove è difficile fare il carbone. Dei sei bambini, solo due, i maschi, erano iscritti a scuola. Ci avevano visto arrivare da lontano, e uno dei bambini ha detto:

«Mamma stanno arrivando due angeli. Vedrai che ci vengono ad aiutare per andare a scuola».

Ora i sei bambini frequentano la scuola, con quaderni, libri, divisa e zaino, e quando non hanno niente da mangiare, bussano alla nostra porta. I poveri ci parlano, ci insegnano, ci commuovono, sono una Parola di Dio che interpella, se lo vogliamo, la nostra esistenza.Nelle nostre costituzioni di elisabettine si legge: «Donna forte, sostenuta da incrollabile speranza e da una preghiera instancabile, per il bene altrui sa dimenticare se stessa e abbracciare volentieri pene, stenti e fatiche».

Il mio sogno è questo: poter avere sempre gli occhi e il cuore aperti su chi ha bisogno, costi quel che costi. 

suor Francesca Violato
elisabettina missionaria in Ecuador originaria di Villafranca Padovana

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