Gli operatori Caritas pellegrini di carità e giustizia in Terra Santa

È il viaggiatore che fa il viaggio. Molto più del luogo, è l’atteggiamento che accompagna chi cammina a determinare il senso di ciascun percorso. Soprattutto di un pellegrinaggio. Dal 5 al 12 settembre 2017, i volontari Caritas delle parrocchie e dei centri d’ascolto vicariali sono invitati a prendere parte a un pellegrinaggio “di carità e giustizia” in Terra Santa. A organizzare la proposta, per conto di Caritas Padova, è Pax Christi, che negli anni ha collaudato questa modalità di calpestare “le pietre che ha calpestato Lui”.

Gli operatori Caritas pellegrini di carità e giustizia in Terra Santa

«Non tutti i pellegrinaggi sono uguali – conferma padre Nandino Capovilla – se di solito la priorità è la visita ai luoghi santi, alle chiese e ai monumenti, nel confronto con le pagine evangeliche, i pellegrini “di carità e giustizia” si recheranno soprattutto in quei luoghi in cui la mancanza di carità e l’ingiustizia, sia in Terra Santa ma con il cuore anche nella nostra città, richiedono un cambiamento».

Se di solito i pellegrini in Terra Santa scandiscono le routine della loro giornata tra pullman, alberghi, chiese e musei, i pellegrini “di carità e giustizia” visiteranno in primo luogo quei templi dello Spirito Santo che sono le persone: «Faremo la conoscenza dei beduini dei villaggi, i profughi nei campi, i cristiani del posto. Se la classica visita di Betlemme presuppone come prima cosa la visita alla grotta dei pastori che furono visitati dall’angelo, noi inizieremo da Twani, un piccolo villaggio sotto Ebron, dove oggi, nel 2017, vivono ancora i pastori dentro le grotte, che ci racconteranno di come i coloni abbiano rubato la loro terra e di come abbiano scelto di resistere in modo non violento».

Pellegrinaggio “alternativo” anche a Nazareth:
«Anche i pellegrini “di carità e giustizia” visiteranno la basilica dell’Annunciazione, ma ascolteremo anche le voci dei palestinesi che, pur dopo la guerra del 1948, nella quale si sono visti distruggere il loro villaggio, hanno scelto di restare nella loro terra. Insomma, il pellegrino “di carità e giustizia” potrà vivere il vangelo, fresco, nei fatti di oggi».

Pax Christi ha perfezionato questo pellegrinaggio dopo il 2004, quando San Giovanni Paolo II, ormai prossimo alla morte, ha condannato l’inizio della costruzione del muro che divide israeliani dai palestinesi pronunciando la frase «Ponti, non muri», ripresa con forza anche da papa Francesco.

«Abbiamo scelto di portare in Terra Santa sempre più pellegrini perché siano loro, anche nelle loro città, a costruire la pace. Non è un viaggio astratto. Chi viene porta tutto se stesso: chi fa il medico, l’insegnante, chi lavora nel sociale vede la situazione con i suoi occhi di esperto e poi, tornato a casa, si impegna naturalmente a far conoscere le situazioni di ingiustizia».

E per un volontario Caritas? 

«Se già il classico pellegrinaggio in Terra Santa porta a un proposito di conversione, per una vita più evangelica, questa esperienza provoca un grande cambiamento, non solo spirituale, ma spinge a un impegno maggiore, un impegno da chiesa in uscita, che legge la storia e capisce che la riguarda».

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