Il 17 gennaio la giornata del dialogo cristiano-ebraico. Forte richiamo alle radici comuni

Il 17 gennaio alle 18.15 il Gruppo di studio e ricerca sull'ebraismo propone un incontro con il Rabbino capo di Padova, Adolfo Aharon Locci sul libro delle Lamentazioni. Un incontro di riflessione, un'apertura sulla cultura ebraica, distinta rispetto la settimana di preghiera, ma che è la base del dialogo fra le Chiese perché la conoscenza del mondo ebraico è punto di partenza per l'unità dei cristiani. 

Il 17 gennaio la giornata del dialogo cristiano-ebraico. Forte richiamo alle radici comuni

Come ogni anno, il giorno prima dell’inizio della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, in Italia si celebra la Giornata del dialogo cristiano ebraico. Una data non indifferente, ma legata alla convinzione che il dialogo con le altre chiese deve passare anche attraverso il richiamo alle nostre radici comuni, all’ebraismo. Il tema su cui riflettere viene scelto annualmente di comune accordo tra cristiani ed ebrei.

Per dieci anni ci si è dedicati a ripensare quello che è un ambito comune alle due fedi: le Dieci parole (Es 20). Dall’anno scorso si è invece iniziato un nuovo percorso: rileggere e riascoltare quelli che nella tradizione ebraica sono chiamati i cinque Rotoli (le cinque Meghilloth) e che vengono letti in sinagoga in alcune grandi festività. Nel 2017 si è partiti mettendo a tema il libro di Ruth (proclamato durante la festa delle Settimane, che celebra il dono della Torah sul Sinai), quest’anno tocca al rotolo delle Lamentazioni, testo che gli ebrei ascoltano in occasione del 9 di Av, appuntamento annuale che ricorda la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Restano per gli anni prossimi il Qohelet (letto nella festa di Sukkot, delle Capanne), il Cantico dei Cantici (proclamato a Pasqua) ed Ester (legato a Purim).

A Padova, l’appuntamento per parlare del libro delle Lamentazioni è per mercoledì 17 gennaio alle 18.15 in collegio sacro, piazza Duomo, con il rabbino capo di Padova, Adolfo Locci.

«Se dunque il tema è deciso a livello nazionale – precisa Lucia Poli, responsabile del gruppo di studio e ricerca sull’ebraismo – a livello locale ci teniamo a chiamare rav Locci, guida della comunità padovana, proprio per dimostrare che il dialogo tra cristiani ed ebrei non deve passare solo a livello di autorità e riguardare episodi occasionali, ma deve essere un impegno nel quotidiano, nei rapporti di ogni giorno tra persone che vivono gomito a gomito, per costruire una storia diversa fatta di reciproca conoscenza, stima e amicizia».

E che a Padova chiesa cattolica e comunità ebraica godano di un legame profondo e duraturo lo dimostra il fatto che le relazioni sono ormai pluridecennali, grazie anche al gruppo di studio e ricerca sull’ebraismo che l’anno scorso ha festeggiato i suoi trent’anni di vita. Un gruppo nato negli anni Ottanta per volontà di Teresa Salzano, sulla scia dei documenti conciliari e post-conciliari che invitavano a creare un nuovo rapporto con ebrei ed ebraismo. La convinzione di fondo della fondatrice era quella che, prima di pensare a fondare un’amicizia tra cristiani ed ebrei, fosse necessario mettersi in ascolto gli uni degli altri.

Per troppi secoli, da parte cristiana, vi è stato un atteggiamento negativo verso il popolo di Israele, fondato sui numerosissimi pregiudizi nati e tramandati per secoli. L’intento della chiesa cattolica in questi ultimi cinquant’anni si è invertito, dimostrando una forte volontà di capovolgere questa lunga storia di disprezzo per avviare un nuovo cammino di rispetto e apprezzamento verso il mondo ebraico. L’intento rimane duplice. Da una parte approfondire quelle che per un cristiano sono le sue radici. Ormai le chiese cristiane riconoscono che Gesù è nato ebreo e lo è per sempre. Dall’altra però si tratta anche di riconoscere che l’ebraismo non si è concluso con Gesù, ha continuato a camminare e quindi per noi cristiani accostare l’ebraismo vivente significa relazionarci con una fede partita dalle stesse radici, ma che si è evoluta in modo diverso.

Questo però non ci allontana, ma può essere uno stimolo e un aiuto a porsi delle domande sempre nuove sul nostro modo di credere e di aiutarci reciprocamente a realizzare nella vita concreta ciò in cui crediamo.

Il documento preparato dai rabbinati ortodossi europeo, americano e di Israele e presentato a papa Francesco ad agosto sottolinea anche questo: dopo aver riconosciuto il cambio di rotta della chiesa cattolica nel dopo Concilio nei confronti dell’ebraismo, pur ammettendo che a livello teologico vi sono concetti inconciliabili tra le due fedi, i rabbini firmatari riconoscono che ebrei e cristiani possono essere amici e fratelli, sostenendosi l’uno con l’altro per rendere attuali nell’oggi quei principi comuni di amore a Dio e amore alle sue creature, al fine di aiutare la causa comune della pace nel mondo.

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