Il vescovo Antonio si racconta

Nell’appuntamento del 18 giugno il vescovo Antonio ripercorre il suo cammino in occasione dei due suoi anniversari: 50° di ordinazione e 25° di episcopato in diocesi di Padova. Don Maurilio Guasco, in una sorta di intervista doppia, rilegge la sua esperienza da un punto di vista storico ed ecclesiale.

Il vescovo Antonio si racconta

Prima tappa dei festeggiamenti, mercoledì 18 giugno, per il 50° di ordinazione sacerdotale del vescovo Antonio Mattiazzo e il 25° di episcopato in diocesi di Padova.

L’annuale assemblea del clero, che tradizionalmente si celebra il giorno di san Gregorio Barbarigo (dalle 9.15 nel teatro del seminario maggiore), quest’anno ruota intorno a questi due anniversari. Ed è un anticipo della festa che coinvolgerà, durante l’assemblea diocesana del 18 ottobre, tutta la chiesa di Padova. Intorno agli anniversari del vescovo Antonio prenderà forma un’intervista doppia, guidata da Sara Melchiori, direttore dell’ufficio stampa diocesano. «Partendo da alcuni periodi storici significativi – spiega don Giuliano Zatti, direttore dell’istituto San Luca per la formazione permanente dei presbiteri – il vescovo porterà la propria testimonianza. Allo storico e teologo don Maurilio Guasco, professore emerito di storia del pensiero politico contemporaneo all’università del Piemonte orientale Amedeo Avogadro (e autore di numerosi volumi su clero e chiesa in Italia), il compito di puntualizzare l’esperienza: contesto storico, tipologia dell’essere prete, dinamiche ecclesiali, provocazioni possibili. Il vescovo Antonio, raccontando del suo passaggio dalla formazione al ministero diretto, del ministero episcopale coniugato nell’esperienza della mondialità, del rientro in diocesi e di altri passaggi del suo percorso, consegnerà gli spunti per poter riflettere sulla figura del prete e su come ripartire – verbo che ci ha accompagnato per tutto l’anno pastorale, fin dalle settimane di sinodalità di Borca – nell’esercizio quotidiano del proprio ministero».

L’appuntamento del 18 giugno rientra in un percorso di ripensamento della formazione permanente dei preti, provocato dall’istituto San Luca. «Nasce dai dieci anni di vita, celebrati nel 2012, ma anche da altri fattori. Il primo è sullo sfondo: l’assemblea straordinaria della Cei, in programma a novembre, sarà sulla formazione permanente del clero (e Padova vi ha dato un forte contributo). L’altro fatto è legato al rinnovo degli organismi di comunione, in particolare il consiglio presbiterale e il consiglio pastorale diocesano, con i quali l’istituto ha sempre camminato in sinergia e collaborato per realizzare le scelte pastorali operate. Al consiglio presbiterale, soprattutto, chiediamo oggi di aiutarci a capire, rispetto alla formazione permanente del clero, come l’istituto può riposizionarsi sulla realtà. Chiedendo, alla luce dei dieci anni ma anche degli altri fattori indicati, un “secondo mandato” per essere realmente a servizio dei preti».

Per compiere questo “riposizionamento” è stato chiesto alle congreghe vicariali di riflettere sulla formazione permanente del clero a livello personale, facendo emergere i bisogni di ciascuno, e di presbiterio diocesano, elaborando proposte «che tengano conto di come siamo noi presbiteri, oggi in diocesi di Padova. I contributi raccolti verranno poi presentati al consiglio presbiterale e saranno punto di partenza per maturare gli orientamenti futuri dell’istituto San Luca. Ribadendo, però, l’essenzialità della formazione permanente, ma anche la sua inevitabilità. Vogliamo insistere sul fatto che non abbiamo una stabilità definitiva come ministri, ma siamo chiamati a metterci in continuazione alla scuola della fede, della vita, delle persone. Lo facciamo senza nascondere la fatica di mettere insieme parole buone sulla formazione con le vicissitudini della vita quotidiana».

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