"L'Africa ti regala il senso più profondo della vita"

Aneddoti, ricordi, riflessioni del direttore del Cuamm dopo l'esperienza quinquennale del progetto “Prima le mamme e i bambini”, ma anche una testimonianza in Sierra Leona durante l'epidemia di ebola, e un invito a prendere esempio dallo slancio alla vita del popolo africano.

"L'Africa ti regala il senso più profondo della vita"

«Le cose giuste arrivano dopo tante battaglie e delusioni, quando sei abbattuto dagli eventi e vedi gli sforzi andare a sbattere contro cose più grandi di te, come la siccità che negli ultimi due anni ha devastato parte dell’Africa, con le pompe che non tirano acqua e il numero dei bambini malnutriti che raddoppia».

Don Dante Carraro, sacerdote-medico e direttore di “Medici con l’Africa Cuamm”, rivive alcune istantanee del progetto “Prima le mamme e i bambini”.
Si sofferma sui dettagli e sui ricordi, nelle sue parole si percepiscono le difficoltà e lo sconforto incontrati in questi cinque anni, ma la gioia di una sfida vinta è racchiusa nel suo sorriso soddisfatto quando dice di aver visto quel pezzo di carta su cui era scritto il progetto prendere vita al risuono del primo vagito: «Quando entri in un ospedale e vedi una mamma che non parla inglese, ma sa dirti thank you, stringendo suo figlio, lei che ha perso in passato già un bambino, cogli il puro senso della vita che in questa parte del mondo è fortissimo».

«Chi te lo fa fare?» è il loro pensiero continuo, «Perché sei rimasto qui per così tanti mesi?», si domandano.
Inizialmente fanno fatica a capire questo slancio di umanità, loro che, se potessero, scapperebbero. Il Cuamm opera in diversi distretti, a contatto con paura, morte ed epidemie come l’ebola in Sierra Leone, ma non si arrende.

«Un medico sierraleonese mi ha detto che, nonostante il virus, ha deciso di rimanere perché c’eravamo noi a dargli sostegno – continua don Dante – Quando il distretto del Pujehun è stato il primo a essere liberato dall’ebola, lui è corso per le strade in segno di vittoria. È questo che ci porta a continuare: la gente diventa orgogliosa di fare la propria parte senza fuggire. Prima di iniziare questo progetto, un ragazzo mi disse che il suo sogno era l’Europa, ora dice di essere fiero di dare il suo contributo».

Il pensiero di don Dante, dal 2008 direttore del Cuamm, impreziosito dalle tante storie vissute in Africa, va al senso di smarrimento che viviamo quotidianamente.
«Loro affrontano la morte e il disagio credendo nella vita e spingendo verso il futuro, noi spingiamo all’indietro pieni di paure, di fortini e di trincee. Stiamo perdendo l’equilibrio della valutazione delle cose e l’ho capito quando, anni fa, un mio amico profugo ruandese, atterrato all’aeroporto di Bruxelles solo con una busta in mano, mi disse di sentirsi fortunato perché aveva ancora la vita. “Prima le mamme e i bambini” insegna a trovare il coraggio di credere che questa vita vada spesa per le cose buone».

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