L'Unitalsi di Padova riparte, destinazione Lourdes

Anche quest’anno l’Unitalsi di Padova offre la possibilità di scegliere fra due mezzi di trasporto per il consueto pellegrinaggio a Lourdes.
Dal 27 giugno al 3 luglio un primo gruppo partirà con il treno e dal 28 giugno al 2 luglio un secondo con l’aereo. In tutto più di 350 persone, fra volontari e malati, compreso un nutrito drappello di giovani.

L'Unitalsi di Padova riparte, destinazione Lourdes

«In questo gruppo così numeroso – spiega Bruna Ferrari, presidente della sezione padovana – ci sono una ventina di giovani, fra gli 11 e i 17 anni, che accompagnano nonni, mamme o papà e che presteranno anche servizio durante il pellegrinaggio. Si mettono a disposizione dei malati per dare loro l’acqua o in piccole attività. La presenza di così tanti giovani, a mio avviso, è da ammirare. Vivono un’esperienza che resta nella mente e nel cuore, è un impegno pratico, ma che prevede anche un atto di fede e i ragazzi partecipano attivamente alle varie funzioni, non si tirano indietro. Il pellegrinaggio a Lourdes è una scuola di vita che richiede disciplina, è un sacrificio».

I volontari, e in particolare i ragazzi, seguono una serie di incontri di preparazione nei quali vengono fornite indicazioni pratiche e più specifiche legate al tipo di servizio che andranno a svolgere.
«Spieghiamo loro – interviene Angela Barbiero, volontaria ventottenne, da cinque anni nell’Unitalsi e da quattro responsabile del gruppo giovani – che il pellegrinaggio non è un campo scuola o una vacanza. Devono capire qual è lo spirito con cui si parte, ci si mette al servizio degli altri fin da subito, ci si rapporta con i malati, che sono in primis persone. A questo proposito ricordiamo loro che non devono isolarsi in gruppetti o restare con gli amici o i coetanei, ma devono ritagliarsi dei momenti di incontro con i malati, per conoscerli e parlare. Il penultimo giorno di soggiorno ci troviamo per confrontarci sull’esperienza, capire cos’hanno vissuto e aiutarli a metabolizzare. In questa occasione alcuni raccontano, altri piangono e altri ancora preferiscono parlarne al ritorno a casa».

Generalmente le ragazze fra i 13 e 18 anni aiutano in refettorio, non indossano ancora la divisa bianca, ma una polo blu
Dai 18 anni invece, viene chiesto loro di dare disponibilità a stare in corsia e quindi prestare servizio nelle camere; i maschi in particolare danno una mano ai barellieri nel trasporto o spostamento delle persone e tutti poi fanno compagnia agli anziani e ai malati: «I giovani – la presidente della sottosezione di Padova – riescono a comunicare splendidamente e instaurano un bel rapporto con il malato perché vedono la normalità, si pongono alla pari, anche con le persone più anziane, si prendono cura del loro spirito e dell’anima».

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