La sfida di costruire comunità vere pur nella sofferenza e nel dolore

Si apre con l'articolo che proponiamo in anteprima, l'ampio servizio che dedichiamo nel numero di domenica 22 gennaio ai fatti di cronaca che stanno coinvolgendo la parrocchia di San Lazzaro e non solo. Dopo la lettera alla diocesi del vescovo Claudio, arriva l'intervista a don Giuliano Zatti, nuovo vicario generale che sottolinea il bisogno di interrogarci e riflettere sui fatti oggetto delle indagini della magistratura. E' un problema dei preti? Si chiede don Giuliano nell'intervista in edicola e in parrocchia da domani. Forse la questione riguarda tutta la comunità cristiana, chiamata a costruire relazioni diverse

La sfida di costruire comunità vere pur nella sofferenza e nel dolore

«È un Natale un po’ più partecipato e vero del solito, quello di quest’anno. Soprattutto perché non abbiamo e non ho avuto tempo di elaborare la sofferenza provocata dalle notizie dell’indagine a carico di un nostro parroco al quale, anch’io come cittadino e come vescovo, riconosco il diritto di essere ascoltato dagli inquirenti e di difendersi dalle accuse pesanti e infamanti che gli sono mosse, in vista che si faccia piena luce e verità per tutte le persone coinvolte. [...] La strada che noi desideriamo intraprendere in queste difficoltà è quella di rifugiarci nel Signore, di invocare con maggior forza la sua venuta, di accettare la sua presenza nella nostra casa. Sì, proprio perché siamo poveri, bisognosi, fragili. Questo è buon Natale: l’incontro tra la nostra povertà e la sua Grazia, tra la nostra stalla e la sua nobiltà. I nostri errori, spesso provocati da una cultura edonista e violenta di cui siamo dipendenti, sono completamente nostra responsabilità, sono segno della nostra inadeguatezza e del nostro peccato, ma anche spazio di invocazione al Signore che salva. E che rende vera la nostra preghiera».

Nell’omelia del vescovo Claudio, letta alla messa di Natale in Cattedrale e nella chiesa di San Lazzaro, amarezza e speranza si intrecciano. La “piccola storia” umana segnata dalla fragilità e dal peccato, si purifica e trova un senso alla luce del “grande evento”. È pur sempre nella “nostra stalla” che Dio ha scelto di incarnarsi. E nel farlo sapeva bene a quali povere mani si stava affidando...«I fatti oggetto delle indagini – sottolineava una nota della diocesi lo scorso 29 dicembre – sono molto gravi e ciò addolora il vescovo e la comunità cristiana. È necessario che sia fatta verità, ma è doveroso rispettare il diritto alla buona fama e alla privacy, non solo del sacerdote, la cui colpevolezza deve essere provata, ma anche delle donne che, convinte delle proprie ragioni, hanno avuto il coraggio di segnalare ogni cosa all’autorità competente, sia in ambito civile che ecclesiale».

Altro, sulla vicenda di don Andrea Contin, non mette conto di dire, così come poco cambia lo stillicidio di notizie che prosegue a cadenza quotidiana sui giornali locali e che magari aiuta a vendere qualche copia in più solleticando la morbosità dei lettori. Rimane semmai una domanda di fondo, una riflessione che merita di essere ripresa e condivisa, magari messa a tema del prossimo cammino in diocesi. Perché, lo ricordava ancora il vescovo nella sua omelia, Gesù che apre gli occhi e nasce anche quest’anno per noi cosa vede ad accoglierlo? «Vede la parrocchia di san Lazzaro; vede tutte le altre comunità in difficoltà perché invecchiate e rimpicciolite, o arricchite e conservatrici, vede quelle sfiduciate e quelle sfilacciate». 

Vede certo un tesoro di bene, ma anche tanti ostacoli e tanta strada ancora da fare prima di sentirci davvero “comunità vive”, come il vescovo Claudio le sogna e come non ha mai smesso di invitarci a essere fin dal suo arrivo a Padova. È la domanda che anche i percorsi degli ultimi anni, l’insistita attenzione al tema della sinodalità, a quello della corresponsabilità laicale ci rimandano: ma cosa significa costruire autentiche comunità?

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