Legnaro. Quando la prima accoglienza funziona. In dodici a Casa Buon Samaritano

Da due anni in località Volparo la parrocchia ha aperto le porte ai richiedenti asilo per lo più africani. Un successo grazie alla sinergia creatasi con la cooperativa Gruppo R e il comune, oltre all'appoggio della locale caserma dei Carabinieri. Per i giovani volontariato e inserimento

Legnaro. Quando la prima accoglienza funziona. In dodici a Casa Buon Samaritano

Un'accoglienza in rete e solidale quella che si è realizzata da un paio d'anni a Legnaro, presso la Casa del Buon Samaritano di Volparo, di proprietà della parrocchia. Qui infatti vivono dodici richiedenti asilo, con un volontario, con un accordo che vede impegnata la parrocchia, attraverso la Caritas, la cooperativa Gruppo R, che ha la gestione della struttura e il comune, che è partner con iniziative di lavoro socialmente utile che coinvolge gli ospiti della casa. «Si tratta di un piccolo centro di prima accoglienza», spiega Pasqualino Martellato, volontario e coordinatore della Caritas vicariale, «che diversamente dai grandi hub di Bagnoli e Conetta, non ha creato particolari problemi di convivenza con la comunità locale, ma che semmai fa registrare segni di integrazione».

«Un'applicazione concreta del principio delle buone pratiche che consente di fare accoglienza, in modo sostenibile, concreto, con il coinvolgimento attivo della comunità cristiana», aggiunge don Daniele Prosdocimo, arciprete di Legnaro da poco più di un anno, che nel giorno della sua entrata in paese decise di iniziare il suo cammino di pastore, partendo proprio dalla Casa del Buon Samaritano di Volparo.

«Sono dodici le persone che sono accolte nella struttura e provengono in prevalenza dalla Nigeria e dal Gambia», precisa il coordinatore Caritas Martellato.

Proprio dal Gambia, piccola ex colonia inglese dell' Africa Occidentale, sono scappate decine di migliaia di persone per la difficile situazione economica, determinata dalla dittatura ultra ventennale, con centinaia di arresti e la soppressione dei diritti fondamentali, dell'uomo, terminata solo all'inizio di quest'anno. L'età degli ospiti della Casa di Legnaro varia tra i diciannove i trent’anni e sono tutti richiedenti protezione internazionale. Di loro si prende cura la cooperativa Gruppo R, che da oltre quindici anni lavora nell’ambito della marginalità e dell’accoglienza di migranti sul territorio di Padova e provincia e che fa riferimento al gruppo Polis Nova di Don Giuseppe Maniero. Il progetto di accoglienza è attivo dal 2015 e in questi due anni alcuni ragazzi hanno terminato il loro percorso e sono già usciti dal progetto, trovando una soluzione abitativa autonoma e un lavoro: la legge stessa infatti prevede che, una volta ottenuto il riconoscimento della status di rifugiato, entro due mesi gli ospiti devono lasciare la struttura di prima accoglienza.

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«In questi due anni è stata fondamentale la collaborazione tra la cooperativa, l’amministrazione comunale e la parrocchia. I ragazzi, dal momento che sono inseriti nel progetto, sono costantemente seguiti dagli operatori della cooperativa, sono iscritti ai corsi di italiano e cercano opportunità relazionali e occupazionali», aggiunge don Prosdocimo.

Tra il comune di Legnaro e la cooperativa Gruppo R verrà infatti a breve rinnovato un protocollo di volontariato, grazie al quale alcuni dei ragazzi hanno la possibilità di inserirsi sul territorio e di ambientarsi in un contesto sociale per loro totalmente nuovo, facendo un’attività di manutenzione delle aree verdi pubbliche o di raccolta immondizie, sotto la supervisione di un operatore. Questa attività a titolo gratuito è un modo per restituire alla comunità l’ospitalità ricevuta.

Altri ragazzi sono stati impegnati in un volontariato presso una fattoria sociale, due mattine a settimana; per altri ancora, invece, è stato attivato un tirocinio formativo presso la stessa cooperativa; altri infine sono alla ricerca di un’opportunità nel mondo del lavoro.

Nel progetto di accoglienza dei giovani richiedenti asilo si è inserito a pieno titolo anche l'arciprete, fin dal suo arrivo a Legnaro, nel settembre del 2016: «Sono convinto della bontà del progetto di accoglienza - sottolinea don Daniele - che con un giusto coinvolgimento della parrocchia e delle altre istituzioni può funzionare bene, come in effetti sta avvenendo».

Il parroco puntualizza che «fondamentale è stata la sensibilità del sindaco Giovanni Bettini, che ha coinvolto l'amministrazione comunale, ma anche del comandante della stazione dei Carabinieri, il luogotenente Giovanni Soldano, che ci ha aiutato con la sua presenza e la sua partecipazione anche ai momenti di incontro, anche conviviali, che sono stati promossi per aiutare la reciproca conoscenza tra i Legnaresi e i giovani ospiti della struttura». 

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