Moschea e parrocchia: a Thiene una relazione basata (anche) sulle tradizioni

Da oltre sei anni tra il centro islamico di Thiene e la parrocchia del Santo intercorre una relazione che poi si è irradiata a tutta la città e si basa anche sulla condivisione dei simboli natalizi della fede cristiana. Lo testimonia la studentessa thienese-marocchina Ghizlan, che racconta dei presepi preparati a scuola e dei canti condivisi tra amici e compagni. Tutto è nato da un augurio, quello che la comunità cristiana ha portato alla islamica in occasione della festa del Sacrificio.   

Moschea e parrocchia: a Thiene una relazione basata (anche) sulle tradizioni

È sera, la cena è quasi pronta. I bambini in casa con i genitori fanno le ultime prove: le strofe dei canti di Natale hanno qualche passaggio ostico e allo spettacolino organizzato dalla scuola prima delle vacanze manca davvero poco. Una scena consueta nelle case italiane quando il 25 dicembre è alle porte. Del tutto normale anche a casa Essadi, a Sandrigo nel Vicentino, dove Rachid, da alcuni mesi presidente dell’associazione culturale e sportiva Il Futuro che gestisce il centro islamico di via del Rosario a Thiene, abita con la moglie e i due figli di 6 e 9 anni.

«È normale per i nostri bambini partecipare ai festeggiamenti per il Natale a scuola, entrare in contatto con i simboli della tradizione cristiana. Gli ottimi rapporti che abbiamo costruito a Thiene, con le parrocchie e l’amministrazione, si basano anche e soprattutto sul rispetto reciproco tra religioni».

Tornano alla mente le immagini della mattinata di “porte aperte in moschea” che l’associazione ha organizzato lo scorso 27 novembre, il giorno precedente la fiaccolata silenziosa durante la quale cristiani e musulmani hanno attraversato le vie del centro per dire che fatti come quelli di Parigi non si devono ripetere e che un futuro di pace è possibile. In quel venerdì, a rafforzare un legame sbocciato ormai alcuni anni fa, il sindaco Gianni Casarotto, ma anche il nuovo parroco della comunità del Santo don Massimo Toniolo e il vicario foraneo don Antonio Guarise, hanno partecipato alla preghiera e al sermone che l’imam Layachi ha pronunciato in italiano per l’occasione.

E che l’ottimo rapporto fra thienesi autoctoni e coloro che lo sono diventati per scelta si basi anche sulle tradizioni del Natale lo conferma Ghizlan Jaouad, 24enne laureanda in scienze politiche a Padova, che a Thiene vive da quando aveva sette anni. «La polemica politica che ogni anno si riaccende attorno al presepe o ai canti natalizi ha il sapore della mera propaganda partitica. Quanto meno non ha nulla a che fare con la presenza di noi musulmani in Italia – riflette la studentessa – In prima elementare, all’inizio delle lezioni, la maestra ci faceva pregare e io, senza alcun problema, ho sempre fatto il segno di croce, al pari dei miei compagni».

Dalle parole di Ghizlan riemergono ricordi di innumerevoli Tu scendi dalle stelle cantati tra amici o di quando, all’Aulo Ceccato dove ha frequentato la ragioneria, aiutava a comporre l’albero di Natale, sebbene al tempo già portasse il velo. «Sono tutti elementi che aiutano a creare l’atmosfera del Natale, un clima bello di festa, spesso vissuta in famiglia. Anche attraverso queste piccole cose nel tempo si sono rafforzati i legami: di certo ho potuto conoscere meglio le persone che mi circondano».

Tutto questo non ha snaturato l’identità di Ghizlan, anzi. «A 14 anni, una professoressa delle medie mi ha chiesto di spiegare in classe ai miei compagni l’islam e il mondo arabo. Mi sono resa conto che ne sapevo davvero poco. Così ho iniziato ad approfondire seguendo le lezioni in moschea, al tempo in via Colleoni». Ed è stato in quel contesto che il messaggio dell’imam Layachi è arrivato forte e chiaro: «Non basta vivere nella società che ci ha accolti, occorre farsi parte attiva, restituire quello che si riceve». Ed è così che Ghizlan è entrata in Asa onlus, che ogni anno organizza la Festa dei popoli, ma anche nei Giovani musulmani italiani e, a Padova, nella Rete oltre i confini della cittadinanza (Rocc) che unisce italiani di seconda generazione, figli di immigrati.

Ma nulla si improvvisa, tutto si costruisce. E a Thiene si è partiti nel 2009. «In quell’anno – racconta Hassan El Meknassi, già dirigente del centro islamico – la comunità cristiana del Santo con l’allora parroco don Giulio Ballan, è venuta in moschea a farci gli auguri in occasione della festa del Sacrificio. Noi abbiamo ricambiato a Natale recandoci in parrocchia». Da lì si è arrivati alla festa delle famiglie con cristiani e musulmani insieme in preghiera, alla giornata ecologica del 2011 per ripulire insieme il quartiere e infine alle due giornate del Dialogo cristiano islamico, nel 2014 e nel 2015.

«Da sempre promuoviamo una cultura del rispetto e dell’integrazione – conclude Hassan, oggi operatore socio-sanitario alla cooperativa La Goccia di Marostica – Gesù e Mohammed sono stati profeti di pace e a loro ci ispiriamo. Quest’anno la nascita del profeta cade il 23 dicembre, e questo avvicina ancor più le nostre comunità».

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