Narrare la Bibbia alla famiglia. Piccoli e grandi, la stessa Parola

Prende il via questa domenica, a villa Immacolata, “Narrare la bibbia alla famiglia”. Coinvolti genitori e figli in un pomeriggio di narrazione, approfondimento, confronto e preghiera: ciascuno con un linguaggio a sua misura, ma tutti concentrati sulla stessa proposta. La bibbia è narrata da un personaggio della storia sacra: quest’anno è Giuseppe ebreo e l’azione di Dio sulla sua vita.

Narrare la Bibbia alla famiglia. Piccoli e grandi, la stessa Parola

Ecco gli ingredienti: mamme, papà e figli, la loro storia, l’intervento di Dio nella loro storia. Di coppia, di famiglia, di genitori.
Nasce da qui “Narrare la bibbia alla famiglia”, consolidata proposta di villa Immacolata, che riparte domenica 8 ottobre (dalle 15.30 alle 18.30).
È rivolta a giovani coppie con figli, ma partecipano anche sposi “maturi” che hanno figli grandi, e si sviluppa in cinque incontri mensili. Si può partecipare a tutti, ma anche a uno soltanto.

La potenza della narrazione

La proposta è nata con un’idea precisa: raccordare il cammino dei genitori con quello dei figli e viceversa.

 «Si è generata così un’esperienza che, pur differenziata, è uguale per tutta la famiglia – spiega il direttore della casa di spiritualità diocesana, don Federico Giacomin – E ha l’obiettivo, che è anche il titolo, di “narrare la bibbia alla famiglia”. Nell’Antico testamento, che ci ha ispirato, la Parola è sempre stata narrata in famiglia. E la narrazione non ha mai avuto le sembianze di una storiella, ma di una storia che è successa a un popolo che è venuto prima di noi. Una storia che ha la grandezza dell’intervento di Dio. Narrare la bibbia alla famiglia, quindi, è raccontare come Dio è entrato nella storia per le famiglie. E quindi per il popolo d’Israele e per noi cristiani».

«Il narrare avviene attraverso l’esperienza di tanti personaggi che hanno fatto parte, e lo fanno ancora, della storia sacra: Abramo, Isacco, Giacobbe... Quest’anno ci accompagnerà Giuseppe ebreo, la cui vicenda è raccontata nella Genesi. La sua storia, che ha forti similitudini con la figura di Cristo, ci parla di un grande intervento di Dio... pur dentro alle incomprensioni che vive Giuseppe. I suoi sogni sono incompresi, dai fratelli e dal padre. I momenti tragici della sua vita, come quando è venduto dai fratelli, non sono compresi. Ma dentro a questa incomprensione c’è tutta la riappropriazione di quello che Dio fa con noi e la riappropriazione della fraternità».

Età diverse, una sola proposta

Queste domeniche pomeriggio a villa Immacolata sono pensate così: c’è un primo momento di narrazione della Parola per piccoli e grandi, insieme.
«L’abbiamo fatto a voce, con l’aiuto di un film... Quest’anno ci faremo aiutare dal cartone animato Giuseppe Re dei sogni. Quella della narrazione è una modalità che raggiunge tutti, senza banalizzazione. Poi ci si divide in due gruppi – genitori e figli – in cui si fa la stessa cosa: l’approfondimento della storia per comprenderla. Le modalità sono diverse, certo, ma per tutti avviene questo: la lettura della propria storia a partire dalla storia sacra. Come la storia di ciascuno può essere intrecciata dalla grande storia e come questa ha qualcosa da dire alle nostre storie. Per i ragazzi ciò avviene attraverso delle attività, in cui spesso sono chiamati a realizzare un oggetto, per i genitori attraverso delle provocazioni. Che diventano lo spunto per un momento di confronto a coppie. Li invito, partendo dal personaggio biblico, ad approfondire tematiche sulla coppia e sulla fede nella coppia. Tematiche esistenziali, relazionali, religiose. Si riportano poi alcune suggestioni in gruppo, per proseguire con degli approfondimenti sul vivere cristianamente la famiglia, la coppia, la fede, la relazione genitoriale, sponsale, familiare...».

I piccoli si mettono in gioco

Mentre don Federico accompagna i genitori, accanto ai piccoli (dai 6 anni in su) ci sono Maria Elisa Baccaglini e Debora Spolverato.
«Attraverso attività e giochi – spiega Maria Elisa – cerchiamo di consegnare ai bambini “qualcosa” che, una volta tornati a casa, diventi motivo di confronto con i genitori». «Le attività manuali aiutano molto in questo senso – continua Debora – l’ho sperimentato con i miei figli. Alcuni anni fa, ad esempio, abbiamo proposto, parlando di fiducia, di realizzare uno scudo con la scritta “Dio tu mi ami e mi proteggi” e di portarlo a casa. I miei figli erano rimasti così colpiti, che ripetevano ogni mattina questa frase». Quest’anno Maria Elisa e Debora accompagneranno bambini e ragazzi nella storia di Giuseppe ebreo. «Cominceremo a lavorare, alla pari dei genitori, sulla tunica che Giacobbe fa per il figlio. Ogni ragazzo realizzerà una tunica su misura con cui poi andrà dai genitori. La tunica di Giuseppe ci permetterà di riprendere il mano il battesimo».

L’apice

Dopo la narrazione e l’approfondimento c’è la preghiera.
«Ma non quella guidata da un sacerdote – sottolinea don Federico – Qui la preghiera nasce dalla famiglia e dall’esperienza che genitori e figli hanno vissuto. Loro “inventano” la preghiera... spesso aiutati da un oggetto che i figli hanno realizzato. La preghiera non è comunitaria, ma di famiglia. Sono i genitori che aiutano i figli a entrare nella preghiera. E questo momento, così come tutto il pomeriggio, diventa un “esercizio” da rivivere ogni giorno in famiglia».

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