Natale accanto ai terremotati di Norcia per gli educatori Acr di Mestrino

Quindici giovani educatori della parrocchia di Mestrino hanno colto, senza pensarci troppo, la proposta di don Roberto Frigo e, a Natale, hanno vissuto gomito a gomito con i cittadini terremotati di Norcia.

Natale accanto ai terremotati di Norcia per gli educatori Acr di Mestrino

Sono state vacanze di Natale davvero alternative per un gruppo di educatori e animatori della parrocchia di Mestrino: in 15 guidati dal cappellano don Roberto Frigo hanno passato quattro giorni nelle zone terremotate di Norcia.

«Ci ha lasciato poco tempo per decidere – racconta Greta Chiarello, 19enne educatrice di un gruppo 9-11 dell’Acr – Il 20 dicembre don Roberto ce l’ha proposto come esperienza formativa personale. Siamo rimasti spiazzati, ma poi abbiamo accettato, anche se ci rimaneva il dubbio di poter essere d’intralcio alla vita delle persone colpite dal sisma».

«Ero cosciente che non saremmo andati lì a salvare il mondo – aggiunge Giacomo Crivellaro, 21 anni, animatore di un gruppo di 3a media – Però mi è sembrato un bel modo di potersi mettere a servizio, anche in maniera diversa dal solito».

Il viaggio e la permanenza del gruppo di Mestrino a Norcia sono stati organizzati in contatto con la Caritas diocesana e con quella locale: le rispettive diocesi infatti da tempo sono gemellate e questo è uno dei frutti della collaborazione. «I nostri riferimenti sul posto – spiega il giovane sacerdote – sono stati Rinaldo e Francesca, sposi dallo scorso novembre e ospiti di una casa-famiglia della zona. La Caritas locale li ha inviati a Norcia per coordinare la gestione del magazzino in cui vengono raccolti e smistati gli aiuti materiali; hanno anche creato una sorta di campo con la cucina, una cappellina per la preghiera e gli ambienti comuni».

Le scene viste in tv fin dal 24 agosto sono diventate poi realtà effettiva davanti agli occhi di questi giovani, toccando con mano le difficoltà quotidiane di vita di chi, magari in un container o una roulotte, è comunque voluto rimanere lì, vicino a quel che resta della sua abitazione.

Giacomo ricorda di essere stato «particolarmente impressionato da tre signore, che dimorano per gran parte della giornata in un garage con le loro poche cose ammassate, in un borgo di una decina di case: la loro tenacia, la loro ospitalità sono state esemplari». «Non mi sono stupita tanto delle macerie, che avevamo già visto da distante nei mesi scorsi – aggiunge Greta – Con mio grande stupore la popolazione dimostra ancora tanta forza morale, voglia di ricostruire e di tornare alla normalità. Questo prevale sul sentimento di rassegnazione che è ovvio che ci sia quando accadono queste tragedie. La tristezza e l’amaro ricordo di ciò che è accaduto ad agosto e a ottobre lo si vede chiaramente negli occhi delle persone, però c’è anche tanta voglia di rimboccarsi le maniche e rimettersi in gioco».

Anche se da Mestrino sono partiti senza un piano e un programma preciso, l’organizzazione che hanno trovato sul posto ha consentito di fare davvero quello che era necessario: «Abbiamo agito solo su indicazione di Rinaldo e Francesca – commenta don Roberto – in base alle effettive richieste del momento e condividendo con loro la vita quotidiana. Credo che il primo frutto di questa esperienza sia stato l’incontro con le persone, sia le vittime del sisma, sia altri volontari della protezione civile o di una parrocchia di Gubbio, con cui abbiamo stretto amicizia e siamo rimasti poi in contatto».

Il bisogno di cibo e di vestiti è stato ed è tuttora soddisfatto senza particolari problemi, ma la ricostruzione sarà lunga e le necessità vere e più profonde riguardano le relazioni umane e il non sentirsi abbandonati. «Servono volontari disponibili a stare con quelle persone, più che a fare qualcosa per loro», conclude Greta, che non esclude, come gli altri, un ritorno in quelle zone, dove ora un filo di umanità e amicizia è stato tessuto, proprio partendo da Mestrino e condividendo in questi giorni l’esperienza con familiari e gruppi parrocchiali.

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