Nuovi dicasteri: la riforma della curia romana è realtà di chiesa viva

La Curia romana non è un monolito inalterabile. Se si guarda alla storia dell’ultimo secolo, appare con evidenza che questa non è un apparato immobile: da Pio X (1908) a Paolo VI (1967), passando per Giovanni Paolo II (1988) e per Benedetto XVI che pure ha introdotto alcuni mutamenti e novità. “La Curia romana - sintetizza, in modo chiaro, mons. Marcello Semeraro, segretario del C9 - non è un’entità autonoma ma uno strumento di aiuto al successore di Pietro: ha senso esclusivamente se legata a lui”.

Nuovi dicasteri: la riforma della curia romana è realtà di chiesa viva

Messaggio per chi ancora avesse qualche dubbio: la riforma della curia romana è realtà. È un processo irreversibile, avviato nel 2013 con l’istituzione del Consiglio di cardinali, il cosiddetto C9, e ancora prima – volendo – con la rinuncia di Benedetto XVI e il conseguente conclave che ha portato all’elezione di papa Francesco. Insomma, è un cammino ben tracciato, che sta procedendo con i giusti tempi del discernimento, processo molto caro a Bergoglio.

Alcuni dati? Si possono facilmente trarre dalle riunioni del C9 tenute dal 2013 ad oggi: sono state in tutto 15 – l’ultima è dello scorso giugno, mentre sono già in programma le prossime 2 (12-14 settembre e 12-14 dicembre) – con una durata media di 3 giorni e di circa 7 ore di lavoro al giorno.

Complessivamente, quindi, 45 giorni per circa 315 ore di lavoro, cui bisogna aggiungere il concistoro del febbraio 2015, dedicato proprio al tema della riforma, le varie consultazioni, sia con i singoli capi dicastero sia con esperti esterni alla curia romana, e gli oltre 100 contributi fatti pervenire al C9.

Si può, pertanto, comprendere come si stia “camminando” in maniera corale o, meglio, sinodale, potenziando le “sinergie in tutti gli ambiti della missione” della chiesa, come spiegato da papa Francesco nel discorso per il 50° del Sinodo.

Ritorna, però, prepotente la domanda di scettici e dubbiosi: era proprio necessario questo ripensamento?

Una risposta può essere desunta da un passaggio della lettera apostolica Humanam progressionem in forma di motu proprio con cui si è dato vita al dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. Scrive papa Francesco:

“Il Successore dell’apostolo Pietro, nella Sua opera in favore dell’affermazione di tali valori, adatta continuamente gli organismi che collaborano con Lui, affinché possano meglio venire incontro alle esigenze degli uomini e delle donne che essi sono chiamati a servire”.

Qui c’è un rimando teologico forte al pensiero di Paolo VI (visibile anche nel termine progressionem che rimanda alla Populorum progressio): la riforma, tanto ieri con Montini, quanto oggi con Francesco, va intesa nel senso di riordino, miglioramento e adattamento alle nuove esigenze dettate dai tempi. “E questo – puntualizza il segretario del C9 – anche con una riscrittura dei criteri ecclesiologici: si pensi, ad esempio, alla priorità dell’evangelizzazione quale appare in Evangelii gaudium e al tema della sinodalità. In ogni caso non come il ripristino di un’ideale situazione iniziale, che nel caso della Curia romana sarebbe se non altro problematico da individuare”.

Insomma, la Curia romana non è un monolito inalterabile.

Se si guarda alla storia dell’ultimo secolo, appare con evidenza che questa non è un apparato immobile: da Pio X (1908) a Paolo VI (1967), passando per Giovanni Paolo II (1988) e per Benedetto XVI che pure ha introdotto alcuni mutamenti e novità. “La curia romana – sintetizza, in modo chiaro, Semeraro – non è un’entità autonoma ma uno strumento di aiuto al successore di Pietro: ha senso esclusivamente se legata a lui. I cambiamenti che si stanno realizzando mostrano tutta la paternità di Francesco affinché, come scrive nel motu proprio Sedula Mater , ‘i Dicasteri della Curia Romana siano conformati alle situazioni del nostro tempo e si adattino alle necessità della Chiesa universale’. E l’opera di riforma consiste nell’adattarli continuamente a queste situazioni e necessità”.

Il messaggio, allora, è chiaro: il processo è inarrestabile e ora proseguirà con le Congregazioni. Con un’accortezza: non si tratta di fare somme o sottrazioni, ma di ripensarsi come chiesa.

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Parole chiave: riforma (66), curia (4), papa Francesco (301)
Fonte: Sir