Oggetti vintage e tre “laboratori”. Così alla Mandria la Caritas risponde alle fragilità del territorio

Il negozio è stato inaugurato lo scorso aprile e da allora è stato un crescendo di partecipazione. L’intero ricavato viene destinato alle povertà del territorio, e alla vendita si accompagna l'impegno di contatto personale con chi è in difficoltà.

Oggetti vintage e tre “laboratori”. Così alla Mandria la Caritas risponde alle fragilità del territorio

Più che un negozio in senso stretto è una bottega vecchio stampo, un luogo di incontro dove cominci a descrivere quello che ti serve e finisci col parlare di tutto, curiosando tra cose belle di ogni genere.
Il negozio New Vintage della parrocchia di Mandria è nato proprio con questo intento, insieme a quello, prioritario, di andare incontro alle esigenze dei parrocchiani che devono fare fronte a necessità economiche.

I locali si trovano al primo piano dell’ala vecchia del patronato (in via Armistizio 281), ricavato da un lascito di villa Giusti, nota per la firma dell’Armistizio del 1918 tra i plenipotenziari austro-ungarici e le autorità militari italiane.
È stata forse la bellezza del contesto a ispirare alle volontarie della Caritas insieme a don Lorenzo Voltolin, parroco di Mandria e di Voltabrusegana, l’idea di dedicare un ambiente al retrò contemporaneo. La stanza accanto ospita infatti il gruppo Caritas parrocchiale, dove avviene la distribuzione della borsa spesa e abbigliamento.

Il negozio è stato inaugurato lo scorso aprile e da allora è stato un crescendo di partecipazione.
Capi di abbigliamento di ogni genere e accessori arrivano gratuitamente, vengono rigorosamente selezionati ed esposti con offerta consigliata.

L’intero ricavato viene destinato alle povertà del territorio. Potranno servire, ad esempio, a pagare la retta dell’asilo o una bolletta a qualche famiglia in difficoltà.

E qui entra in gioco il contesto nel quale è inserita l’iniziativa, che è fondamentale.
Il negozio fa parte di un progetto che comprende tre laboratori: oltre a questo, un corso di italiano per immigrati che si tiene in patronato da ottobre a giugno e che è da poco ricominciato, e il percorso di un gruppo di persone con una guida spirituale, una suora comboniana, che vanno a visitare famiglie bisognose.

Le tre cose sono strettamente collegate, perché aiutano i volontari a creare dei contatti che si trasformano in legami.

«Il negozio è un po’ un salotto – racconta Tiziana Rocco, che ne è stata l’animatrice – e capita che le persone conosciute attraverso le visite o i corsi di italiano ci vengano perché sentono l’esigenza di parlare. Per noi è un risultato importante».

Molti vanno al negozio per portare qualcosa.
A volte la lasciano fuori senza nemmeno farsi vedere. Ma fin dall’inizio è stata una gara di partecipazione. Gli armadi, le madie, i bauli e le poltroncine con i quali è stato arredato l’ambiente sono arrivati così.
Come il laboratorio per maglieria realizzato al piano terra, grazie al quale vengono confezionati maglioni e altri prodotti ed è a sua volta un’occasione per passare un po’ di tempo in compagnia.

Il negozio è aperto martedì pomeriggio dalle 16 alle 19 e sabato mattina dalle 9.30 alle 12.

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