Padova si affida alla "sua" Madonna

Lunedì 23 maggio le comunità della città di Padova pregano assieme il rosario. L’appuntamento è dalle 20.45 nella basilica di Santa Giustina. Qui, accompagnati dal vescovo Claudio e dalla comunità monastica, si partirà in processione, affrontando tutto il perimetro dell’isola Memmia, per poi ritornare in basilica, dove mons. Cipolla chiuderà la serata offrendo una propria riflessione.

Padova si affida alla "sua" Madonna

«Si tratta di un momento cittadino per eccellenza – sottolinea mons. Daniele Prosdocimo, vicario per la pastorale della città – sottolineato anche dal portare con noi in processione l’immagine della Madonna Costantinopolitana, quell’icona salus populi patavini, nel passato oggetto di grande devozione, riscoperta negli ultimi anni anche grazie al vescovo Mattiazzo».

Posta su un carro, l’immagine accompagnerà i fedeli nella preghiera del rosario.
Oggi l’icona ha collocazione propria nella cappella di san Luca. «Secondo la tradizione e i documenti storici – spiega il vicario – la miracolosa immagine della Costantinopolitana aveva all’inizio sede nella piccola e quasi nascosta cappella detta “Della Madonna”. La scelta di porla nella grande cappella di san Luca fu suggerita soprattutto da un significato spirituale: conservandosi lì l’urna delle corpo dell’evangelista, detto scrittore del “vangelo di Maria vergine”, in quanto fu lei la fonte delle notizie relative ai primi trent’anni di vita di Gesù».

Secondo la leggenda, il culto della vergine Maria sarebbe cominciato a Santa Giustina fin dai primi anni del cristianesimo in Padova
Fu il patrizio Opilione, al tempo di san Prosdocimo, a erigere la basilica di Santa Giustina, annettendovi un sacello intitolato a Maria.
«La tradizione della basilica – aggiunge mons. Prosdocimo – dice l’immagine portata a Padova nell’8° secolo da Costantinopoli per sottrarla alla furia della persecuzione iconoclasta. Nel 1607 lo storico Jacopo Cavacio scrive che fu sempre conservata nella cappella di Santa Maria e che era solita portarsi solennemente in processione per Padova quando “l’inclemenza della stagione o qualche pubblico male opprimeva la città”».

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