Padre Placido Cortese. Medaglia d'oro al frate martire della carità

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha consegnato ai frati del Santo la medaglia d'oro alla memoria assegnata a padre Placido Cortese per la sua opera di assistenza dei prigionieri, degli internati e degli ebrei nella seconda guerra mondiale.

Padre Placido Cortese. Medaglia d'oro al frate martire della carità

Con una cerimonia privata, nel rettorato dell’Università di Padova, il Presidente della Repubblica ha consegnato ai frati della Basilica del Santo la medaglia d’oro al valor civile conferita al servo di Dio padre Placido Cortese, frate conventuale e direttore del Messaggero di sant’Antonio che durante l'ultimo conflitto mondiale si prodigò instancabilmente per salvare e aiutare prigionieri politici, internati di guerra ed ebrei perseguitati. Un’opera che gli costò la tortura e l'uccisione da parte della Gestapo nazista.

Il riconoscimento era stato assegnato alla memoria di padre Placido il 7 giugno scorso, ma la visita di Sergio Mattarella a Padova per l'apertura del 796° anno accademico dell’ateneo patavino ha offerto a fra Oliviero Svanera, rettore della Basilica del Santo, e fra Giorgio Laggioni, vice rettore della basilica e vice postulatore della causa di beatificazione di Placido Cortese, l’opportunita di ricevere la medaglia dalle mani del Presidente, che aveva già dimostrato di conoscere la figura di padre Cortese citandola nel discorso del 25 aprile 2015, insieme ad altre figure della Resistenza padovana, come Concetto Marchesi ed Ezio Franceschini.

Questa la motivazione del conferimento della medaglia alla memoria: «Direttore del "Messaggero di S. Antonio", durante la seconda guerra mondiale e nel periodo della Resistenza si prodigò, con straordinario impegno caritatevole e nonostante i notevoli rischi personali, in favore di prigionieri internati in un vicino campo di concentramento, fornendo loro viveri, indumenti e denaro. Dopo l'8 settembre 1943 entrò a far parte di un gruppo clandestino legato alla Resistenza, riuscendo a far fuggire all'estero numerosi cittadini ebrei e soldati alleati, procurando loro documenti falsi. Per tale attività nel 1944 fu arrestato e trasferito nel carcere di Trieste, dal quale non fece più ritorno. Fulgido esempio di alti valori cristiani e di dedizione al servizio della società civile. 1942-1944 — Padova».

In forma telegrafica la motivazione percorre buona parte della storia del frate minore, nato a Cherso, isola dell’Istria, il 7 marzo 1907. Divenuto italiano nel 1918, nel 1920 fece il suo ingresso nel seminario dei Minori di Camposampiero, per effettuare la professione religiosa al Santo nel 1924. Ordinato sacerdote nel 1930, venne richiamato a Padova nel 1937 con l’incarico di direttore editoriale del Messaggero di sant’Antonio. Nel 1942 il delegato pontificio della Basilica del santo affida a padre Cortese l’incarico di assistere gli internati, prevalentemente sloveni e croati, di Chiesanuova. Sarà quello il primo passo che lo porterà a diventare uno dei capisaldi della rete di salvataggio di ebrei e prigionieri, fino al suo rapimento, l’8 ottobre 1944, e la terribile morte a Trieste.

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