Paralimpiadi di Rio, tre atleti seducono la parrocchia di Chiesanuova

Domenica 16 ottobre, la parrocchia di Chiesanuova ha festeggiato i trionfi olimpici di Francesco Bettella, Francesco Bocciardo e Vincenzo Boni in un incontro all'Esperia in cui si è parlato di sport, studio, amicizia, disabilità.

Paralimpiadi di Rio, tre atleti seducono la parrocchia di Chiesanuova

Una domenica all'apparenza come tante: con la messa in chiesa, le chiacchiere sul piazzale e il caffè bevuto in compagnia in patronato.
Eppure, accettando l'invito del parroco di entrare in teatro, quella domenica può rivelarsi un giorno come pochi altri, di quelli che restano impressi nel cuore di una persona e di un'intera comunità cristiana, facendola sentire più viva, più unita, più indirizzata sulla strada indicata dal vangelo.

Domenica 16 ottobre, la parrocchia di Chiesanuova ha voluto festeggiare il “suo” giovane campione Francesco Bettella e le sue due medaglie d'argento nel nuoto, nei 100 dorso e nei 50 stile libero, alle paralimpiadi di Rio.
Accanto a lui, ha voluto anche Francesco Bocciardo, 22 anni di Genova, oro nei 400 stile libero, e Vincenzo Boni, 28enne di Napoli bronzo nei 50 dorso.
Le tre B, come amano definirsi i ragazzi della Federazione italiana di nuoto paralimpico, sono amici inseparabili soltanto da pochi mesi, quando a maggio hanno condiviso a Funchal in Portogallo gare e medaglie ai campionati europei.
Ma la loro intesa e la loro complicità reciproca, di cui hanno dato prova al cinema Esperia durante l'incontro di domenica scorsa seducendo il pubblico con la loro spontaneità e simpatia, spiegano meglio di tutto quanto quest'amicizia affondi le sue radici profonde nell'acqua delle piscine in cui gareggiano insieme.

Ha veramente emozionato la platea, gremita e con tanti rimasti in piedi, rivedere sul grande schermo dell'Esperia le gare di Rio, e Federica Fornasiero, allenatrice di Francesco Bettella e commentatrice tecnica ufficiale alle paralimpiadi, ha svelato aneddoti e curiosi retroscena, come quello di Francesco Bocciardo che, in camera di chiamata, prima di ogni gara si mette a studiare qualche pagina per trovare la concentrazione e... portarsi avanti.
Questo ragazzo genovese che l'università ha dovuto frenare perchè non può conseguire la laurea magistrale prima dei quattro canonici anni. «Lo studio è metodo – ha raccontato Francesco Bocciardo sul palco dell'Esperia – e lo sport, con gli allenamenti e i suoi sacrifici quotidiani, mi ha insegnato proprio questo. Inoltre, quando gareggi devi dare il massimo, perchè per quel motivo ti sei impegnato e hai faticato a lungo».

E la disabilità va sullo sfondo, scivola via senza che nessuno se ne accorga, senza nominarla. Quei tre ragazzi, Bettella ingegnere meccanico, Boni laureando in sociologia e Bocciardo studente in scienze politiche internazionali, cancellano con il loro essere semplicemente se stessi la sedia a rotelle dagli occhi di chi siede loro davanti, concentrato sulla loro voce e i loro sguardi che raccontano i valori con cui sono cresciuti e crescono ancora ogni giorno.

La famiglia, gli amici, lo studio, lo sport e una vita dove i traguardi si raggiungono senza piangersi addosso, alzando passo dopo passo l'asticella sempre più in alto.
«Ognuno è ciò che è o che non è per la famiglia che ha alle spalle – è stato Vincenzo Boni a dirlo – e se credo nell'amicizia è perché i miei genitori me l'hanno insegnata. Devo a loro anche questa capacità di non prendermi troppo sul serio, di accettarmi e di scherzare anche sulla mia disabilità. Quando un bambino mi chiede perché ho le braccia e le mani così magre, gli chiedo a mia volta perché lui abbia la testa così grossa. Strappandogli un sorriso prima, riesco a spiegargli dopo perché mi muovo su una sedia a rotelle».

E se provi, alla fine, a chiedere se già sognano le paralimpiadi di Tokyo, sanno rimettere tutto al loro posto.
«Quattro anni sono tanti per un atleta – ha spiegato Francesco Bettella – Bisogna concentrarsi su obiettivi più vicini, come i mondiali in Messico nel 2017, perché i passi vanno fatti un po' per volta, giorno dopo giorno».
Ma li porterai con te, in Messico, questi due compagni di ventura con cui ridete, vi frenate le carrozzine da dietro come monelli e vi prendete continuamente in giro? «Se si qualificano anche loro, sì» e li mette a tacere tutti e due.

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