Pellegrini in Terra santa e testimoni. Domani il ritorno a Monselice

 “Gesù Cristo, Figlio di Davide, Figlio di Dio” è il titolo scelto per un'esperienza entusiasmante che una ventina di parrocchiani del Duomo di Monselice conclude sabato 2 agosto. La visita dei luoghi fatta a piedi, con grande attenzione ai siti dell'Antico Testamento che ha permesso di recitare i salmi lì dove sono stati scritti, ha donato fondamenta all'esperienza evangelica.

Pellegrini in Terra santa e testimoni. Domani il ritorno a Monselice

Sui luoghi della bibbia per vivere un’esperienza di fede profonda e coinvolgente. A proporre un pellegrinaggio in Terra Santa capace di far esplorare ai partecipanti una “geografia spirituale” è stata la parrocchia del duomo di Monselice.

I pellegrini, partiti sabato 26 agosto dall’aeroporto di Venezia con destinazione Tel Aviv e di ritorno sabato 2 settembre, hanno lasciato a casa le preoccupazioni e la frenesia della vita quotidiana per immergersi completamente in una realtà complessa e stratificata come quella costituita da Israele e dalla Palestina, in cui la storia, la cultura e la fede si intrecciano creando trame articolate.

Il filo conduttore del pellegrinaggio, a cui stanno partecipando oltre a 20 parrocchiani di Monselice anche tredici persone di Verona, in una sorta di gemellaggio spirituale, è la scoperta del legame tra l’ Antico e il Nuovo Testamento.

L’esperienza – il cui titolo è “Gesù Cristo, Figlio di Davide, Figlio di Dio” – si articolava infatti in due parti: la prima dedicata all’esplorazione del deserto del Neghev e delle città ebraiche e nabatee che punteggiano l’arida distesa di roccia; la seconda dedicata, invece, alla visita di alcuni dei luoghi più significativi in cui ha vissuto Cristo, ovvero le città di Betlemme e di Gerusalemme. Ad accompagnare i pellegrini illustrando loro sia gli aspetti culturali, sia il significato religioso dei luoghi esplorati è il biblista don Martino Signoretto, la cui voce-guida ha permesso ai partecipanti di recitare molti dei salmi scritti dal re Salomone nei luoghi che ne avevano ispirato la composizione, e di ripercorrere le stazioni della via Crucis inerpicandosi per le strette vie di Gerusalemme, fino a raggiungere il Santo Sepolcro.

La particolarità di questa esperienza, a differenza dei pellegrinaggi classici, è un’attenta esplorazione dei luoghi, assaporati attraverso il ritmo
lento delle escursioni a piedi e attraverso il contatto con la popolazione. I pellegrini, infatti, hanno trascorso due notti in uno dei campi beduini del deserto del Neghev, mentre in un’altra occasione sono stati ospitati per la cena da alcune famiglie palestinesi.

«Abbiamo pensato di proporre un’esperienza impegnativa ma allo stesso tempo entusiasmante – spiega il parroco del duomo don Sandro Panizzolo, che purtroppo non ha potuto partecipare al pellegrinaggio per problemi di salute – Chi ha aderito era molto motivato: si tratta di persone inserite nei gangli vitali della parrocchia, che una volta rientrate potranno offrire agli altri parrocchiani una forte testimonianza di fede, capace di rivitalizzare la comunità, evitando che si chiuda su se stessa»

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