Perché pregare, come farlo

«Tutte le volte che presumiamo di aver acquisito la capacità di pregare - ricordava Carlo Maria Martini - ci poniamo al di fuori del vero spirito orante; mostriamo di aver disimparato che la preghiera è dono dall’altro… Non dobbiamo dunque aver timore di confessare la nostra inadeguatezza, bensì dobbiamo sempre iniziare dicendo: “Signore, non so pregare, ma vieni tu in mio aiuto”».  Ecco allora quattro proposte editoriali per “imparare” a pregare. Da Rondet a Martini, da Grün a Enzo Bianchi.

Perché pregare, come farlo

Per molti anni il gesuita e teologo Michel Rondet ha risposto, sulla rivista francese Prier, ai dubbi e agli interrogativi dei lettori sulla preghiera.
Nelle pagine del libro I mille volti della preghiera – Come, quanto, perché pregare (Paoline editoriale libri), padre Rondet raccoglie le sue riflessioni, attraverso parole semplici e mai banali, basandosi sulle parole del vangelo e sugli episodi raccolti durante la sua esperienza. Il libro ruota intorno a otto grandi temi, dal “Dove e quando pregare?” al “A chi rivolgere la preghiera?” passando dall’efficacia della preghiera. E apre a un ampio orizzonte: non c'è una sola definizione, un unico cammino per la preghiera, ma esistono mille modi per portare avanti il dialogo con Dio.

«Tutte le volte che presumiamo di aver acquisito la capacità di pregare, ci poniamo al di fuori del vero spirito orante; mostriamo di aver disimparato che la preghiera è dono dall’altro… Non dobbiamo dunque aver timore di confessare la nostra inadeguatezza, bensì dobbiamo sempre iniziare dicendo: “Signore, non so pregare, ma vieni tu in mio aiuto”».

Queste parole pronunciate da Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano dal 1980 al 2002, all’interno del libro Capire, comprendere, pregare. Le ragioni del credere (Mondadori) sono la migliore introduzione all'acuta riflessione del biblista sul ruolo della preghiera nella cristianità.
Il volume è una raccolta di scritti che comprendono il saggio del 1983 C'è ancora qualcosa in cui credere, sulla solidità della decisione di fede e sulla pace interiore che essa può infondere, e alcuni estratti della Cattedra dei non credenti, l'iniziativa ideata dal card. Martini a cui erano invitate personalità sia dichiaratamente credenti che non credenti per discutere su differenti tematiche.

La sapienza dei monaci e la preghiera
Attraverso tre macro-agromenti (“La preghiera come fonte di conoscenza di sé”, “la preghiera e la compunzione del cuore” e “la Preghiera e guarigione”), Anselm Grün, monaco benedettino, nel libro Preghiera e conoscenza di sé. Per incontrare Dio (Paoline editoriale libri) recupera l'esperienza dei primi monaci del terzo e quarto secolo per sottolineare come la preghiera implichi in primo luogo l’esperienza di Dio e successivamente la realizzazione di se stessi. Secondo Grün, infatti, i monaci «tentavano di eliminare dentro di loro tutto ciò che precludeva Dio. In questo processo hanno scoperto che non si può trovare Dio se ci si ignora, se non ci si conosce. Alla conoscenza di Dio si giunge soltanto attraverso la conoscenza di sé».

Perché pregare, come pregare (San Paolo edizioni) è il titolo, asciutto e diretto, del libro di Enzo Bianchi, fondatore e priore fino alla scorsa settimana della comunità monastica di Bose.
In apertura di volume, l’autore ammette e spiega le difficoltà nel pregare, una ciclica situazione vissuta dai cristiani di ieri e di oggi. Evidenziando quelli che sono gli ostacoli – dal processo di secolarizzazione alla mancanza (secondo esperienze personali raccolte dall’autore) di stimoli e tempo – Bianchi ragiona sul significato più penetrante della preghiera, smontando obiezioni e affermando: «La nostra preghiera resterà sempre una lotta per giungere ad amare di più e meglio chi vive accanto a noi giorno dopo giorno. Per questo non dovremmo mai stancarci di chiedere al Signore: “Insegnaci a pregare”».

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