Tempio della Pace. Note di Natale da tutto il mondo

Il 17 dicembre, al Tempio della Pace a Padova, dalle 15 alle 17.30 si tiene la sesta edizione del concerto Note di Natale da tutto il mondo, la rassegna di corali organizzata dalla pastorale dei migranti.

Tempio della Pace. Note di Natale da tutto il mondo

Le "Note di Natale" da tutto il mondo, il tradizionale concerto di corali che riunisce le comunità etniche dei migranti presenti in città e organizzato dalla pastorale diocesana dei migranti, è previsto per domenica 17 dicembre dalle 15 alle 17.30 al Tempio della pace.

Ogni comunità propone due canti natalizi e poi alcuni eseguiti tutti insieme. Una grande festa della fede in lingue diverse e confessioni diverse: ci sono infatti tutte le comunità cattoliche di madrelingua presenti in città, dagli ortodossi agli anglicani, agli evangelici.

«È un fare festa – precisa don Elia Ferro, direttore dell'ufficio diocesano di pastorale dei migranti – per il dono di Cristo Signore: questo è il messaggio che viene trasmesso con le cantiche religiose. È un modo per dire alla città che è Natale è importante per il mondo intero e lo si dice in varie lingue e con note diverse. Il tema di fondo poi è la gioia, la serenità dei bambini».

La manifestazione è ormai giunta alla sua sesta edizione e prepara poi ad altri due eventi: la venuta del vescovo Claudio il giorno dell'epifania  in occasione della Festa delle genti e, il 14 gennaio, la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che a Padova, il prossimo anno, viene ricordata anche con la tradizionale Marcia per la pace. Il tema scelto quest'anno per questo evento è “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati”, parole più volte ribadite da papa Francesco, come pure nel messaggio proprio per la 104a Giornata mondiale del migrante e del rifugiato.

«Il concerto di Natale e le manifestazioni che seguono – conclude don Elia– sono un'occasione per portare alla luce la presenza di queste comunità. In diocesi ci sono 100 mila stranieri, in città sono 30 mila: ci sono sicuramente delle difficoltà da affrontare, ma queste comunità portano anche lavoro, servizi, danno una mano e soprattutto portano la ricchezza della loro fede e della cultura. È un monito ad aprirci all'ospitalità: il tempo del natale dovrebbe farci riflettere sul fatto che siamo più propensi, spesso e volentieri, all'accoglienza e invece ci risulta difficile aprirci all'ospitalità. Accogliere è un bel segno, un bel gesto, si aprono le braccia, ma ospitare vuol dire aprire la propria casa, far entrare in casa. Gli eventi proposti vogliono far riflettere anche su questo».

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