Un'estate di fraternità e viaggio

I giovani dell'unità pastorale di Zugliano raccontano i campi estivi a Camaldoli e Carraia. Un viaggio fatto non con gli occhi dei turisti, ma con la voglia di condividere la ricchezza di storie e testimonianze che aiutano a crescere.

Un'estate di fraternità e viaggio

È sempre così il viaggio di ritorno da un camposcuola: la valigia è piena di vestiti che la mamma prontamente butterà in lavatrice, la testa sta elaborando i ricordi dell’avventura appena trascorsa e nel cuore c’è già un briciolo di nostalgia.
È così anche per noi, giovanissimi di prima e seconda superiore dell’unità pastorale di Zugliano che, dal 13 al 17 agosto, abbiamo vissuto l’esperienza del campo a Camaldoli.
Fraternità... A way of life” è stato il tema che abbiamo approfondito, soffermandoci in particolare su quattro aspetti che caratterizzano la fraternità. Il partire: non solo noi siamo fisicamente partiti, ma con la testa e il cuore eravamo proiettati a trascorrere cinque giorni vivendo con altre persone, confrontandoci con loro, lasciando per un attimo da parte il nostro punto di vista egoistico; il giocarsi: avere il coraggio di mettersi in gioco, di uscire dalla nostra quotidianità per avere la forza di cambiare quello che attorno a noi ci va stretto; il comunicare: perché senza la comunicazione viviamo nella solitudine e nell’isolamento; il condividere: solo aprendosi alle altre persone, condividendo le nostre idee, le nostre emozioni possiamo crescere, aiutarci a cambiare la realtà che ci circonda.
Non sempre è facile ma, come ha detto papa Francesco nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace 2014, nel cuore di ogni uomo c’è un anelito a una vita piena che ci spinge verso la dimensione fraterna, così necessaria per vivere nella pace e per costruire una società giusta.

In viaggio...
Noi 17-19enni dell’up di Zugliano siamo partiti il 29 luglio sotto la pioggia, che minacciava di seguirci, dal binario 1 della stazione dei treni di Thiene con un umore condizionato dal mal tempo e siamo arrivati a Lucca dove il sole ci avrebbe illuminato nei giorni seguenti, caricandoci di entusiasmo.
Quest’anno i nostri animatori ci hanno proposto un campo sul tema del viaggio e, nei giorni di permanenza nel piccolo paese di Carraia, hanno saputo coinvolgerci proponendo momenti di gioco ma anche spingendoci a riflettere. Siamo partiti idealmente da un viaggio nel profondo di noi stessi, scavando nella nostra personalità e comprendendo l’esistenza di diversi tipi di viaggio; ci siamo soffermati su quelle situazioni che spingono le persone a viaggiare per necessità, così come succede ai migranti partendo dalle motivazioni del loro viaggio per arrivare a comprendere l’importanza dell’accoglienza.
Una figura particolare ci è stata d’aiuto: don Policarpo, parroco africano di Carraia, che ci ha raccontato la sua storia umana e spirituale nella quale, con coraggio, ha portato avanti le sue scelte in Africa e in Italia.
Con Francesco Gesualdi, uno dei primi alunni di don Lorenzo Milani e fondatore del centro Nuovo modello di sviluppo, abbiamo dialogato di argomenti legati alle ingiustizie nella società odierna affrontando quello che può essere il viaggio di ognuno nella vita.
Accanto al viaggio fisico abbiamo cercato di intraprendere un viaggio spirituale. «In questo sta la differenza fra un pellegrino e un turista: il primo non si limita a visitare ma ad accogliere e condividere le varie storie delle persone che incontra, mentre il turista è solo in cerca di paesaggi e luoghi che danno un piacere momentaneo» ci ha detto il comboniano Alberto Degan. Al ritorno ci siamo accorti che le valigie erano più pesanti che alla partenza, non tanto di cose materiali ma perché il nostro bagaglio di esperienze si è arricchito.

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