“Un vagito nella notte”. Sul palco i giovanissimi di Sarmeola

Un gruppo di ragazzi di Sarmeola sta allestendo il musical Un vagito nella notte di Carlo Tedeschi, dedicato al presepe di Greccio. Un laboratorio formativo che insegna un'arte e fa crescere nella fratellanza e nella fede. Domenica 8 gennaio, in scena al teatro dell'Opera della provvidenza.

“Un vagito nella notte”. Sul palco i giovanissimi di Sarmeola

A Sarmeola il Natale si fa canto, recitazione e danza.
Il merito è dei bambini e ragazzi – una ventina, tra gli 8 e i 12 anni d’età – del laboratorio teatrale parrocchiale, che in questi giorni presentano l’ultimo frutto, ancora in via di perfezionamento, del loro impegno: il musical Un vagito nella notte di Carlo Tedeschi. All’autore la compagnia ha fatto visita domenica 18 dicembre nella sua casa di Monte Colombo presso Rimini.

La prima rappresentazione di Un vagito nella notte ha avuto luogo in patronato il giorno dell’antivigilia. Domenica 8 gennaio ci sarà una replica all’Opsa; altre due saranno programmate probabilmente per Pasqua e in estate.
La storia narrata è quella della nascita del primo presepe vivente, ideato da Francesco d’Assisi a Greccio nella notte di Natale del 1223.
«Ma, più della recita in sé, conta il percorso formativo che ci sta dietro» sottolinea la regista Silvia Davy, responsabile del laboratorio teatrale. Percorso che non è solo di tipo coreutico: «Attraverso il musical i ragazzi esprimono il loro cammino di fede, sull’esempio di quelli che, alcuni anni fa, sempre nell’ambito del laboratorio parrocchiale hanno portato in scena un altro famoso spettacolo di Tedeschi, Chiara di Dio».

Tutto ha avuto iniziato ormai diversi anni fa, quando Silvia Davy ragionava con il parroco, don Paolo De Zuani, su come sfruttare gli spazi del patronato, appena risistemato, nel segno di un’accoglienza fraterna.
«Mi sarebbe piaciuto farne un luogo aperto ai ragazzi e alle loro famiglie 365 giorni all’anno, anche per coinvolgere nella comunità i tanti nuclei residenti ma non originari di Sarmeola. Abbiamo cominciato con un centro estivo, al quale si è aggiunto, su richiesta delle stesse famiglie, un dopo scuola. Poi, assecondando una mia grande passione, ho introdotto il laboratorio teatrale».
Quest’ultimo è una vera e propria scuola che non solo insegna ai ragazzi a stare su un palcoscenico, ma li introduce anche ai segreti della “macchina” che sta dietro le quinte di uno spettacolo, tanto più complessa nel caso di un musical oppure di uno spettacolo di pupazzi.

Nella sua organizzazione e gestione sono impegnati gli stessi attori in erba che, quindi, sono pure un po’ scenografi, un po’ macchinisti e un po’ tecnici audio.
«I ragazzi si stanno mettendo in gioco con entusiasmo e va dato loro atto che non è facile, perché sono una responsabile severa. Cerco di fare in modo che nel laboratorio tutto sia svolto in maniera professionale, ovviamente senza perdere di vista l’obiettivo principale, che è quello di stare insieme in semplicità e divertirsi. La cosa funziona, in tanti hanno coinvolto i loro amici e anche molti adulti si sono resi disponibili a dare una mano per i costumi e le altre necessità del laboratorio. Questo progetto dimostra che piccole cose, come lo sono, in fondo, quelle che facciamo qui, possono dare grandi risultati, specie sul fronte delle relazioni umane. Siamo un gruppo multietnico che lavora in armonia e che si diverte a stare insieme».

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