Vigonovo, il vicariato al cospetto della sfida comunicativa

La presentazione dell’indagine Sonar è stato un momento utile per parlare per la prima volta di comunicazione in vicariato, sebbene ci siano ancora molte ritrosie da sciogliere. Don Fabio Fioraso, il vicario foraneo, sottolinea: «Comunicare è condividere». La scelta di aprire una pagina Facebook per la Caritas vicariale nasce dal fatto che la pastorale è organizzata per ambiti che possono interessare anche chi non è inserito

Vigonovo, il vicariato al cospetto della sfida comunicativa

Il progetto Sonar continua a “viaggiare” per la diocesi di Padova. I risultati dell’indagine esplorativa sulla comunicazione, voluta dall’ufficio diocesano di pastorale della comunicazione e affidata all’osservatorio socioreligioso del Triveneto, sta infatti diventando uno degli argomenti protagonisti all’interno dei coordinamenti vicariali di pastorale. L’aspetto interessante è che la presentazione dei dati non resta una semplice esposizione, ma diventa occasione e strumento per individuare nuove strade di pastorale.

Nel vicariato di Vigonovo primo passo e scelta concreta è stata la decisione di creare una pagina Facebook per la Caritas che non è ancora online. «Abbiamo condiviso il fatto che la comunicazione è lo specchio di com’è organizzata la pastorale, cioè per ambiti. Si sente la necessità di comunicare, confrontarsi e creare sinergia tra i gruppi – spiega Fabio Tomasin, coordinatore vicariale per la comunicazione – Il filone della formazione, espresso da catechesi, Ac, iniziazione cristiana e scuola, è affiancato dalla testimonianza, esplicitata da Caritas, gruppi missionari e gruppi di servizio. Da qui la decisione di creare una pagina Facebook per la Caritas, che è già vicariale e coinvolge anche chi non appartiene ai gruppi parrocchiali o non si sente parte della comunità, perché comunque è un ambito che interessa ad ampio spettro».

Dalla presentazione di Sonar sono emerse delle priorità da darsi all’interno del coordinamento. Ma si riconosce anche la difficoltà oggettiva di trattare dentro l’organismo vicariale argomenti – in apparenza – astratti e legati ai numeri.

«All’inizio c’era molta diffidenza – sottolinea il coordinatore – e certamente la mia esposizione dei risultati di Sonar, per quanto sintetica, non era l’ideale per tenere viva l’attenzione della trentina di partecipanti, tra parroci, vicepresidenti e referenti dei diversi ambiti. Nel lavoro di gruppo l’atmosfera si è sciolta e credo che i più abbiano cominciato a capire che forse l’argomento meritava attenzione. In particolare, nel mio gruppo un parroco, che non aveva voluto nemmeno incontrarmi nelle fasi preliminari della ricerca, si è dimostrato invece collaborativo».

Sciolte le ritrosie del primo momento, la serata ha preso avvio, anche se il coordinamento ha colto poco l’importanza della domanda di condivisione, di comunicazione e di confronto anche sui significati da parti dei laici.

«L’esposizione dei risultati della ricerca ha innescato senza dubbio un meccanismo di verifica e analisi. Però il poco tempo a disposizione non ci ha permesso di arrivare a un “dunque” definito. Mi pare di poter affermare che non c’è ancora la volontà di mettersi in discussione su come facciamo comunicazione: tutto sommato stiamo bene tra di noi e, sopra questo monte, aneliamo all’evangelico “facciamo tre tende”. Credo davvero quindi che l’esigenza primaria sia ancora stimolare la riflessione sul tema, lavorando magari sui gruppi con più giovani al loro interno».

Don Fabio Fioraso, vicario foraneo, concorda con la posizione del coordinatore. «La ricerca è davvero importante – afferma – Ci aiuta a renderci conto che spesso usiamo strumenti che non sono comprensibili e fruibili da tutti. Ci spinge ad avere un occhio sempre più attento alla realtà del nostro vicariato e della nostra parrocchia e uno sguardo verso il futuro, per camminare con i tempi, nel rispetto delle età di ciascuno. Comunicare all’interno di una comunità non è solo dare avvisi, ma è condividere, mettersi in ascolto. Il rischio è di improntare una comunicazione a senso unico dove viene a mancare il ritorno. Quando invece la comunicazione è principalmente incontro e scambio, anche con chi è fuori “dal recinto”».

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