25 aprile, una festa di pace e giustizia
Dal 1962, una commissione guidata dalla Suprema corte israeliana conferisce il titolo onorifico di Giusto tra le nazioni ai non-ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita per salvare anche un solo ebreo dal genocidio nazista. Nei giorni scorsi il titolo di Giusto tra le nazioni è stato conferito, alla memoria, a un prete padovano, mons. Agostino Bellato, scomparso nel 1988, che in tempo di guerra, quando era parroco della Sacra Famiglia, aveva dato rifugio a un giovane ebreo padovano, Marcello Ancona.
Parte dalla sua storia il reportage, curato da Lorenzo Brunazzo, che aiuta a riflettere, alla vigilia del 25 aprile, sulla resistenza nonviolenta in Veneto e sul ruolo dei cattolici.
Se la festa della liberazione è, e sempre più deve essere, una giornata di pace, ciò significa anche dare spessore storico a quella larga parte della resistenza che non fece ricorso alle armi, ma partecipò a quella grande rivolta morale e politica che aveva lo scopo di liberare il paese dall’occupante nazista, brutale e sanguinario, e dal fascismo che era risorto per esserne scherano.
Anche a Padova e nel Veneto ci furono donne e uomini che si ribellarono aiutando gli sbandati dell’8 settembre, gli ex prigionieri, gli ebrei, i renitenti alla leva; che scioperarono nelle fabbriche nonostante il ferreo presidio nazista; che nei campi di internamento tedeschi dissero no a Hitler; che stampavano e distribuivano volantini, giornali, libri clandestini.
E oggi? Festa di pace significa, come avviene a Verona in “Arena di pace e disarmo” – la storica manifestazione che torna dopo molti anni questo 25 aprile – continuare la resistenza ripudiando la guerra «come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e mezzo di risoluzione delle controversie internazionali», svuotando gli arsenali, riempiendo i granai, difendendo l’ambiente.
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