Al via il Novembre filosofico. Padri e figli, maestri e allievi, vecchio e nuovo non sono in antitesi

Torna nei quattro lunedì di novembre l’abbinamento tra le Conferenze filosofiche e la rassegna Un filosofo al cinema che per la sua ventesima edizione ha scelto un tema complesso: “L’avvenire che tormenta, il passato che trattiene, il presente che sfugge”. L’idea portante, come spiega Umberto Curi, è che la vera innovazione non può prescindere dalla valorizzazione dei risultati messi a disposizione dalla tradizione.

Al via il Novembre filosofico. Padri e figli, maestri e allievi, vecchio e nuovo non sono in antitesi

Vent’anni di lavoro: nei quattro lunedì di novembre tornano per le “Conferenze filosofiche” ospitate, e anche questa è ormai una tradizione, nella multisala Mpx in abbinamento alla rassegna “Un filosofo al cinema”.
La proposta culturale vede la collaborazione a Padova di alcune realtà, espressione del mondo religioso e laico: in particolare l’università di Padova, l’Antonianum - Centro ignaziano di cultura e formazione, Filosofia di vita - Dialogo tra buonsenso e sapienza, fondazione Centro studi filosofici di Gallarate e l’ufficio diocesano di pastorale della comunicazione, coordinati dal professor Umberto Curi.
«La linea – sottolinea il gesuita padre Guido Bertagna che introduce le serate – è sempre stata chiaramente pluralistica e interdisciplinare, con contributi alti e, nello stesso tempo, aperti alla più ampia partecipazione possibile. Nel tempo, l’iniziativa ha maturato una qualità riconosciuta da quanti frequentano con assiduità le serate nelle loro articolazioni: l’appuntamento con il cinema prima (alle 17.45) e, a seguire (alle 21), la conversazione di docenti ed esperti. Uno sguardo plurale e una polifonia di voci per entrare nella complessità e nella ricchezza dei temi che toccano la nostra esistenza e la nostra storia».

Tema di questa ventesima edizione è “L’avvenire che tormenta, il passato che trattiene, il presente che sfugge”.

«Un tema – spiega il filosofo e docente padovano Umberto Curi, cui spetta il commento al termine di ogni film – ruota attorno al rapporto vecchio-nuovo, antico-moderno. Viviamo in un periodo in cui l’impazienza di giungere a innovazioni economiche, culturali, sociali dimentica che un’autentica innovazione scaturisce dalla valorizzazione dei risultati più importanti che ci mette a disposizione la tradizione. Esplorare i punti di contatto tra questi due concetti solo apparentemente antitetici, rende più evidente che per conseguire il nuovo bisogna trarre ammaestramento dal vecchio».

Quattro i binomi che vengono proposti al dialogo tra immagini e parole: padre e figlio, maestro e discepolo, tradizione e innovazione, antico e moderno; con la significativa novità, per quanto riguarda le conferenze, di vedere associati agli studiosi e docenti di filosofia e teologia anche degli scrittori che hanno testimoniato una particolare sensibilità su questi argomenti, come Paolo Di Paolo e Mariapia Veladiano.
«Particolare significato – sottolinea Curi – ha il rapporto padre-figlio che affrontiamo nella prima serata, un tema che ci coinvolge tutti, spesso nella duplice veste. È uno degli aspetti della crisi della società di oggi, per le difficoltà di comunicazione determinate, da una parte, da un’accanita difesa del vecchio e dall’altra da un’esasperata ricerca del nuovo».
Il film di partenza è Nebraska del regista Alexander Payne, la storia un anziano che scappa ripetutamente di casa affrontando un viaggio che lo porterà con il figlio alla riscoperta di chi si era e di chi si è diventati. La conferenza serale mette in dialogo lo scrittore Paolo Di Paolo e Giovanni Grandi, docente di filosofia morale e di antropologia filosofica a Padova.

«Il rapporto maestro-discepolo – commenta ancora Curi – argomento del 13 novembre, è altrettanto importante perché fa emergere quanto possa essere fuorviante la cristallizzazione dei ruoli. Mentre presentavo un mio libro recente su questo tema mi è stato chiesto di definire un buon maestro: secondo la mia esperienza è chi ha ancora voglia ed è disponibile a imparare. La responsabilità educativa verso i giovani si esercita conoscendoli e mettendosi in ascolto dei loro valori».
Il film scelto è Whiplash di Damien Chazelle, storia un diciannovenne, che sogna di diventare uno dei migliori batteristi di jazz, sotto la guida del professore Terence Fletcher. La conferenza affianca la scrittrice Mariapia Veladiano e Adriano Fabris, docente di filosofia morale e di filosofia della religione a Pisa.

Terzo appuntamento lunedì 20 novembre, con un superclassico, il film Ordet, di Carl Theodor Dreyer: «Ho insistito nel metterlo – chiosa Curi – perché affronta il problema della fede, mettendo a confronto chi ha un modo tradizionale, inaridito di concepirla e chi invece, come la bambina e il folle, sa credere nell’assurdo, ritiene possibile la risurrezione. Ed è questa disponibilità senza riserve a evidenziare lo statuto più autentico della fede».
Ad affrontare il binomio “tradizione e innovazione” saranno Adriana Cavarero, docente di filosofia politica a Verona, e Remo Bodei, docente di filosofia all’Ucla di Los Angeles.

Il Novembre filosofico si chiuderà lunedì 27 sul binomio antico-moderno con il film Arrival di Denis Villeneuve.
Solo in apparenza si tratta di un film di fantascienza perché in realtà esso affronta il nesso problematico tra scienza e credenza, tra il patrimonio tradizionale di convinzioni e il confronto aspro e pericoloso generato dal’irrompere di qualcosa che non riusciamo a tenere nelle nostre categorie abituali. La conferenza serale vedrà gli interventi di Marcello Ghilardi, docente di filosofia estetica a Padova e Andrea Tagliapietra, docente di storia della filosofia al San Raffaele di Milano.

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