Apre "Rivoluzione Galileo"

La mostra al palazzo del Monte di Pietà è più di un tributo al padre della scienza moderna che riuscì a influenzare ogni campo del sapere con cui venne in contatto. E Padova, che lo accolse nella sua università laica e indipendente per diciotto anni, dove teorizzò quasi tutto il suo pensiero scientifico, resta ancora “la sua città” da scoprire.

Apre "Rivoluzione Galileo"

Galileo scienziato, padre del metodo sperimentale. Galileo fine letterato, esaltato come il più grande scrittore italiano di ogni secolo da Foscolo, Leopardi, Pirandello e Ungaretti, De Sanctis e Calvino. Galileo virtuoso musicista ed esecutore. Galileo artista, considerato uno dei maggiori critici d’arte del Seicento. Galileo geniale inventore (il cannocchiale, il microscopio, il compasso…), abile imprenditore delle sue creazioni rivoluzionarie. Galileo uomo dalla personalità eccezionale e fuori dal comune.

C’è tutto questo, e molto di più, nella grande mostra Rivoluzione Galileo. L’arte incontra la scienza inaugurata sabato 18 novembre a Palazzo del Monte di Pietà a Padova. Un numero elevatissimo di opere, a partire dagli schizzi e dagli acquerelli dello stesso Galileo, nato a Pisa nel 1564 e morto ad Arcetri nel 1642 (è sepolto a Santa Croce a Firenze) compongono le dodici sale dell’esposizione curata da Giovanni Carlo Federico Villa per la Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, con l’intento di condurre i visitatori dentro al “mito” galileiano nato nell’Ottocento, che fu il secolo dei monumenti dedicati allo scienziato umanista (tra cui la 36a statua di Prato della Valle) il quale, accanto a Dante, ha operato una rivoluzione epocale per l’umanità in tutti gli ambiti e le discipline con cui è entrato in relazione, anche solo marginalmente.

Tra le sale di Palazzo del Monte sono proposti sette secoli di arte occidentale che s’intrecciano con la scienza, la tecnologia e l’agiografia galileiana, restituendo la “parabola” dell’uomo e dello scienziato che a Padova visse per diciotto anni e che definì lui stesso«migliori di tutta la mia età». La mostra riserva uno spazio di non poco conto anche all’arte contemporanea: da Gaetano Previati (1852-1920) a Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907) a Giacomo Balla (1871-1958) fino allo scultore indiano contemporaneo Anish Kapoor che apre il percorso espositivo con la sua opera …

Ma come nasce il progetto di “Rivoluzione Galileo”?

«Un anno e mezzo fa la Fondazione Cariparo mi chiese di pensare a un percorso espositivo che potesse esprimere l’eccellenza culturale di Padova attraverso i secoli e l’originalità del suo territorio ruotando intorno a un suo illustre protagonista. Fu immediato pensare a Galileo, alla sua indiscussa influenza nella scienza e nelle arti che ai più oggi è quasi, se non del tutto, sconosciuta. Galileo riuscì a condensare due secoli di Umanesimo per aprirlo alla modernità. Non fu solo scienziato, ma anche un fine letterato con una prosa facilmente leggibile tutt’oggi, un virtuoso liutistache approfondì gli studi del padre Vincenzo, che fu un celebre teorico musicale, e un esecutore raffinato insieme al fratello Michelangelo».

Perchè proprio Padova tra tutte le sedi possibili per una mostra sul padre della fisica moderna?

«Perché a Padova Galileo trascorse diciotto anni, dal 1592 al 1610, alla cattedra ad mathematicam nell’università più antica d’Europa e con una peculiarità unica: se ovunque in Europa l’insegnamento era controllato dai cattolici o dai calvinisti, soltanto il Bo garantiva la più ampia libertà di pensiero. In questo dinamico ambiente culturale Galileo riuscì a elaborare quasi tutto il suo pensiero al punto che poi “visse di rendita” unicamente attraverso la divulgazione scientifica. Galileo, dunque, è in grado di raccontare Padova a 360 gradi. La mostra, poi, a lui dedicata ha un’ulteriore valenza perché il pubblico sarà invogliato a scoprire la città attraverso i luoghi di Galileo: uno su tutti la biblioteca del seminario maggiore dov’è conservata la prima edizione del Dialogo con le note originali stese da Galileo».

Come si compone “Rivoluzione Galileo”?

«Il percorso espositivo parte dagli esordi e arriva fino all’abiura del 1633 e tre grandi filoni tematici s’intrecciano nelle dodici sale: la vita del protagonista, il modo in cui Galileo ha impattato sugli ambiti con cui è venuto in contatto, dalla matematica all’ottica, dalla fisica alla balistica, dalla letteratura all’arte pittorica, senza dimenticare la scultura… E, infine, il terzo tema è quello “Dal cielo degli astrologi a quello degli astronomi”».

Come si apre l’esposizione?

«Nella prima sala troviamo la poesia di Primo Levi Sidereus nuncius in cui esalta “Galileo, primo fra gli umani” ad aver visto, tra le sue tante scoperte celesti, “Valli e monti sulla luna e Saturno trigemino”. A fianco c’è il ritratto del giovane scienziato realizzato da uno dei più celebri pittori del suo tempo: il fiorentino Santi di Tito. Sempre nella prima sala accolgono il pubblico due gigantografie del Bo e del teatro anatomico, alla cui realizzazione lavorò gomito a gomito con Fabrici d’Acquapendente. E poi l’opera di Anish Kapoor, icona dell’arte contemporanea, sullo spazio in costante contrazione ed espansioneche affonda il suo senso nella riflessione sul vuoto come logica geometrica teorizzata da Galileo».

La mostra ha un ampio respiro. Varca i confini stessi dell’Europa dimostrando come l’influenza di Galileo non solo pervada il tempo, ma anche le latitudini.

«Ho voluto raccogliere intorno alla sua figura una varietà assoluta di stili e linguaggi: dipinti, sculture, libri, incisioni, fumetti, film, video, installazioni, fotografie. E, infine, anche il teatro entrerà in “Rivoluzione Galileo” con lo spettacolo Il cielo stellato sopra di me a cui stiamo lavorando insieme a Corrado Augias».

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