Debutta la nuova visita animata di teatrOrtaet nel palazzo ducale di Mantova su Isabella d'Este

Nuovo capitolo della “saga” rinascimentale che l’associazione culturale padovana teatrOrtaet sta costruendo in un suggestivo mosaico che colloca le sue tessere nei più celebri monumenti storici italiani. Alessandra Brocadello e Carlo Bertinelli, dopo la consolidata esperienza ferrarese con Lucrezia Borgia e Lodovico Ariosto, la doppia estate romana a Castel Sant’Angelo con i papi Borgia e Farnese, il fresco esordio romagnolo con i Malatesta, debuttano sabato 2 e domenica 3 dicembre alle ore 16 in palazzo Ducale a Mantova con la visita animata “Isabella d’Este e le sue stanze in Corte Vecchia” Le visite continuano anche la settimana successiva (info www.visiteanimate.it).

Debutta la nuova visita animata di teatrOrtaet nel palazzo ducale di Mantova su Isabella d'Este

Di Isabella d’Este, la “primadonna del Rinascimento”, «nipote del re d’Aragona – come essa stessa fece scrivere a chiare lettere nel giardino segreto del palazzo ducale – figlia e sorella dei duchi di Ferrara, moglie e madre dei marchesi di Mantova» è noto il prestigio culturale e politico di cui godette da quando, quindicenne, nel 1490 andò sposa a Francesco II Gonzaga, fino alla morte, nel 1539. La visita animata, originale formula che fa rivivere i personaggi storici negli ambienti che hanno ispirato e modellato con la loro presenza, avvalendosi della consulenza scientifica di Renata Casarin, responsabile servizi educativi del palazzo ducale mantovano, racconta la vita d’Isabella attraverso le sue “divise” o “imprese”. Con il termine di impresa si definisce un’immagine collegata a un motto, che descrive chi l’ha coniata. Non deve essere incomprensibile, ma nemmeno essere alla portata di tutti. Il Rinascimento è il secolo d’oro per queste forme simboliche e Isabella è davvero maestra nel coniare imprese che la nascondono e al tempo stesso la svelano. Sono sette quelle prescelte per individuare i momenti chiave della sua biografia.

Le sette "imprese"

Anzitutto il diamante, simbolo della casata estense (a Ferrara c’è anche il palazzo “dei Diamanti”), per tratteggiare l’infanzia della figlia d’Ercole. Poi la “A” d’amore, per il tempo delle nozze con il giovane marchese Gonzaga, condottiero e grande appassionato di cavalli da guerra. Quindi “Is”, le iniziali del suo nome, a ricordarle l’impegno di coltivarsi sempre nelle arti e nelle lettere, per fare della sua vita qualcosa di unico e incomparabile.

La quarta impresa, frequente negli ambienti abitati da Isabella, è quella detta del “silenzio”, perché mostra uno spartito in cui sono tracciati solo simboli della pausa musicale. Il silenzio è quello imposto dalla cautela diplomatica, ma anche dalla riflessione su di sè in un periodo di grande subbuglio militare e familiare. Non a caso la quinta impresa, incisa sulla medaglia celebrativa, l’Isabella, recita “Benemerentium ergo” che significa: «Grazie agli astri benevoli a cui va il merito del mio successo». Sotto questo segno la visita racconta l’avventuroso soggiorno nell’Urbe della marchesana nel 1527, anno del sacco di Roma perpetrato dai lanzichenecchi luterani al soldo dell’imperatore Carlo V.

Infine, due imprese molto espressive: il motto senechiano “Nec spe nec metu” che segna un atteggiamento esistenziale realistico, privo di illusorie speranze e inutili paure; l’immagine del candelabro su cui splende una sola candela, “Sufficit unum in tenebris”, davanti al quale Isabella, giunta al termine della sua avventura umana, si domanda se davvero è riuscita a essere un lume per le tante tenebre che si addensano sulla sua famiglia e la sua terra.

I personaggi

La trama dei motti e dei simboli, ben presenti nella Corte vecchia che fa da fastoso eppur raccolto scenario alla visita, chiama in causa vari personaggi significativi che vissero accanto all’Estense: Diomede Carafa che dedicò alla madre d’Isabella il trattato I doveri del principe, lo sposo Francesco e il figlio Federico Gonzaga, papa Clemente VII, Lodovico Ariosto e Baldassarre Castiglione, il mantovano autore del Cortegiano. Ma molti altri uomini politici e artisti s’intravedono tra le quinte, chiamati in causa dall’insaziabile sete di cose belle che sempre assillò Isabella. Una smania collezionistica esigente e tenace, ma non fine a se stessa: i “bagni” nella bellezza, l’immersione nell’arte degli antichi e dei moderni e nelle musiche dell’epoca, che Alessandra Brocadello interpreta con eleganza, servivano alla signora, maestra di buon gusto e di gran moda, non per evadere nel sogno, ma per ritemprare lo spirito e calarsi con più efficace realismo nelle questioni del suo tempo. Su ciò insiste l’interpretazione dei due attori padovani che, grazie al virtuosismo trasformista e all’accuratezza dei costumi, interpretano i vari personaggi, calati nella loro epoca. Un Rinascimento insieme apice della cultura italiana e inizio della lunga eclisse politica che porterà i grandi stati europei a contendersi il predominio sulla penisola.

Le visite animate

Le visite animate sono una riuscita invenzione, risalente al 2003, di teatrOrteat, associazione culturale che produce spettacoli in cui la tradizione s’innesta all’innovazione. La formula (marchio registrato dal 2012) utilizza i prestigiosi edifici storici di cui l’Italia è ricca come scenari per riportare in vita i personaggi che li hanno “animati”. L’idea è partita da parco Treves, ha attecchito nello stabilimento Pedrocchi e all’ombra del Petrarca nella casa d’Arquà, che ospita tuttora riflessioni e bilanci del poeta aretino al termine della sua avventura umana, per estendersi oggi in una dozzina di siti, in continua estensione.

Si è già detto delle due visite al castello Estense di Ferrara, una dedicata a Lucrezia Borgia e l’altra all’Ariosto, nel cinquecentenario del Furioso. E di Castel Sant’Angelo, che gli attori di teatrOrtaet hanno percorso per due estati consecutive dando forma ai tanti volti di papi, artisti, donne che l’hanno frequentato. Fresca di debutto è la visita alla rocca di Verucchio, dominio dei Malatesta, signori di Rimini, storici rivali dei Montefeltro.

Ma altre visite importanti sono state dedicate al Vittoriale di Gardone, in cui d’Annunzio portò il ricordo e perfino il rimpianto del grande amore per Eleonora Duse; a villa Contarini di Piazzola sul Brenta dove “L’orologio del piacere” scandisce lo scorrere dei secoli che modella in varia forma le fastose residenze di villeggiatura veneziane; a villa Beatrice di Baone, ricavata dal monastero che conobbe l’umile gloria di un’altra marchesina estense, la beata Beatrice. E poi ci sono le molte visite ambientate a Padova città, a iniziare dall’importante, impegnativo successo di questo 2017 nella cappella degli Scrovegni. TeatrOrtaet ha portato i suoi personaggi anche alla Specola e al bastione Alicorno.

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