È morto Eugenio Barato, l'architetto del nuovo presbiterio della Cattedrale

L’ultimo suo “biglietto da visita” è stato forse un fascicoletto di 15 pagine, preparato per chiedere udienza al nuovo vescovo mons. Cipolla, con cui ha illustrato, con stringatezza, gli incarichi di progettazione e direzione lavori assunti dagli anni Ottanta per la parrocchia della Cattedrale. Nelle ultime tre pagine l’architetto Eugenio Barato, improvvisamente scomparso martedì 21 novembre all’età di 77 anni, ha messo le foto di otto presepi tra quelli ideati e realizzati, «per mano propria e gratuitamente» per la chiesa cattedrale dal 1980 al 2013. Sarà forse il clima pre natalizio, ma ci sembra che queste immagini, così diverse da quelle che ci si aspetterebbe nel “curriculum” di un professionista affermato qual era, dicano molto dell’uomo e del suo stile. Uno stile amante della tradizione e dell’innovazione insieme, della semplicità dei cannicci e delle figure geometriche e della raffinatezza della linea e della composizione.

È morto Eugenio Barato, l'architetto del nuovo presbiterio della Cattedrale

Molto ha contribuito nella formazione di questo gusto estetico, e non solo, l’esperienza educativa di Eugenio Barato alla Casa del fanciullo, dove ha fatto le sue prime prove artistiche, ancora giovanetto, proprio con i presepi, i cavalli di cartapesta, ma anche con il lavoro concreto dell’edilizia. Una fusione tra esperienza pratica e artistica che rappresenta anch’essa un tratto distintivo dell’architetto, che molti ricordano frequentatore assiduo dei cantieri, sempre pronto a “sporcarsi le mani” per adattare le sue idee progettuali alle situazioni concrete, per far dell’arte qualcosa di bello e vitale dal punto di vista estetico e umano, nella fusione di naturale e artificiale. Un “classico” connubio tra pulizia geometrica e agilità di segno, tra storia dell’arte e naturalità delle forme.
Un armonioso contrasto, che compare anche nella sua passione per il disegno, quello tecnico, rigoroso delle componenti meccaniche e strutturali, quello morbido degli acquarelli che erano il suo “biglietto da visita” vincente per mostrare ai clienti le sue idee e convincerli della loro validità. «Uno dei momenti di condivisione più cari – ricorda mons. Pietro Lievore, che come arciprete della cattedrale l’ha avuto accanto per tutti i 22 anni del suo mandato – risale a un giorno in cui ci siamo seduti insieme sui banchi nella parte centrale della navata del duomo e lui si è messo a disegnare: in poco tempo, con un senso immediato della prospettiva e della spazialità, hanno preso forma sulla carta con evidenza coinvolgente le sue idee per il nuovo presbiterio».

Gli interventi nelle chiese della diocesi

Quella del presbiterio della cattedrale, con le sue molteplici problematiche e con tutti gli occhi della diocesi puntati addosso, è stata sicuramente l’impresa più bella e difficile della carriera di Eugenio Barato; carriera che, subito dopo la laurea a Venezia, ha imboccato la strada dell’arte e dell’architettura sacra, con la vittoria del concorso per la progettazione della chiesa e delle opere parrocchiali di San Domenico di Selvazzano, cui hanno fatto seguito in rapida sequenza quelle di Santa Maria Annunziata di Albignasego, Battaglia... Chiese nuove, ma anche completamenti e ristrutturazioni come quella, splendidamente riuscita, della navata di San Michele delle Badesse, trasformata da uno disadorno “capannone” a un luminoso ed elegante complesso architettonico.
E tra le tante chiese in cui è stato chiamato a intervenire, indubbiamente la cattedrale, che era anche la sua parrocchiale, è quella che avuto tutto il suo amore e la sua attenzione, a partire dal restauro, condotto con l’ingegner Turrini nel 1987-90, della cupola maggiore e di quella minore, con le loro imponenti strutture lignee. Nella parrocchia della Cattedrale molto porta la sua firma, accanto a quella dell’arciprete mons. Lievore: la ristrutturazione delle opere parrocchiali, il restauro della cripta con il nuovo ingresso dall’esterno, la penitenzieria e la cappella San Giuseppe, la riqualificazione e il restauro del battistero e del suo intorno, quello degli organi, il nuovo impianto di illuminazione... Altri lavori importanti per la chiesa padovana riguardano Sant’Andrea, Agna, Torreglia, Sandon.

Un'attività a tutto campo

Ma Barato è intervenuto anche nella trasformazione del cinema-teatro Pio X in multisala e dell’ex cinema di Valdobbiadene in edificio polivalente, un intervento stilisticamente pregevole che ha tradotto in forme moderne antichi archetipi architettonici e ha vinto la scommessa di un complesso adeguamento normativo. Senza contare i numerosi progetti in campo civile, urbanistico, industriale e residenziale, in Italia e all’estero (Lussemburgo, Mosca, Riga). Uno su tutti: la palazzina uffici della Plastotecnica di Bagnoli di Sopra che è stato il primo progetto segnalato nella categoria nuove costruzione dellla prima edizione del premio di architettura Barbara Capocchin, nel 2003.
La competenza professionale di Eugenio Barato, continuamente arricchira e aggiornata nel corso degli anni, si è avvalsa di una qualità umana portata al dialogo e alla collaborazione, appena venata da un’ironia sdrammatizzante, il che è stato essenziale per rapportarsi con le complesse macchine decisionali ecclesiali e pubbliche, con un occhio di riguardo per le soprintendenze, con le quali l’intesa è sempre stata eccellente.

Il rapporto con lo scultore Giuliano Vangi

Un pensiero speciale merita il rapporto che si è instaurato con l’artista del presbiterio della Cattedrale, Giuliano Vangi, “scoperto” quasi per caso, quando ancora non aveva fatto nulla d’arte sacra (dopo l’esperienza padovana lo scultore la lavorato per il duomo di Pisa, i Musei vaticani, i santuari di padre Pio da Pietrelcina e Giovanni XXIII), in una visita compiuta insieme alla moglie Fernanda alla Biennale di Venezia. Con lui è stata possibile realizzare, nella cattedrale padovana, una fusione intima d’arte e architettura, dove è arduo definire dove finisce l’una e inizia l’altra. Il sodalizio artistico è durato ben oltre il cantiere padovano, con l’allestimento di mostre su Vangi a Pesaro, Firenze, Pietrasanta e Padova, in Palazzo della Ragione, curate dallo studio Barato dove, assieme a Eugenio, lavora la figlia Marianna, anch’essa architetto.

Delle tante cose da dire sul presbiterio e sul crocifisso del giubileo, scegliamo una curiosità: alla ricerca di una pietra simile a quella d’Istria usata per il basamento del duomo, la si trovò adatta allo scopo e disponibile in lastre grandi a sufficienza in una nuova cava tunisina. La pietra non aveva ancora un nome d’arte e si scelse di chiamarla con quello della figlia di Barato. Oggi è nota in tutto il mondo come “Marianna cream”.

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