Furono i monasteri i primi "mattoni" dell'Europa

«L’iniziativa di Juncker, bella concreta e simbolica – ha sottolineato la presidente della regione Umbria Catiuscia Marini – volta a ricostruire la basilica di Norcia è pienamente apprezzata. San Benedetto ha costruito e diffuso con il suo pensiero il monachesimo occidentale in tutta Europa. Le abbazie benedettine sono stati luoghi di spiritualità e cultura, ma anche delle pratiche agricole europee».

Furono i monasteri i primi "mattoni" dell'Europa

«È giusto che la commissione Ue si faccia carico della ricostruzione della bellissima cattedrale di Norcia»: questa affermazione del presidente Jean-Claude Juncker, aldilà di ogni strumentalizzazione politica su quanto l’Europa debba riconoscere all’Italia per la ricostruzione post terremoto, ben esprime il valore simbolico di una chiesa e di una figura come quella di san Benedetto, a ragione tra i patroni di questa nostra tribolata Unione Europea.

«L’iniziativa di Juncker, bella concreta e simbolica – ha sottolineato la presidente della regione Umbria Catiuscia Marini – volta a ricostruire la basilica di Norcia è pienamente apprezzata. San Benedetto ha costruito e diffuso con il suo pensiero il monachesimo occidentale in tutta Europa. Le abbazie benedettine sono stati luoghi di spiritualità e cultura, ma anche delle pratiche agricole europee».

E proprio su questo tema, “La nascite dell’Europa e il movimento benedettino”, il Fai, Fondo ambientale italiano, con il patrocinio del comune di Padova e il contributo di banca Esperia, ha organizzato una giornata di studi a Santa Giustina, che ha visto gli interventi dell’abate padre Giulio Pagnoni, per spiegare l’azione svolta dal monachesimo benedettino a fondamento dell’identità europea, di padre Francesco Trolese, abate emerito e storico del movimento benedettino, che si è concentrato sul ruolo svolto dai Benedettini in Veneto nella bonifica dei territori e l’organizzazione agraria, e di Gianmario Guidarelli, docente di storia dell’architettura al dipartimento Iea dell’università di Padova, che ha approfondito la tipologia del monastero benedettino e le sue regole costruttive.

Il monachesimo cattolico è stata una delle istituzioni religiose che, tra quarto e ottavo secolo, con l’indebolirsi dell’impero romano, si rivelarono forze costruttive di una nuova civiltà. A dargli la sua particolare fisionomia operosa, fu Benedetto da Norcia, pacis nuntius, secondo la celebre espressione che papa Paolo VI impiegò nella lettera apostolica con la quale lo proclamò patrono principale dell’intera Europa. I monasteri benedettini, che si estesero in tutta Europa soprattutto durante l’impero di Carlo Magno, diedero vita a un nuovo modello di società fondata sulla fratellanza cristiana.

Uno dei principi fondanti, come ha spiegato l’abate, è la stabilitas: il monaco abita per tutta la vita nel monastero che è la sua casa. Si crea una famiglia monastica, con un abate che è il padre e che con pragmatismo e buon senso deve gestire le relazioni tra i confratelli. Così come il monastero è una famiglia, anche l’Europa è una famiglia di popoli diversi in cui nessuno deve essere sacrificato nella sua natura.

La seconda parola chiave è il lavoro, il cui ruolo appare continuamente nella regola. E poi lo studio, che non è semplice erudizione ma comprensione delle cose. I monaci lavoravano la terra, preservandola dall’abbandono, facendo grandi opere di bonifica, e attorno ai monasteri si radunarono numerose famiglie coloniche, diventando il centro di un piccolo mondo economico, agricolo e artigianale. Il sovrappiù della produzione era posto in vendita; così sorsero centri di compravendite, fiere e mercati, essenza della rinnovata vita di scambio.

Il monastero era anche scuola, ospedale, centro culturale. Padova fu sede di uno dei più importanti monasteri benedettini, quello di Santa Giustina, fulcro del rinnovamento monastico europeo guidato da Ludovico Barbo.

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