Giorno della memoria. L’istituto Confucio ricorda gli ebrei salvati a Shanghai

Una mostra nel museo della Padova ebraica. Fino al 29 gennaio si rievoca la presenza de "Gli Ebrei a Shangai", in Cina per sfuggire alle persecuzioni naziste. Tra di loro c'erano lo scienziato George Zames, di origine polacca, che poi in Canada diede un contributo straordinario alla teoria dei sistemi e del controllo automatico.

Giorno della memoria. L’istituto Confucio ricorda gli ebrei salvati a Shanghai

L’istituto Confucio all’università di Padova in collaborazione con il Museo della Padova ebraica, in occasione della Giornata della memoria, tradizionalmente celebrata il 27 gennaio, data della liberazione nel 1945 del lager di Auschwitz, propone all’interno del museo una mostra su “Gli Ebrei a Shanghai”.

La rassegna foto-documentaria aperta fino al 29 gennaio rievoca l’arrivo in Cina, a partire dal 1938, di decine di migliaia di ebrei in fuga dai nazisti.

Vitale fu allora l’aiuto offerto dal console generale cinese a Vienna Ho Feng Shan il quale, nonostante la forte ostilità del ministero degli esteri e dell’ambasciatore del suo paese a Berlino interessati piuttosto a mantenere l’appoggio della Germania contro il Giappone, concesse visti a tredicimila ebrei.

Fotografie, documenti e testimonianze illustrano alcuni aspetti della vita collettiva a Shanghai fino al 1948 della comunità di rifugiati, sradicati dai paesi d’origine e costretti a vivere in una realtà completamente nuova. Nel 1942, con l’ingresso dei giapponesi a Shanghai, le autorità nipponiche alleate alla Germania istituirono un’area designata per i rifugiati ebrei, definiti apolidi, nel quartiere di Hongkou che divenne sostanzialmente un ghetto. Essi comunque non misero mai in pratica i piani tedeschi di sterminio della popolazione ebraica. Il ghetto esaurì la sua funzione nell’immediato dopoguerra, quando la maggior parte dei residenti si trasferì in Usa, Australia, Canada o in Israele.

Tra i personaggi famosi che transitarono nel ghetto di Shanghai l’istituto Confucio vuole in particolare ricordare l’insigne scienziato George Zames. Nato il 7 gennaio 1934 a Lodz, in Polonia, e cresciuto a Varsavia, George Zames si trovava nella capitale polacca quando il bombardamento della città segnò l’inizio della seconda guerra mondiale.

Assieme alla famiglia scappò dall’Europa in una vera e propria odissea che lo portò in Lituania, Russia, Siberia per poi raggiungere Kobe in Giappone nel 1941, grazie all’aiuto del console giapponese in Lituania, Senpo Sugihara. Nello stesso anno venne trasferito con la famiglia nel ghetto ebraico di Shanghai, dove riuscì a compiere un percorso di studi proficuo e senza interruzioni. Quando dopo la fine della guerra la sua famiglia si trasferì in Canada, Zames venne ammesso alla McGill university a soli 15 anni, laureandosi a pieni voti in ingegneria e vincendo una borsa di studio per l’Inghilterra. La sua carriera accademica si è svolta all’Imperial college, al Mit e alla McGill university prima della morte improvvisa, il 10 agosto 1997. In occasione del “Mathematical Theory of Networks and Systems Symposium” tenutosi a Padova nel 1998, l’università di Padova l’ha ricordato per il suo fondamentale contributo alla teoria dei sistemi e del controllo automatico.

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