Il grande studioso delle ossa dei nostri avi

Il docente padovano Vito Terribile Wiel Marin, uno dei padri della paleopatologia scomparso all’improvviso un mese fa, è l’antesignano di quel gruppo di medicina umanistica che, con l’aiuto di strumenti diagnostici sempre più sofisticati, sta raggiungendo importanti risultati attraverso la ricognizione scientifica delle salme di personaggi famosi (e non).

Il grande studioso delle ossa dei nostri avi

«Ubi mors gaudet succurrere vitae». Il teatro anatomico di Padova non è l’unico sul cui arco d’ingresso troneggia questa scritta, che lo indica come luogo «in cui la morte è lieta di prestare aiuto alla vita». Una scritta che, secondo il discepolo Gaetano Thiene, ordinario di patologia cardiovascolare dell’università di Padova, ben racchiude la missione di ricercatore del suo maestro Vito Terribile Wiel Marin.

Un docente universitario che in questo modo interpretava il suo ruolo di patologo e la speranza di vita che lo illuminava, quando eseguiva in modo magistrale le tante autopsie condotte su cadaveri e anche quando dedicava la stessa attenzione analitica ai resti delle salme antiche che gli venivano sottoposte perché svelasse i segreti in esse celati che la storia non aveva tramandato. Perché la vita, a cui la morte viene in soccorso, non è solo quella fisica, legata alla salute del corpo, ma anche quella intellettuale, illuminata dalla conoscenza, quella che ci rende vicino il volto dei grandi del passato, siano personaggi illustri o santi, ai cui corpi da sempre la chiesa ha tributato una particolare devozione. E di ricognizioni di resti “illustri”, materiale per gli studi di paleopatologia e antropologia, il docente padovano ne ha esaminati davvero molti, da Antenore a Petrarca, da sant’Antonio a san Luca evangelista, solo per citare i più celebri.

Un esame clinico che egli sapeva condurre osservando e deducendo con l’esperienza del grande studioso di storia naturale del corpo umano e la sagacia del detective. «Un esempio – sostiene Gaetano Thiene – che ha fatto scuola, alla pari della sua coerenza nel seguire il metodo morgagnano, proprio della tradizione padovana, che impiega sistematicamente l’autopsia per lo studio della correlazione tra le lesioni degli organi e i sintomi della malattia. La sua accuratezza nella stesura dei verbali di autopsia è rimasta insuperabile. Per il connubio storia-medicina, il professor Terribile è stato alla base della nascita del gruppo di medicina umanistica dell’università di Padova che ha oggi i suoi principali esponenti in studiosi come Maurizio Rippa Bonati, suo discepolo, Fabio Zampieri, studioso del Morgagni ed esperto in medicina evolutiva, Alberto Zanatta paleopatologo autore tra l’altro dello studio sulla vertebra di Galilei che ha permesso di risalire alle malattie e alla cecità che l’affliggeva in tarda età».

La paleopatologia, lo studio delle malattie del passato, è progredita enormemente in questi ultimi trent’anni, grazie soprattutto ai moderni strumenti d’indagine diagnostica della medicina, gli stessi che hanno rivoluzionato anche le tecniche d’investigazione poliziesca e giudiziaria. Nuove tecniche radiologiche, come la tac, tomografia assiale computerizzata, permettono di studiare i resti antichi senza metodi invasivi. A Padova, per esempio, è stata effettuata la tac agli esemplari anatomici della collezione storica, rivelando cose inattese. «Un altro settore rivoluzionario – aggiunge Thiene – riguarda l’uso delle tecniche molecolari: l’esame del dna ci ha consentito, di recente, di distinguere e separare lo scheletro di Giambattista Morgagni conservato in una tomba che era piena di crani (ben 24 interi) e di ossa appartenenti a innumerevoli altri soggetti. Fortuna ha voluto che nella stessa tomba ci fossero anche le salme dei due figli morti in età infantile, per cui abbiamo proceduto a una vera e propria identificazione genetica di paternità, la stessa che si fa tutt’oggi in medicina legale, estraendo il dna da un dente del cranio del presunto Morgagni e dalle ossa dei due bambini».

Lo studio del dna antico (adna) ha rivoluzionato la paleogenetica e anche la conoscenza delle malattie infettive del passato, come la peste o la sifilide. Il calco del cranio del Morgagni è stato utilizzato, con le moderne tecniche di ricostruzione virtuale, per dare un volto al fondatore dell’anatomia patologica. Un’applicazione di “arte scientifica” che ha messo insieme il rigore delle regole scientifiche e l’abilità degli artisti. Alti metodi di indagine utilizzati dalla paleopatologia sono: l’applicazione degli anticorpi (immunoistochimica) allo studio dei tessuti molli antichi che ha permesso diagnosi più esatte; l’applicazione degli elementi in traccia e degli isotopi stabili del carbonio e dell’azoto che ha reso la paleonutrizione una scienza quasi esatta.

Studiare l’evoluzione e dare un’immagine storica dell’arte medica non è solo a vantaggio dei cacciatori di scoop storici ma, secondo Gaetano Thiene, dà un connotato diverso alla stessa pratica medica, al pensiero clinico che sta alla base della diagnosi e della cura del paziente. Inoltre lo studio dell’origine di alcune importanti malattie d’oggi, come il cancro e l’arteriosclerosi, e la ricostruzione delle origini e della diffusione delle malattie infettive non possono non avere interessanti ripercussioni anche sulla medicina attuale.

«Dal punto di vista storico – sottolinea infine Gaetano Thiene – i meriti di Vito Terribile Wiel Marin non si limitano però solo alla vocazione di paleopatologo e antropologo che ha fortemente caratterizzato la sua attività dopo il pensionamento. Egli è stato direttore dell’istituto di storia della medicina; ha il merito di aver riordinato e pubblicato la raccolta museale di esemplari anatomici, iniziata fin dalla fondazione dell’istituto nella seconda metà dell’Ottocento, forse una delle più spettacolari al mondo, di cui avvertiamo la responsabilità della conservazione come un vero e proprio patrimonio dell’umanità. Ha infine dato avvio alla collezione anatomica di cardiopatie congenite, che sto personalmente continuando e che ha raggiunto i 1.600 esemplari, con l’introduzione di un metodo di studio di vasta casistica, in grado di delineare l’intero spettro morfologico delle singole malformazioni e di guidare l’occhio del cardiologo nella diagnosi clinica e la mano del chirurgo nell’atto della correzione del difetto»

Trigesimo: Vito Terriile Wiel Marin è scomparso lo scorso 11 gennaio 

Il 2 gennaio 2002 aveva dedicato la sua ultima lezione da docente universitario, nell’anfiteatro Morgagni dell’istituto di anatomia patologica, alle 45 ricognizioni necroscopiche di personaggi illustri e di santi eseguite nel corso degli anni, a partire da quel gennaio 1981 quando assurse a fama mondiale come direttore dell’equipe scientifica che esaminò i resti mortali di sant’Antonio di Padova, in occasione del 750° anniversario della morte.

Vito Terribile Wiel Marin è scomparso all’improvviso un mese fa, a 76 anni. Gaetano Thiene, come suo allievo e decano dell’istituto di anatomia patologia, nell’elogio funebre pronunciato nel corso della commemorazione tenuta giovedì 15 gennaio al Bo, ha ricordato i molteplici meriti dello studioso e del docente. Laureato con lode nel 1966, ha percorso tutte le tappe della carriera universitaria giungendo a essere ordinario nel 1986 di istituzioni di anatomia patologica per il corso di laurea in odontoiatria. Di questo corso fu tra i fondatori a Padova e presidente con l’obiettivo di portare a compimento un piano formativo della nuova figura di medico odontoiatra nella nostra università. Per molti anni ha tenuto la reggenza della direzione dell’istituto di storia della medicina e, dopo il pensionamento del 2001, gli è stato conferito il titolo di professore onorario, cui è seguita la medaglia d’oro di benemerito della scuola e della cultura conferita dal presidente Ciampi.

Tra le tante pubblicazioni di Vito Terribile Wiel Marin rimane pietra miliare il suo Compendio di tecnica e diagnostica delle autopsie venduto in migliaia di copie. L’autopsia era per lui, sostenitore del metodo morgagnano, un elemento fondamentale della professione medica. Fedele a quanto sosteneva il Morgagni: «I medici che hanno eseguito o visto numerose autopsie hanno quanto meno imparato a dubitare della loro diagnosi. Gli altri... vivono nelle nuvole di un’incontrollata illusione». Sarà per questo che se ne eseguono sempre meno...

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