Il turismo veneto ora scommette sullo slow-bike

La regione punta sul richiamo che il nostro territorio può esercitare sulle migliaia di turisti su due ruote, soprattutto tedeschi, austriaci e olandesi (ma il fenomeno sta assumendo dimensioni crescenti), che si spostano per ville e centri d’arte, che hanno bisogno di strutture di supporto e accoglienza.

Il turismo veneto ora scommette sullo slow-bike

Quattro itinerari da compiere in quattro-sei giorni e sette ciclovie di 30-60 chilometri (short-break per gli anglosimpatizzanti), per un totale di 1.200 chilometri di piste ciclabili attrezzate: è questa l’offerta “slow bike” che la regione del Veneto presenta in uno dei suoi nuovi prodotti editoriali della collana “Veneto in bicicletta”, insieme al fascicolo dedicato alle mountain bike e a quello riservato al turista sportivo.
Ma è proprio sul turismo lento, quello alla portata di tutti, che sta puntando l’ente regionale che con le parole del vicepresidente Marino Zorzato, assessore alla cultura, ha annunciato la immediata disponibilità di 35 milioni di euro, stanziati a enti locali, preferibilmente associati, ed enti di gestione dei parchi e delle riserve naturali attraverso un bando del Fondo per lo sviluppo e la coesione.
La regione più turistica d’Italia intende quindi puntare su questo settore della “mobilità lenta” in considerazione del fatto che il valore economico della vacanza in bicicletta – come commenta l’assessore al turismo Marino Finozzi presentando i dati della commissione europea – in Europa si aggira intorno a 11 miliardi di euro, generato per due terzi da tedeschi e per il resto da austriaci e olandesi. La regione è già presente nei cataloghi dei tour operator europei e non a caso le vie più gettonate sono quelle che scendono dalle Alpi. Ma si può fare di più.

Accanto agli itinerari consolidati Garda-Venezia, Dolomiti-Venezia, la Via del mare e l’Anello del Veneto (che tocca Chioggia, Abano, Vicenza, Bassano e Treviso), si sta lavorando attorno all’itinerario del Brenta, consolidato nella parte trentina e nel tratto contiguo che giunge fino a Bassano e in costruzione nella parte meridionale.
C’è poi la “famosa” ex ferrovia Treviso Ostiglia, inaugurata giusto un anno fa ma non ancora tutta praticabile nei suoi 117 chilometri. Però accanto ai “maxiprogetti” sono innumerevoli le iniziative più ristrette.
I contributi regionali guardano, per quanto riguarda il cicloturismo, con particolare attenzione alle aree di pregio ambientale e culturale in applicazione del masterplan per la mobilità su due ruote adottato. Ma il miglioramento dell’accoglienza del turista passa anche per altri servizi, dai percorsi scaricabili in formato adatto ai navigatori gps alla promozione capillare e costante di un territorio che spesso ha nella mancanza di coordinamento e di capacità di presentazione di un’immagine complessiva il suo tallone d’achille.

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