"In principio": tre serate di musica sacra nelle chiese padovane

L'8 settembre nella chiesa di San Francesco, il 14 ai Servi e il 20 a Santa Sofia, l'Orchestra di Padova e del Veneto esegue opere di alcuni compositori classici sul tema della passione di Cristo, con un inedito di Andrea Mannucci composto appositamente per la rassegna.

"In principio": tre serate di musica sacra nelle chiese padovane

Un'occasione pastorale, spirituale, di evangelizzazione e di dialogo nel segno della musica sacra.
È così che don Gianandrea Di Donna, dell'ufficio liturgico diocesano, vede la prima rassegna “In Principio” dell’Orchestra di Padova e del Veneto, della quale ha ideato il programma insieme al direttore artistico dell'Opv Marco Angius. Sono previsti tre concerti a ingresso gratuito in alcune delle più belle chiese della città – San Francesco, Santa Maria dei Servi e Santa Sofia – rispettivamente nelle sere dell'8, 14 e 20 settembre. E proprio dal ruolo delle chiese parte la riflessione di don Di Donna:

«In generale, non possono supplire alla carenza di sale da concerto. La musica sacra, tuttavia, esprime da sempre la relazione dell'uomo con Dio. La sua fruizione artistica è un altro modo per raccontare il mistero del Signore nelle nostre chiese che, grazie al linguaggio universale della musica, diventano uno spazio di dialogo con tutti gli uomini di buona volontà, inclusi i non credenti».

Il programma della rassegna parla, per l'appunto, un linguaggio comprensibile a tutti gli ascoltatori.
Con l’eccezione di Una croce trafitta d’amore, brano commissionato dall’Opv ad Andrea Mannucci proprio per questo festival, è incardinato sui due periodi storici più “popolari”: barocco e classico. Per ciascuno gli autori sono quelli più rappresentativi: Händel, Vivaldi, Haydn e Mozart. Manca Bach – osserverà qualcuno – ma la scelta appare coerente perché i compositori prescelti sono tutti caratterizzati da una cantabilità e una facilità melodica spesso assente nelle severe e più impegnative opere del collega.

Inoltre, a differenza delle “ortodosse” composizioni sacre di Bach, alcuni dei brani che si ascolteranno sono “sacri” in senso più lato, talvolta solo allusivo.
Si pensi alle due sinfonie di Haydn, non certo composte per un’esecuzione in chiesa, ma comunque intrise della fede sincera del loro autore, che nella n. 26 Lamentatione utilizza come tema un antico canto della Passione di Cristo e nella n. 49 Passione esprime da par suo lo sgomento per il supplizio di Gesù. Quest'ultimo tema viene sviluppato specificamente da Haydn ne Le ultime sette parole del nostro Redentore sulla Croce, sette sonate, dolorosamente espressive, precedute da un'introduzione e un “terremoto”, pensate per accompagnare un particolare rito del venerdì santo in Spagna.
Nel concerto in do maggiore Per la Santissima Assunzione di Maria Vergine di Vivaldi, il sacro sta soprattutto nell'architettura del pezzo, che richiama quella di San Marco a Venezia. Esso, infatti, è scritto per due “cori” di archi dal suggestivo effetto stereofonico, sul modello delle orchestre che nel Cinquecento si rispondevano dalle varie gallerie della basilica.
Del mottetto per soprano e orchestra Exsultate, jubilate, invece, si può dire che la sua sacralità risieda nella miracolosa trasfigurazione dello stile operistico italiano coevo ivi realizzata dal diciassettenne Mozart, con esiti di immacolata purezza. In questo ebbe come precursore il giovane Händel, presente in cartellone con una poco nota antifona di austera ascendenza corelliana (Haec est Regina virginum) e con uno dei concerti per organo che allietavano il pubblico negli intervalli dei suoi oratori. A lungo attribuita al genio sassone, del quale era anzi ritenuta la cantata mariana migliore, è stata Il pianto di Maria: Giunta l’ora fatal composta in realtà da Giovanni Battista Ferrandini, oscuro autore veneziano qui illuminato da un'ispirazione altrimenti sconosciutagli.  

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