La “Mastea d'oro” premio alla critica dell'arte Flores D'Arcais e agli artisti Trevisan e Gorlato

Dal 2 al 9 ottobre in sala Borsellino a Campagnola di Brugine c’è la mostra con le opere degli artisti Franco Trevisan e Bruno Gorlato, che quest'anno insieme a Francesca Flores D’Arcais sono stati premiati con la “Mastea d’oro”. 

La “Mastea d'oro” premio alla critica dell'arte Flores D'Arcais e agli artisti Trevisan e Gorlato

Edizione numero 13, che significa 26 anni di vita per il premio biennale “Mastea d’oro” della pro loco Campagnola e Brugine guidata da Gianni Beggio, che premia ogni due anni tre insigni personalità venete, uno scrittore, di narrativa o saggistica, un pittore e uno scultore. Quest’anno i prescelti sono la storica dell’arte padovana Francesca Flores D’Arcais, lo scultore di Montagnana Franco Trevisan e il pittore padovano Bruno Gorlato. Quest’edizione è anche la prima del “dopo Tieto”, il critico e storico dell’arte che per 14 anni è stato l’anima della manifestazione, dopo le prime cinque edizioni guidate da Luigi Montobbio. I profili dei premiati, scelti da un comitato, sono stati tracciati da Daniela Giraldo Toscani, insegnante di vasta competenza.

«La mastea – ricorda Luciano Favorido, anima profonda del premio – era il recipiente in cui si metteva il vino novello prima di travasarlo nelle botti. Da qui si attingeva per il primo assaggio. Se era buono i veci facevano i complimenti al contadino: «Senti che bon, l’è come l’oro». Da qui il nome dell’iniziativa d’inizio ottobre che ha portato in Saccisica personaggi insigni come Mario Rigoni Stern e Antonio Cibotto, Manlio Cortellazzo e mons. Alfredo Contran (direttore della Difesa del popolo dal 1965 al 1993), ma anche, in campo artistico, il nostro Stefano Baschierato e Riccardo Galuppo, Franco Fiabane e Novello Finotti, con tanti altri. Tutti hanno lasciato un segno profondo con la loro presenza e la loro testimonianza, che rappresenta un patrimonio per il nostro territorio».

La rosa di quest’anno presenta anzitutto una storica dell’arte nota per i suoi saggi sui grandi pittori del Trecento e del Sei-Settecento: Giotto, Guariento, Altichiero, Pietro Liberi, Antonio Balestra.... Con accuratezza storica, scrive il saggio di presentazione, «riesce a portare “dentro” all’opera e con pacata semplicità farti conoscere le ragioni della scelta dell’artista, farti capire con chiarezza per quale alto concetto teologico o morale è presente un personaggio, per farti capire e vivere le emozioni di chi quell’opera l’ha creata».

Franco Trevisan, di cui si possono ammirare le sculture nel giardino dei musei agli Eremitani di Padova, a Firenze, Abano, Urbana, Montagnana, esprime la bellezza e il sentimento con «l’attenzione per il movimento danzato e per l’atto ginnico, in cui la perfezione del gesto è metafora di potenza della mente e del corpo». Bruno Gorlato fa emergere dal passato «castelli imperiosi, mura merlate, paesaggi lontani» su cui si stagliano grandi oggetti simbolici, manifestazione dell’inconscio.

La mostra degli autori viene inaugurata in sala Borsellino di Campagnola domenica 2 ottobre alle ore 17 e resta aperta fino a domenica 9.

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