La lezione più efficace? È la trincea

Il Club alpino italiano regionale ha proposto delle attività rivolte ai ragazzi dell’obbligo con escursioni che portano le scolaresche a “toccare con mano” gallerie, osservatori, postazioni in cui i loro bisnonni hanno combattuto. Riprende con la primavera la proposta didattica rivolta alle scuole “I sentieri della grande guerra”. Sette gli itinerari consigliati per le visite guidate: sull’altopiano di Asiago, il Grappa, il fronte dolomitico e quello carsico

La lezione più efficace? È la trincea

La memoria che cammina: con la riapertura, ormai vicina, della bella stagione il Cai veneto ripropone le sue iniziative di commemorazione “escursionistica” del primo conflitto mondiale, dal “3G - Gran tour della grande guerra” a “I sentieri della grande guerra”.

Il gran tour invita i gruppi escursionistici di almeno sei persone a effettuare almeno 15 tra visite guidate e itinerari, scegliendo tra le 43 proposte più significative elencate nel progetto. Una volta realizzato il proprio Grantour, entro il 2018, il gruppo riceverà un significativo riconoscimento dal Cai Veneto durante l’evento conclusivo. “I sentieri della grande guerra” è un progetto che promuove un percorso di apprendimento e di interazione con il territorio rivolto agli insegnanti e agli alunni della scuola dell’obbligo, a cui viene offerta l’opportunità di “toccare con mano” le tracce ancora tangibili rimaste sul territorio della montagna veneta.

Tracce che sono state in molti casi ripristinate con cura da associazioni di volontari che amano il loro territorio e la sua storia. Il progetto prevede, dopo un opportuno momento di formazione di insegnanti e allievi, delle visite guidate, curate da volontari del Cai, su itinerari facili e di durata relativamente breve, per dare la possibilità di percorrerli anche a ragazzini, ma particolarmente significativi per la presenza di trincee ancora circondate di crateri scavati dalle granate, ricoveri, postazioni in galleria, costruzioni militari, resti di osservatori e di fortificazioni eretti fin sulla cima delle montagne, nidi di mitragliatrici e feritoie per i cecchini.

Sette gli itinerari consigliati: sul fronte degli Altopiani il monte Cengio; su quello del Grappa-Piave il monte Palon con il percorso della memoria, il sistema fortificato di casara Col Andreon e il sentiero didattico-storico del col Campeggia; sul fronte dolomitico le Cinque Torri; sul fronte carsico il Pal Piccolo e Monte San Michele.

«L’offerta – commenta Davide Selmin, referente per il Cai di Padova e Rovigo e accompagnatore dell’itinerario di col Campeggia sul Grappa – viene da un comitato di volontari, ciascuno dei quali ha individuato e preparato un percorso e si rende disponibile a fare da guida, per far conoscere la storia della guerra in quelle zone. La regione ha appoggiato la pubblicizzazione dell’iniziativa e ha poi premiato le scuole che, dopo le visite dell’anno scorso, hanno presentato i migliori elaborati».

L’itinerario di col Campeggia, per citare quello seguito in prima persona da Selmin, è stato messo in sicurezza e attrezzato con cartelli esplicativi dall’associazione Montegrappa. Si presta particolarmente per le iniziative didattiche perché è privo di difficoltà tecniche, è abbastanza breve ma fitto di richiami storici da spiegare durante la visita, che dura circa tre ore. Richiami storici meno noti di quelli di cima Grappa, ma ugualmente interessanti: col Campeggia, alto 1.100 metri, era sede del comando tattico del nono corpo d’armata ed era munito di un sistema fortificato a difesa della sottostante valle Felicita. C’erano osservatori a pozzo con vista sul monte Asolone e i Colli Alti per dirigere il tiro d’artiglieria e per tenere a bada gli spostamenti di truppe nemiche.

«I ragazzi – spiega la guida – si dimostrano incuriositi dalle spiegazioni su come si svolgevano i rifornimenti alla prima linea e sulla vita di trincea. Nel 1917-18 era stata costruita addirittura una linea ferroviaria a scartamento ridotto che saliva da Bassano fino a valle Santa Felicita, che alimentava due teleferiche e una condotta idrica per arrivare fin sulle cime del massiccio, a monte Oro e monte Asolone. I ragazzi sono colpiti dalle grotte-rifugio contro i bombardamenti dell’artiglieria, che erano state scavate nelle posizioni defilate rispetto alla traiettoria dei proiettili, dai posti di vedetta-osservatorio a pozzo, scavati nella roccia, che si addentrano nella montagna e che bisogna raggiungere inerpicandosi per stretti cunicoli su scoscesi gradini di pietra e infine su una scaletta a pioli. S’immedesimano nella sofferenza di chi doveva restare qui a combattere sotto la neve e le bombe. L’ambiente è piacevole anche dal punto di vista paesaggistico perché ci sono vari punti in cui il sentiero si apre su suggestive visioni della pianura aperta».

Selmin ha seguito l’attività didattica sulla grande guerra in qualità di accompagnatore dell’alpinismo giovanile del Cai: segue quindi già un folto gruppo di ragazzi dai sette ai diciotto anni che periodicamente effettua escursioni in montagna, in media una decina all’anno, anche se la frequenza varia a seconda dell’età. Ovviamente anche i ragazzi del Cai, in questi anni del centenario, seguono con particolare attenzione gli itinerari connessi alla grande guerra.

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