Luigi Configliachi più che fare ricerca voleva rinnovare l'agricoltura

150 anni fa, il 9 febbraio 1864, all’età di 77 anni, moriva a San Pietro Montagnon, ora Montegrotto Terme, Luigi Configliachi. Il suo ricordo, ingiustamente sbiadito, è legato alla fondazione, avvenuta a fine maggio del 1838, dell’Istituto padovano per minorati della vista che porta il suo nome, all’epoca denominato  “Istituto per i ciechi”. Forse è giunto il momento di riconoscere analoga onorabilità anche alla sua memoria 

Luigi Configliachi più che fare ricerca voleva rinnovare l'agricoltura

La chiesa dell’attuale sede dell’istituto Configliachi, di via Sette Martiri 33, ospita le spoglie del fondatore. Ma si tratta di una sepoltura recente.

Incredibilmente, dopo la morte di questo personaggio nessuno ne scrisse l’elogio funebre, le sue carte e gli effetti personali vennero dispersi, le spoglie dimenticate. Ritrovate solo successivamente, vennero ricoverate presso una cappella privata e infine opportunamente collocate nella sede attuale.

Forse è giunto il momento di riconoscere analoga onorabilità anche alla sua memoria, riesaminando il suo profilo di accademico, filantropo e abate, rivedendo l’accusa di antipatriottismo, l’origine dell’istituto da lui voluto, la sua figura e l’opera.

Cominciamo dal profilo accademico. Luigi Configliachi era nato a Milano nel 1787. Barnabita, ebbe nel 1819 la cattedra di economia rurale e storia naturale generale all’università di Padova. Un decennio più tardi, nel 1829, fu nominato direttore dell’Orto agrario padovano fondato alla fine del Settecento dal veronese Pietro Arduino già “giardiniere” dell’orto botanico padovano. Il Configliachi impresse all’orto un forte impulso didattico, tralasciando l’indirizzo di ricerca in favore di una più attenta ricaduta sul territorio veneto dei progressi che si stavano diffondendo in altre nazioni europee. Non bisogna dimenticare che proprio la cattedra di agraria era stata voluta dalla Serenissima per favorire la ripresa dell’agricoltura locale, falcidiata dalle malattie dei gelsi e degli animali.Proprio i gelsi sono oggetto della Dissertazione sull’agricoltura padovana del Configliachi, il quale lamenta che le piante vengono «con crudelissimi tagli saccheggiate peggio che da barbari».

Al Configliachi accademico divulgatore dei saperi europei si affianca il filantropo, che approfitta del suo primo biennio come rettore dell’ateneo, negli anni 1836-37 (il secondo cadrà negli anni 1850-52), per trovare i consensi all’attuazione di una scuola per ciechi capace di dare agli stessi gli strumenti «procurarsi onorato sostentamento». Nel 1853 ottenne inoltre il passaggio dell’ente da privato a pubblico, per le agevolazioni finanziarie che questo comportava. Una tradizione consolidata e tuttora ribadita dall’istituto ma non rispondente al vero, afferma che si trattò del primo istituto per i ciechi fondato in Italia; il primato spetta invece all’Istituto dei santi Giuseppe e Lucia di Napoli fondato nel 1818, vent’anni esatti prima dell’omologo padovano. L’equivoco si può forse spiegare perché sembra che il Configliachi non fosse in alcun rapporto con l’istituto napoletano, ma direttamente con il primo istituto per ciechi del mondo, sorto a Parigi nel 18° secolo, fondato da Valentine Haüy. Il nostro conosceva infatti e stimava quanto meno l’operato scientifico del fratello di Valentine, René-Just Haüy, fondatore della cristallografia e del quale redasse uno scritto alla memoria e tradusse in italiano il Trattato dei caratteri fisici delle pietre preziose. 

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